Von der Leyen accelera sulla Difesa: pronto il piano per «riarmare l’Europa» di fronte a Trump e Putin
La Commissione presenterà domani, martedì 4 marzo, ai capi di Stato e di governo Ue una serie di opzioni per liberare centinaia di miliardi di euro d'investimenti: giovedì il summit dei leader L'articolo Von der Leyen accelera sulla Difesa: pronto il piano per «riarmare l’Europa» di fronte a Trump e Putin proviene da Open.

Ursula von der Leyen accelera sul piano per dare la scossa militare all’Ue. Già domani, martedì 4 marzo, ha annunciato stamattina parlando coi cronisti, presenterà ai capi di Stato e di governo europei un piano che ha ora un brand impossibile da fraintendere: “Rearm Europe“. Von der Leyen lo aveva anticipato parlando ieri sera da Londra al termine del summit per l’Ucraina: «Dobbiamo riarmare urgentemente l’Europa. Dobbiamo davvero intensificare in modo massiccio la produzione militare e gli investimenti». I governi europei – chi più chi meno – sentono come mai l’urgenza di farlo dopo che il disastroso incontro di venerdì alla Casa Bianca tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky ha reso palpabile la paura che gli Usa abbandonino oggi l’Ucraina, domani l’Europa. Dopo Londra, i capi di Stato e di governo Ue ne discuteranno giovedì nel Consiglio europeo straordinario convocato da Antonio Costa. Sul tavolo avranno davanti il piano messo a punto dalla Commissione von der Leyen, che dopo l’«accelerazione della Storia» impressa dall’Amministrazione Trump ha messo alla frusta i suoi e si prepara a rompere in un colpo solo molti tabù. I tecnici dell’esecutivo Ue sono infatti da mesi al lavoro sul Libro Bianco sulla Difesa. Il documento strategico è pressoché pronto, la presentazione fissata per metà mese, ma visti gli sconvolgimenti geopolitici, riferiscono fonti Ue a Open, viene tenuto «aperto» a possibili modifiche secondo gli input che i leader vorranno dare nel summit cruciale di giovedì.
March 2, 2025
Cambio d’epoca
«Abbiamo bisogno senza dubbio di un massiccio aumento della difesa senza. Vogliamo una pace duratura, ma questa può essere costruita solo sulla forza. E la forza inizia con il rafforzamento di noi stessi. Questo è lo scopo del piano che presenterò agli stati membri domani: “Rearm Europe”», ha detto oggi von der Leyen. Come? Stando alle anticipazioni della vigilia, il piatto forte del piano sarà la «liberazione» di risorse europee per centinaia di miliardi da investire nella produzione militare europea o per l’acquisto di materiale bellico. Le cifre saranno oggetto di dibattito cambiamenti, ma l’ordine di grandezza è definito, anche per dare l’idea in modo chiaro di una risposta adeguata Ue alla pressione degli Usa (e della Russia). Sarà un calcio in un colpo solo a due capisaldi storici dell’Ue degli ultimi decenni: il low profile nelle questioni di difesa (materia riservata agli Stati, e alla Nato) e il dogma della responsabilità fiscale. Per consentire ai governi – specie di quelli coi bilanci militari più magri come l’Italia – di fare il salto negli investimenti in difesa, sarà infatti messa nero su bianco la possibilità di scorporarli dai rigidi requisiti del Patto di stabilità. Nessun richiamo Ue per deficit o debito eccessivo in conseguenza di quegli investimenti, insomma. Von der Leyen aveva anticipato questa svolta già il mese scorso. Ma ha in serbo anche altro. Vuole generare – gliel’hanno chiesto a gran voce gli stessi leader Ue, a partire dal più attivo di tutti in queste ore, Emmanuel Macron – un vero e proprio fondo europeo con risorse “fresche” Ue. Da dover arriveranno? Le opzioni sul tavolo dei leader saranno molte.
Caccia alle risorse
Nelle ultime settimane, riferiscono fonti europee a Open, s’è infittita la «caccia» alle risorse liberabili per le necessità di difesa in ogni piega del bilancio Ue. Nella lettera di von der Leyen, dunque, si proporrà un “menù” di molte soluzioni possibili. L’una non escluderà l’altra, anche se non tutte piaceranno a tutti. La carta più ghiotta sarebbe rappresentata dalla possibilità di riutilizzare per la difesa le risorse non spese del Next Generation EU (alias Recovery Fund), il programma di ripresa post-pandemia che termina nel 2026. Si tratterebbe di circa 94 miliardi di euro. Altri denari comunitari non spesi potrebbero essere «prelevati» dai fondi strutturali, come anticipato già a fine 2024 dal Financial Times. Un’altra cinquantina di miliardi potrebbe poi arrivare dagli avanzi di cassa di quel che resta del Piano Juncker, nato anch’esso in origine per sostenere la competitività dell’Unione. E ancora, la Commissione inviterà i governi a far uso di istituzioni finanziarie ad hoc – quelle che già esistono ed altre. Dovrebbe piacere a molti se non a tutti l’idea di raccomandare un ruolo più proattivo nel settore della difesa per la Banca europea degli investimenti (Bei). Mentre più divisiva potrebbe rivelarsi quella di fare ricorso al Meccanismo europeo di stabilità (Mes). Infine, viene evocata nelle anticipazioni della vigilia anche l’idea di istituire ex novo una vera e propria «banca europea per il riarmo». Senza dimenticare gli oltre 200 miliardi di euro di fondi russi congelati in banche europee. Se finalmente i governi Ue dovessero decidersi ad appropriarsene, sarebbero con ogni probabilità utilizzati per sostenere le necessità belliche o di ricostruzione dell’Ucraina.
In copertina: La presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen tra alcuni dei principali leader europei al summit di Londra sull’Ucraina – 2 marzo 2025 (EPA/NEIL HALL/POOL)
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