La Cina punta a una crescita del 5%, ma sarà dura
Il governo ha fissato gli obiettivi del 2025. Per sostenere il Pil, il deficit pubblico salirà al 4%, massimo degli ultimi 15 anni. Mentre i dazi di Trump freneranno l’export, i consumi interni languono. Aumenta il budget per le spese militari (+7,2%) e le Borse cinesi corrono

Il governo cinese ha fissato l'obiettivo di crescita del Pil per il 2025 a “circa il 5%” e ha definito le misure di stimolo per rilanciare l'economia in un contesto di crescenti tensioni commerciali con gli Stati Uniti. Fra i dazi di Trump che freneranno le esportazioni e i consumi interni che restano flebili, l’obiettivo di crescita indicato appare decisamente impegnativo.
Il premier Li Qiang ha annunciato l'obiettivo mercoledì 5 marzo presentando la relazione annuale del governo all’apertura del Congresso Nazionale del Popolo, l’assemblea legislativa della Repubblica Popolare Cinese che conta quasi 3.000 deputati, che si riuniscono ogni anno nel mese di marzo. Iniziata martedì, l’assemblea di quest’anno concluderà i lavori l’11 marzo.
Nel piano di crescita il governo di Pechino ha alzato l'obiettivo di deficit del bilancio dello Stato a “circa il 4%” del Pil, in netta crescita dal 3% dell’anno scorso. Per la Cina il 4% rappresenta il livello più alto di deficit pubblico dal 2010. Negli ultimi 15 anni il deficit più ampio era stato il 3,6% del 2020.
STORIA DEL PIL CINESE, FRA OBIETTIVI E RISULTATI
(Grafico tratto da Bloomberg)
Un capitolo importante del piano è dedicata alle spese per la difesa che nel 2025 cresceranno del 7,2%, lo stesso tasso di crescita dei due anni precedenti, nel tentativo di “salvaguardare fermamente” la sicurezza nazionale. Il budget cinese per la difesa nazionale sale così a 1,78 trilioni di yuan (245 miliardi di dollari).
La Cina è il secondo Paese al mondo per spesa militare, dopo gli Stati Uniti, che hanno fissato il budget militare per il 2025 a 850 miliardi di dollari.
L'Unione Europea ha annunciato martedì che potrebbe mobilitare fino a 800 miliardi di euro per sostenere l'Ucraina. La mossa ha fatto seguito alle notizie secondo cui gli Stati Uniti avrebbero sospeso bruscamente gli aiuti militari all'Ucraina.
Per sostenere l’obiettivo di crescita economica del 5%, il piano del governo prevede che nel 2025 saranno emesse obbligazioni speciali del Tesoro a lunghissimo termine per un ammontare pari a 1,3 trilioni di yuan (179 miliardi di dollari), 300 miliardi di yuan in più rispetto al 2024. Altri 500 miliardi di yuan (68,8 miliardi di dollari) di obbligazioni speciali del Tesoro saranno emessi per sostenere le grandi banche commerciali statali.
Il rapporto del governo riconosce implicitamente che l’economia cinese deve affrontare un problema di debolezza della domanda interna, resa evidente dal calo dell’inflazione. Pechino ha rivisto al ribasso il suo obiettivo di inflazione annuale a “circa il 2%” (il più basso da oltre 20 anni) dal 3% o più degli anni precedenti. Il nuovo obiettivo d'inflazione sembra più un auspicio che un target da raggiungere. Negli ultimi due anni i prezzi al consumo sono aumentati solo dello 0,2%, mentre i prezzi alla produzione sono diminuiti.
In un incontro con la stampa, Chen Changsheng, membro del team di redazione del rapporto del governo, ha riconosciuto che se i prezzi sono troppo bassi, è difficile incentivare le imprese a investire e aumentare il reddito dei consumatori.
L’economista ha osservato che il rapporto di lavoro richiedeva quattro compiti per affrontare la depressione dei prezzi: espandere il sostegno fiscale, lavorare per aumentare i consumi, usare la regolamentazione per prevenire le guerre dei prezzi e fare uno sforzo maggiore per stabilizzare i prezzi degli immobili.
Fra gli obiettivi economici per il 2025 c’è quello di mantenere il tasso di disoccupazione urbana, che lo scorso anno era del 5,1%, intorno al 5,5% e di aggiungere più di 12 milioni di posti di lavoro nelle aree urbane.
La riunione di quest’anno del Congresso del Popolo è iniziata mentre a Washington il presidente Trump annunciava nuovi dazi sulle merci cinesi, ovvero dazi aggiuntivi del 20% rispetto a quelli già in essere. Pechino ha risposto martedì con ulteriori dazi fino al 15% su alcune merci statunitensi e con restrizioni alle esportazioni verso 15 aziende statunitensi.
L'aumento dei dazi statunitensi peserà sulle esportazioni cinesi, punto di forza di un'economia alle prese con una domanda interna poco brillante. La seconda economia mondiale è cresciuta del 5% nel 2024, ma i consumi interni (vendite al dettaglio) sono saliti solo del 3,4% dal 7,1% del 2023. Inoltre, l’anno scorso è stato segnato da un calo del 10,6% degli investimenti nel settore immobiliare.
Negli ultimi mesi gli investitori hanno seguito con attenzione gli sforzi di Pechino per affrontare il rallentamento economico del Paese, dopo che un inatteso impegno di sostegno a settembre aveva provocato un rally azionario. Il mercato azionario cinese è tornato a salire dopo che il mese scorso il presidente Xi Jinping ha tenuto un raro incontro con gli imprenditori, tra cui Jack Ma di Alibaba e Liang Wenfeng di DeepSeek, la startup di intelligenza artificiale.
Negli ultimi sei mesi l’indice CSI 300 delle Borse di Shanghai e Shenzhen è salito del 20%, con un rialzo del 2,1% dall’inizio dell’anno. Decisamente più brillante la performance dell’Hang Seng, l’indice di Hong Kong dove sono quotate le azioni delle principali società cinesi acquistabili da investitori internazionali. Dal 1° gennaio l’Hang Seng è salito del 20% e negli ultimi sei mesi del 35%.