AAA Crediti cedonsi
Tempi di pagamento sempre più lunghi e qualità del credito (con il tasto dolente dell’esposizione verso la pubblica amministrazione) rendono la riscossione delle fatture davvero complessa. Per fortuna esiste il factoring... L'articolo AAA Crediti cedonsi proviene da Economy Magazine.

Tiene il factoring nel 2024 ma aumenta il tempo medio di pagamento. Secondo i dati definitivi elaborati da CrediFact, l’Osservatorio credito commerciale e factoring promosso da Assifact, l’associazione che riunisce gli operatori del settore, il volume d’affari cumulativo del mercato italiano del factoring nell’intero anno si mantiene sui volumi già elevati del 2023 e arriva a sfiorare i 289 miliardi di euro. Al netto degli acquisti di crediti fiscali derivanti da bonus edilizi, la crescita è dell’1% rispetto all’anno precedente. Le operazioni di supply chain finance, che rappresentano 28,03 miliardi di euro del turnover cumulativo, fanno segnare un incremento dello 0.89% sul 2023. Al 31 dicembre 2024 lo stock degli anticipi e i corrispettivi pagati, pari a 59,15 miliardi di euro, risulta in aumento di oltre un miliardo di euro rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’incremento del volume d’affari del factoring sembra rispondere all’esigenza da parte delle imprese di far fronte all’aumento progressivo dei tempi di pagamento: il tempo medio per saldare i crediti commerciali è di 84,43 giorni secondo l’ultimo report CrediFact sulla base dei dati registrati a settembre 2024. Secondo le stime contenute nel report, effettuate sulla base delle informazioni raccolte dagli associati Assifact, a fronte di un significativo miglioramento della Pubblica Amministrazione (137 giorni medi, 4,26 giorni in meno rispetto a giugno 2024 e 8,05 rispetto a settembre 2023), il settore privato rallenta: il tempo medio di pagamento risulta infatti di 80,5 giorni, 1,56 giorni più di settembre 2023 e 5 giorni in più rispetto a due anni fa.
Qualità del credito: il tasto dolente dell’esposizione verso la PA
La qualità del credito, con riferimento alle esposizioni lorde verso imprese private, risulta molto elevata con i crediti deteriorati che ammontano solo al 2% del totale. Si conferma invece il tasto dolente dell’esposizione alla pubblica amministrazione. I crediti commerciali ceduti dalle imprese e acquistati dalle società di factoring nel 2024 verso la PA sono pari a 21,69 miliardi di euro (in crescita del 4,54% a/a). A dicembre 2024, i crediti in essere ammontano a 7,78 miliardi di euro, di cui 2,9 miliardi risultano scaduti in relazione ai tempi di pagamento notoriamente lunghi degli Enti Pubblici. Entrando nel dettaglio, la normativa conseguente all’applicazione della definizione di default della European Banking Authority, con particolare riguardo al calcolo delle esposizioni scadute da oltre 90 giorni, fa emergere i tempi di pagamento, notoriamente lunghi, del settore pubblico e comporta quindi un livello di incidenza dei crediti deteriorati vantati verso la PA decisamente più elevato (superiore al 21%) rispetto al caso delle esposizioni nei confronti di imprese private (pari al 2%) e non coerente rispetto all’effettivo rischio sottostante. La definizione europea di default prevede alcune eccezioni per la PA (come la possibilità di non includere nel calcolo della soglia di materialità le fatture scadute da meno di 180 giorni e di sospendere il conteggio in presenza di restrizioni legali, ndr ) ma queste non riescono a coprire tutte le complessità dei processi amministrativi italiani, portando di fatto a una classificazione sproporzionata dei crediti commerciali acquistati verso la PA come deteriorati (i cosiddetti NPE, Non Performing Exposure) rispetto alle esposizioni verso le controparti private. La quota di NPE verso tali soggetti è elevata e tale da influenzare il valore complessivo di mercato nonostante la quota contenuta di tali esposizioni sul totale del mercato del factoring. Tale discrepanza è dovuta tuttavia più alla rigidità normativa e ai lunghi tempi amministrativi che caratterizzano gli enti pubblici che a un reale incremento del rischio di credito.
Le previsioni si mantengono positive
Nell’ultimo trimestre 2024 si registra un rallentamento nel tasso di crescita del turnover rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: tale tendenza, tuttavia, è in linea con la persistente debolezza dell’indice della produzione industriale. Per il primo trimestre 2025 gli operatori si attendono invece una chiusura in aumento in termini di turnover rispetto allo stesso periodo dell’anno 2024, pari al +2,19%. Per l’anno 2025, nel complesso, gli operatori ritengono probabile uno sviluppo positivo (+3,03%), nonostante si registri un lieve rallentamento nel tasso di crescita atteso a fine anno.
Largo al factoring internazionale
Cresce anche il factoring internazionale: nel 2024 il turnover ha raggiunto quasi 73 miliardi di euro, con un incremento del 14% sul corrispondente periodo del 2023. Oltre il 91% di questi volumi deriva dall’export factoring, a conferma che il supporto alle esportazioni delle imprese italiane resta prevalente. Al 31 dicembre 2024 la quota del factoring internazionale è pari al 25% circa del turnover complessivo del mercato del factoring. Per mettere a fuoco il ruolo fondamentale del factoring internazionale nell’economia italiana e incrementare la conoscenza dello strumento, Assifact ha avviato un progetto di ricerca. «L’internazionalizzazione rappresenta una delle sfide principali per le imprese in un’economia globalizzata. Uno dei rischi più significativi che l’impresa incontra operando in una dimensione internazionale – sottolinea Alessandro Carretta, segretario generale di Assifact – è il rischio di credito commerciale, cioè il rischio che la controparte estera non adempia ai propri obblighi di pagamento. Tale rischio è amplificato dall’assenza di familiarità con le normative, le pratiche e le condizioni economiche dei mercati esteri, nonché dalle inevitabili asimmetrie informative sull’affidabilità della controparte estera. Per risolvere questi problemi il factoring internazionale svolge un ruolo di rilievo e rappresenta quindi uno strumento ideale per il supporto alle esportazioni».
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