A Torino l’intelligenza artificiale entra nel mondo dei trapianti d’organo
Per la prima volta in Italia l’intelligenza artificiale entra nel mondo dei trapianti d’organo: il Politecnico di Torino ha avviato un pioneristico progetto o di ricerca che punta a sviluppare entro tre anni uno strumento “AI-based” in grado di velocizzare il matching donatore-ricevente, di ottimizzare la conservazione degli organi e di guidare la formazione del […] L'articolo A Torino l’intelligenza artificiale entra nel mondo dei trapianti d’organo proviene da Economy Magazine.

Per la prima volta in Italia l’intelligenza artificiale entra nel mondo dei trapianti d’organo: il Politecnico di Torino ha avviato un pioneristico progetto o di ricerca che punta a sviluppare entro tre anni uno strumento “AI-based” in grado di velocizzare il matching donatore-ricevente, di ottimizzare la conservazione degli organi e di guidare la formazione del personale specializzato. La ricerca – promossa dalla Fondazione DOT e sviluppato in collaborazione con la Città della Salute – ha quindi l’obiettivo di realizzare una soluzione concreta e operativa di supporto ai medici e ai diversi operatori lungo l’intero processo del trapianto e fino alla gestione post operatoria.
“La trapiantologia è chiamata oggi a gestire tecnologie sempre più complesse e decisioni sempre più delicate – ha spiegato Mauro Rinaldi, presidente della Fondazione DOT nel corso della presentazione della ricerca in occasione della Giornata Nazionale della Donazione – L’intelligenza artificiale sarà, in un futuro non lontano, l’applicazione chiave per ottimizzare l’uso delle risorse limitate che abbiamo, ovvero gli organi donati. Per ogni ricevente c’è un donatore ideale, e viceversa. La capacità di individuare questo incastro nel modo più preciso possibile può decidere l’80-90% del successo di un trapianto”.
“Gemelli digitali” di organi e tessuti per prevedere i risutati di scelte complesse
Il cuore della ricerca è affidato a un team multidisciplinare guidato dalla professoressa Cristina Bignardi e che vede coinvolti Marco Deriu, docente di Bioingegneria e tutor del progetto, e la ricercatrice Alexandra Tsipourakis. “Vogliamo integrare il potenziale dell’intelligenza artificiale per aiutare i medici a prendere decisioni più informate, ridurre gli errori e ottimizzare tutti i processi, dal pre al post-trapianto – ha spiegato Tsipourakis – Il nostro obiettivo è imparare dai dati e costruire strumenti in grado di restituire probabilità, scenari e simulazioni cliniche che oggi non sono visibili a occhio nudo”.
Il progetto prevede lo sviluppo di “gemelli digitali” degli organi, ovvero modelli virtuali che consentono di simulare comportamenti e prevedere risultati, e sistemi di supporto al decision-making per valutare la compatibilità tra donatore e ricevente in modo rapido e accurato. “L’idea è quella di aggiungere alla straordinaria esperienza dei medici uno strumento che li aiuti ad affrontare scelte complesse e decidere con più consapevolezza e in modo più informato – ha aggiunto spiega Deriu – Ogni trapianto è frutto di una serie di scelte complesse, e l’intelligenza artificiale può farci scegliere meglio. Non sostituisce la conoscenza e la competenza del clinico, ma può dare valore a informazioni nascoste nei dati”.
Applicazioni AI-based in ambito medico sempre più diffuse e srategiche
L’AI oggi è già utilizzata in diversi ambiti medici: radiologia, oncologia, cardiologia e in alcuni settori della chirurgia robotica e gran parte del mondo medico-scientifico guarda con grande interesse e attesa agli ulteriori sviluppi applicativi che questa tecnologia lascia intravedere. “L’intelligenza artificiale è il nostro migliore assistente possibile – ha affermato Gaetano De Ferrari, direttore della Cardiologia dell’AOU Città della Salute – Ogni medico avrà presto al suo fianco un sistema capace di elaborare big data e supportare le decisioni cliniche. Il punto è creare reti di dati validate, garantire la qualità degli algoritmi e investire in formazione, ma in Italia siamo ancora indietro su questo”.
Criticità etiche, politiche e strutturali da affrontare in un quadro normativo certo
Sottese allo sviluppo tecnologico restano comunque le criticità di carattere etico e anche politico. “L’intelligenza artificiale è una tecnologia, non una minaccia in sé – ha sottolineato Guido Boella, docente di Informatica e vice Rettore all’Università di Torino – La vera sfida è politica: bisogna capire se verrà usata per affiancare le competenze umane o per sostituirle, se i vantaggi saranno redistribuiti o concentrati. E poi c’è il tema dei bias: oggi gli algoritmi sono allenati su dati non rappresentativi della popolazione globale. Questo significa che potrebbero funzionare meglio su alcune fasce e peggio su altre.”
Nel contesto europeo, l’AI Act apre la strada a strumenti come le “AI Sandbox”, ambienti protetti dove sperimentare soluzioni avanzate in deroga alle normative standard, sempre nel rispetto dei principi etici e giuridici. L’Università, sottolinea Boella, può giocare un ruolo importante nella sensibilizzazione pubblica e nella costruzione di una cultura critica attorno a questi temi.
Il progetto promosso dalla Fondazione DOT si inserisce in questo scenario come esempio virtuoso di collaborazione tra scienza, sanità pubblica e tecnologia, con Torino che si conferma capitale nazionale dei trapianti. Proprio nel 2024, l’AOU Città della Salute ha raggiunto lo storico traguardo dei 10.000 trapianti eseguiti. Torino quindi come “cattedrale” della trapiantologia – è la definizione di Rinaldi – dove oggi si costruisce anche il futuro dell’AI applicata alla medicina. “Abbiamo qui le competenze, le strutture, la visione – ha detto Rinaldi – Questo è il luogo giusto per affrontare una sfida che non è solo scientifica, ma profondamente umana.”
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