Asset allocation: titoli dividend grower e infrastrutturali per affrontare i dazi
I dazi annunciati da Trump in occasione del Liberation Day hanno scosso profondamente i mercati finanziari globali. La situazione rimane estremamente mutevole, con gli investitori che cercano di metabolizzare la portata storica dei dazi e i responsabili politici di tutto il mondo che si preparano a rispondere nei prossimi giorni, settimane e mesi. “Secondo le... Leggi tutto

I dazi annunciati da Trump in occasione del Liberation Day hanno scosso profondamente i mercati finanziari globali. La situazione rimane estremamente mutevole, con gli investitori che cercano di metabolizzare la portata storica dei dazi e i responsabili politici di tutto il mondo che si preparano a rispondere nei prossimi giorni, settimane e mesi.
“Secondo le nostre stime – afferma Saira Malik, Head of Equity and Fixed Income, Chief Investment Officer di Nuveen – con questi aumenti, l’impatto complessivo dei dazi sulla crescita economica degli Stati Uniti dall’inizio dell’anno è pari al -1,7%. E prevediamo che quest’anno i dazi aggiungeranno il +2% all’indice PCE core, il barometro dell’inflazione preferito dalla Fed (secondo i dati di febbraio, gli ultimi disponibili, il tasso annualizzato core PCE era del 2,8%)”.
Per quanto riguarda i tassi di interesse, a detta di Malik, le prospettive indicano ora ulteriori tagli da parte della Fed (per un totale di 6-7 tagli nel biennio 2025-2026, contro i 4 della nostra stima precedente), e un rendimento più basso dei Treasury USA a 10 anni entro la fine dell’anno (4% contro il precedente 4,5%).
“A livello globale, prevediamo una crescita economica più lenta, ulteriori tagli dei tassi da parte della Banca Centrale Europea e della Banca del Canada e dazi di ritorsione contro gli Stati Uniti”, sostiene poi l’esperta di Nuveen.
Tutto questo cosa comporta per l’economia e l’inflazione?
“Stimiamo che l’impatto collettivo di tutti i dazi annunciati dall’inizio dell’anno sarà negativo per la crescita del PIL reale degli Stati Uniti, per un valore pari a -1,7%. E per quanto riguarda l’inflazione, stimiamo che a causa dei dazi l’indice PCE core crescerà del 2,0% nel 2025 (a febbraio, il dato più recente disponibile, era pari al 2,8%). La disoccupazione, nel frattempo, aumenterà probabilmente dello 0,6% in più di quanto sarebbe avvenuto senza i dazi”, afferma Malik.
Il tasso di disoccupazione di marzo, secondo gli ultimi dati sui salari del settore non agricolo della scorsa settimana, è leggermente aumentato al 4,2%. “La crescita dell’occupazione, almeno a marzo, ha superato le stime, ma il rapporto non ha distratto il mercato dalle notizie sui dazi – fa notare Malik – e queste previsioni inoltre non riflettono le incognite attuali, come i dazi di ritorsione o altre azioni dei partner commerciali, oppure l’impatto di un’ulteriore decelerazione economica degli Stati Uniti guidata dalla continua incertezza”.
E per la Fed e i mercati?
“Poiché i dazi annunciati finora sono più elevati di quanto previsto – continua l’esperta di Nuveen – riteniamo che il rischio tenda ora verso ulteriori tagli dei tassi entro la fine dell’anno. Il focus del dibattito su ulteriori tagli, tuttavia, si è spostato dall’inflazione alla decelerazione della crescita. In particolare, la nostra guidance ponderata per la probabilità è aumentata da un totale di quattro tagli della Fed nel 2025 e 2026 a 6,6 tagli, mentre la nostra valutazione del fair value per il rendimento del Treasury USA a 10 anni è scesa dal 4,5% al 4%”.
“Tra le asset class, le azioni con un profilo più difensivo – che in un contesto come quello attuale sono quelle con meno entrate legate al commercio globale – potrebbero resistere meglio alla tempesta dei dazi rispetto ad altre aree del mercato. Le società dividend grower dovrebbero continuare a beneficiare della flessibilità del capitale e della solidità dei bilanci per contribuire a mitigare le pressioni sui costi. Anche le società di infrastrutture sembrano resilienti, poiché i loro ricavi provengono da contratti a lungo termine o concessioni che utilizzano i loro asset materiali per fornire servizi essenziali per i quali la domanda è generalmente stabile anche in contesti economici difficili”, sostiene inoltre Malik.
Anche i mercati privati, compresi quelli del credito, il settore immobiliare e il debito e l’equity infrastrutturali, tendono a essere più isolati dalla volatilità macroeconomica.
“Sebbene i potenziali risvolti per il reddito fisso siano molteplici, riteniamo che la duration continuerà a essere uno strumento di diversificazione efficace rispetto alle azioni in questo mercato, offrendo opportunità per trarre vantaggio da rendimenti storicamente elevati”, conclude Malik.