“Un dramma per oltre 300 milioni di persone”: la lettera di 96 ong ai leader europei dopo lo smantellamento di Usaid
Le associazioni spiegano come da un giorno all'altro siano stati interrotti servizi essenziali. Terre des Hommes: sospesi progetti in Libano, Iraq e Colombia L'articolo “Un dramma per oltre 300 milioni di persone”: la lettera di 96 ong ai leader europei dopo lo smantellamento di Usaid proviene da Il Fatto Quotidiano.

Una lettera firmata da 96 ong e indirizzate ai leader dell’Unione Europea per chiedere di reagire alla decisione di Donald Trump, che ha congelato i fondi UsAid (United States Agency for International Development), la più grande macchina al mondo di assistenza allo sviluppo all’estero. Proprio ieri l’amministrazione Usa ha peraltro azzerato il 92% dei finanziamenti dell’ente destinati all’estero: i tagli a circa 10mila progetti consentiranno di risparmiare 60 miliardi di dollari, contribuendo così in modo sostanziale all’obiettivo di riduzione delle spese pubbliche del Dipartimento per l’Efficienza del governo.
“Quasi da un giorno all’altro – si legge nella lettera delle organizzazioni della rete Voice -, la distribuzione di vaccini e trattamenti nutrizionali si è fermata, cliniche e scuole hanno chiuso e l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari – tra altri servizi critici – è stato compromesso. Questo – precisano nella lettera – rappresenta un colpo drammatico per i 307,6 milioni di persone che si prevede necessiteranno di assistenza umanitaria e protezione urgente nel 2025″. Le conseguenze reali sono tante e drammatiche: “Ad esempio – si legge – con la sospensione degli aiuti statunitensi, 95 milioni di persone perderebbero l’accesso all’assistenza sanitaria di base e 23 milioni di bambini perderebbero l’accesso ai programmi educativi, aumentando i cicli di povertà“. A fronte dei tagli decisi dall’amministrazione Usa – che ha già congedato in massa i dipendenti americani e ne ha licenziati 1.600 – “molte ong locali, nazionali e di base, che costituiscono la spina dorsale delle risposte umanitarie, hanno già sospeso i programmi, licenziato il personale e molte rischiano la chiusura, compromettendo gravemente la loro capacità di rispondere ai bisogni urgenti delle comunità colpite”.
La richiesta ai leader Ue è di aumentare i finanziamenti umanitari che garantiscono l’accesso ai servizi di base alle comunità che stanno affrontando importanti crisi umanitarie, e che fino a poco fa erano sopportate dai progetti finanziati da Usaid. E “a lungo termine, chiediamo all’UE di assumere il ruolo di promotrice di un dialogo strategico globale per modellare un nuovo sistema umanitario fondato su principi, sostenibile e flessibile, che lavori con e per le comunità più vulnerabili e che si basi su una gamma diversificata di attori, tra cui nuovi donatori, il settore privato e un solido supporto dell’UE e degli Stati Membri. Le ampie ripercussioni delle decisioni di un singolo Stato dimostrano quanto il nostro mondo sia interconnesso. Questo è un appello a tutti gli attori politici dell’UE affinché si schierino a favore dell’umanità e guidino una nuova dinamica politica positiva che salvi vite e faccia una reale differenza per tutti, sia a casa che nel mondo intero”.
Tra le ong firmatarie c’è anche Terre des Hommes, che esplicita di avere già sospeso i progetti in Libano, Iraq e Colombia. Nello specifico: in Libano 3.700 bambini e bambine rifugiate palestinesi perderanno il supporto scolastico e 1.880 minori siriani e libanesi sfollati saranno privati dei servizi di protezione e supporto psicosociale. In Colombia 4.890 persone, di cui 2.197 bambini, “rischiano di non ricevere più i pasti offerti da Terre des Hommes e verranno interrotti i progetti di integrazione socioeconomica per i migranti venezuelani”. E in Iraq “5mila bambini sfollati interni, o recentemente rientrati nelle loro aree di origine, non avranno più accesso a protezione legale e supporto psicosociale”. Uno scenario devastante. Per l’associazione “la decisione degli Stati Uniti è senza precedenti per scala, forma e impatto, ed è parte di una tendenza preoccupante a lungo termine. Il divario tra i bisogni umanitari e i finanziamenti disponibili è più che triplicato, passando da 8,4 miliardi di dollari nel 2016 a 26 miliardi nel 2024 a causa di un massiccio aumento delle necessità e, più recentemente, di significativi tagli ai finanziamenti da parte di più donatori, inclusi gli Stati europei”. La decisione americana ha già colpito anche grandi agenzie Onu, come l’Unicef, che in una lettera inviata allo staff di Europa e Asia Centrale ha specificato di avere stipendi certi solo per pochi mesi, e ha dato precise indicazioni su tagli e congelamento di nuove posizioni.
Lo smantellamento di Usaid – Il quasi azzeramento degli aiuti – 10mila progetti tagliati per oltre 60 miliardi di euro di risparmi – si inserisce nella volontà del presidente di smantellare l’Usaid, come dimostrato anche dai licenziamenti di massa del suo personale. Agli ex dipendenti sono stati concessi solo 15 minuti per raccogliere i loro averi dalle scrivanie e lasciare l’edificio. Davanti alla sede decine di manifestanti hanno espresso la loro solidarietà ai lavoratori licenziati, ringraziandoli di quanto fatto per anni. “Stiamo eliminando notevoli sprechi causati da decenni di deriva istituzionale”, ha spiegato l’amministrazione Trump in una comunicazione interna, assicurando di essere al lavoro per un utilizzo “saggio dei soldi dei contribuenti“, così che vadano realmente a “promuovere gli interessi americani”. Musk e il presidente da settimane lamentano gli sprechi e gli abusi commessi dall’Usaid senza fornire però prove al riguardo. La loro azione è mossa da un unico obiettivo: quello di realizzare risparmi per almeno mille miliardi da usare per risanare i conti pubblici. La picconata di Trump e Musk si è abbattuta su circa 5.800 iniziative di Usaid e 4.100 del Dipartimento di Stato, lasciando intatti solo 500 progetti dell’agenzia di sviluppo e 2.700 del ministero guidato da Marco Rubio. L’annuncio della Casa Bianca sui tagli è arrivato mentre è in corso una dura battaglia legale, che ha visto il coinvolgimento anche della Corte Suprema. I saggi hanno infatti sospeso fino a venerdì alle 12 la decisione di un tribunale che obbligava l’amministrazione Trump a sbloccare entro la mezzanotte di mercoledì circa due miliardi di dollari di assistenza all’estero congelati dal governo. La partita resta così ancora aperta ma pochi ritengono che il presidente la perderà: la Corte Suprema a maggioranza repubblicana – è l’idea – gli regalerà un’altra vittoria dopo quella dell’immunità presidenziale, forte della quale sta conducendo la sua azione senza fermarsi di fronte a nulla.
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