Ancora bombe su Gaza. Attaccato un ospedale: "Raggiunti i 50mila morti"
Tra le vittime di ieri anche Ismail Barhoum, ritenuto il nuovo premier della Striscia. E a Tel Aviv e Gerusalemme non si ferma la protesta contro il governo Netanyahu. .

di Aldo Baquis
Lunghe file di palestinesi in movimento, sospinti dall’esercito israeliano fuori dal rione Tel Sultan di Rafah, al confine con l’Egitto. Le donne con materassi ripiegati sulla testa, povere masserizie caricate sugli asini, i bambini con occhi sbarrati mentre nelle immagini diffuse ieri da siti palestinesi si vedono anche carri armati che tornano ad avanzare di alcuni chilometri: alle estremità sud e nord della Striscia, a Jabalya e lungo l’Asse Netzarim. Una divisione che era stata impegnata al confine col Libano sta puntando verso Gaza.
Se Hamas non cederà alle pressioni sugli ostaggi e sulla tregua, Israele potrebbe lanciare una vasta operazione che secondo la stampa sarebbe seguita dalla istituzione di un governo militare permanente in gran parte della Striscia. Ieri il ministro della difesa Israel Katz ha annunciato la composizione di una ‘Autorità’ incaricata di "facilitare la uscita volontaria degli abitanti di Gaza, sulla base del diritto israeliano e del diritto internazionale, in sintonia con la visione del presidente Trump". Quella ‘Autorità’ dovrebbe provvedere agli aspetti logistici della "uscita volontaria verso Paesi terzi". L’esercito stima, secondo il quotidiano Haaretz, che un quarto dei 2,3 milioni di palestinesi di Gaza sarebbero interessati a lasciare almeno temporaneamente la Striscia. Intanto l’aviazione torna a colpire esponenti politici di Hamas. In un attendamento di Rafah è stato ucciso Sallah Bardawil, membro dell’ufficio politico, mentre secondo fonti locali al secondo piano dell’ospedale Nasser di Khan Yunis un ‘drone suicida’ israeliano è esploso dentro l’ufficio del dottor Yussef Abu Rish, un dirigente del ministero della sanità di Hamas. Sempre Hamas ha confermato che Ismail Barhoum, membro dell’ufficio politico del gruppo e considerato da Israele nuovo premier di Gaza, è stato "assassinato in un attacco all’ospedale Nasser mentre riceveva cure".
L’agenzia di stampa Wafa ha riferito che dall’inizio della guerra il numero dei palestinesi uccisi ha superato la cifra di 50mila. L’agenzia non precisa quanti di loro fossero combattenti di Hamas o della Jihad islamica, ma rileva che "la maggioranza erano donne e bambini". La cessazione immediata della guerra – anche per ottenere la liberazione dei 59 ostaggi nelle mani di Hamas - è stata invocata da decine di migliaia di dimostranti confluiti a Gerusalemme a ridosso dell’ufficio del primo ministro mentre il governo era convocato per votare la sfiducia alla procuratrice Gali Baharav-Miara. Si tratta della seconda figura istituzionale di primo piano di cui in questi giorni il governo Netanyahu ha deciso di sbarazzarsi, dopo il licenziamento del capo dello Shin Bet Ronen Bar.
La necessità di questi provvedimenti – per il momento bloccati dalla Corte Suprema – è stata spiegata dallo stesso Netanyahu che ha denunciato trame ordite a suo detrimento da un ‘Deep State’ di funzionari pubblici "orientati a sinistra". In una lettera ai ministri, Baharav-Miara ha replicato che il governo "vuole sentirsi al di sopra della legge". Perfino il figlio dell’ideologo storico del Likud Menachem Begin ha denunciato ieri su Facebook la linea politica di Netanyahu. "Questo governo – ha scritto – punta a un regime nuovo e pericoloso che non sappiamo come chiamare, ma che non è più democrazia". Per la sorte di Bar la battaglia passa alla Corte Suprema. Netanyahu ha già anticipato che non si sentirebbe vincolato da una sentenza sfavorevole. In quel caso Israele potrebbe essere allora paralizzato da un sciopero generale.