31.000 posti di lavoro creati dal mining di Bitcoin negli USA

Uno studio rivela che l'impatto positivo del settore va ben al di là della semplice generazione di ricchezza estraendo BTC.

Feb 17, 2025 - 09:27
 0
31.000 posti di lavoro creati dal mining di Bitcoin negli USA
bitcoin mining lavoro

Secondo un recente studio di Perryman Group, fino ad oggi l’industria del mining di Bitcoin negli USA avrebbe creato direttamente o indirettamente più di 31.000 posti di lavoro.

Lo studio sottolinea che il mining di Bitcoin rimane una funzione primaria per la maggior parte dei maggiori partecipanti al mercato, e le imprese che se ne occupano fungono da importanti datori di lavoro e da contribuenti nelle loro comunità locali, che sono spesso relativamente piccole e rurali, fornendo anche benefici periferici alle aree in cui operano. 

Inoltre supportano il settore dei servizi di pubblica utilità.

Il report sui posti di lavoro nel campo del Bitcoin mining

Il report di Perryman Group si intitola proprio “I vantaggi economici del mining di Bitcoin per gli USA e gli Stati principali”.

È stato realizzato da Perryman Group, ed è stato pubblicato da alcune organizzazioni per la blockchain, come Texas Blockchain Council e The Digital Chamber. 

Si concentra in particolare su 12 Stati USA che rappresentano la maggior parte delle attività di mining di Bitcoin nel Paese, e stima che, considerando gli effetti moltiplicatori, questo settore insieme alle attività di pubblica utilità correlate generano negli USA benefici economici totali per oltre 4,1 miliardi di dollari di prodotto lordo ogni anno, e più di 31.000 posti di lavoro. 

Il Texas è di gran lunga lo Stato che produce di più, da questo punti di vista, con benefici stimati in circa 1,7 miliardi di dollari di prodotto lordo e oltre 12.200 posti di lavoro (inclusi gli effetti moltiplicatori).

Altri stati leader sono la Georgia (316,8 milioni di prodotto lordo annuo e 2.300 posti di lavoro) e New York (225,9 milioni di prodotto lordo annuo e 1.600 posti di lavoro).

Il report inoltre evidenzia come gli effetti positivi dell’industria del mining di Bitcoin negli USA si estendono ben oltre i posti di lavoro e le operazioni in corso, perchè ad esempio può aiutare a stabilizzare le reti elettriche grazie alle proprie esigenze di energia flessibili. 

Oltre a ciò, le aziende che si occupano di mining investono anche nelle loro comunità locali, fornendo donazioni in denaro e sponsorizzando eventi ed iniziative comunitarie. Il report sottolinea come molte di queste aziende forniscono formazione sul posto di lavoro e danno priorità ad una forza lavoro diversificata.

Gli autori aggiungono: 

“Le aziende del settore sono impegnate nelle aree in cui hanno sede e a operare in modo ecologicamente responsabile. È probabile che il settore continuerà a crescere e a fungere da partner importante per la prosperità futura”.

Il mining di Bitcoin negli USA

Gli USA sono il singolo Paese al mondo con il maggior hashrate complessivo. 

Con più di 310 Eh/s detengono più del 37% di tutto l’hashrate mondiale, seguiti al secondo posto dalla Cina con il 21%. 

In altre parole un terzo di tutto l’hashrate del mondo per il mining di Bitcoin è concentrato negli USA. 

Inoltre lo studio rivela che il mining di Bitcoin è un settore in crescita con un impatto significativo sulle economie locali. 

Ormai gli Stati Uniti d’America stanno diventando uno dei Paesi più crypto-friendly al mondo, tanto che addirittura il presidente Trump ha annunciato di volere che la maggior parte dell’attività di mining di Bitcoin del mondo sia concentrata lì. 

Il fatto di poter disporre, in alcune zone, di fonti di energia a basso costo fa sì che gli USA siano il luogo ideale in cui avviare attività di mining di Bitcoin, soprattutto in Texas. Vi sono tuttavia degli Stati contrari, in genere o perchè non dispongono di grandi quantità di energia a basso costo, o per motivi ambientali. 

Va però ricordato che in gran parte l’energia consumata negli USA per il mining di Bitcoin è prodotta con fonti sostenibili. Non si può invece dire la stessa cosa degli altri maggiori competitor mondiali, in primis Cina e Kazakistan. 

Le fonti di energia

L’elevato consumo di energia elettrica del mining di Bitcoin è molto probabilmente il singolo maggior problema attuale per Bitcoin stesso. 

In realtà il protocollo Bitcoin non richiede che venga consumata molta energia, ma di fatto ne incentiva il massimo consumo conveniente, dato che premia chi utilizza maggior hashrate.

Tuttavia c’è molta differenza tra utilizzare fonti sostenibili, come fanno gran parte dei miner statunitensi, ed invece utilizzare carburanti fossili come fanno i miner cinesi o kazaki. 

Trump però ha dichiarato di voler allentare le norme restrittive nei confronti di chi utilizza combustibili fossili, ma ha anche dichiarato che useranno il nucleare.

In particolare è proprio sul nucleare che si sta sperimentando di più, soprattutto per i grandi data center che vengono utilizzati per l’intelligenza artificiale. 

Ad esempio, ad ottobre 2024 Google ha firmato un accordo con un’azienda di ingegneria nucleare, Kairos Power, per sviluppare un reattore nucleare su piccola scala per le sue operazioni AI. L’idea però è quella di rendere operativo il progetto solamente entro il 2030.

I reattori nucleari su piccola scala sono abbastanza piccoli da stare ad esempio su un classico camion a 18 ruote, e possono essere costruiti in loco all’interno di strutture specializzate. Grazie a questa tecnologia in futuro si potrebbe generare e consumare molta più energia elettrica di quanto si faccia ora.