Ucraina: gli Stati Uniti presentano il conto, l’Europa paga il prezzo

Mentre a Riad si consuma il destino dell’Ucraina nei negoziati tra Mosca e Washington, a Parigi e Monaco si assiste all’ennesima recita dell’impotenza europea. Una sfilata di dichiarazioni altisonanti, promesse […]

Feb 21, 2025 - 07:34
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Ucraina: gli Stati Uniti presentano il conto, l’Europa paga il prezzo

Mentre a Riad si consuma il destino dell’Ucraina nei negoziati tra Mosca e Washington, a Parigi e Monaco si assiste all’ennesima recita dell’impotenza europea. Una sfilata di dichiarazioni altisonanti, promesse di aiuti e garanzie di sicurezza che nessun governo del Vecchio Continente ha i mezzi (né l’intenzione) di mantenere. Sul palco il solito copione: l’Europa parla di “pace attraverso la forza” senza avere né la pace né la forza.

L’illusione europea e il realismo americano

L’Unione Europea, per bocca dei suoi leader, dichiara di voler continuare a sostenere l’Ucraina “fino alla vittoria” mentre gli Stati Uniti trattano la spartizione del paese con la Russia. Paradossale? Solo per chi non ha capito nulla della geopolitica degli ultimi tre anni.

Nel frattempo, Olaf Scholz, cancelliere in scadenza di validità, approva un nuovo pacchetto di aiuti militari per Kiev: droni, munizioni, missili, blindati. Il tutto a pochi giorni da un’elezione che lo vedrà probabilmente tornare all’opposizione. Una mossa che somiglia più a un gesto disperato per salvare la faccia che a un vero sostegno militare.

Ancora più surreale è la posizione della premier danese Mette Frederiksen, che tuona contro la Russia e invoca nuove forniture di armi per l’Ucraina, nonostante la Danimarca abbia ceduto a Kiev gran parte delle proprie riserve belliche e ora venga minacciata dagli Stati Uniti che la vogliono “convincere” a cedere la Groenlandia.

L’ipocrisia delle truppe europee in Ucraina

Tra le grandi idee avanzate dai leader europei c’è anche quella di inviare truppe in Ucraina per garantire la sicurezza del paese. Un’ipotesi talmente assurda che persino gli Stati Uniti hanno già fatto sapere che non parteciperanno e che, se qualcuno in Europa deciderà di farlo, sarà a proprio rischio e pericolo. Berlino chiede il sostegno americano, Londra si dice disponibile ma i generali britannici avvertono che non hanno abbastanza risorse, e Macron vorrebbe inviare contingenti francesi mentre i suoi stessi esperti militari calcolano che l’aeronautica francese potrebbe resistere tre giorni contro la Russia.

Un’Europa che non riesce a garantire la propria sicurezza interna, che da anni taglia la spesa militare, ora pretende di alzare la voce e minacciare Mosca con “garanzie di sicurezza”. Risultato? Mosca ha già fatto sapere che nessuna presenza NATO in Ucraina sarà accettata e che qualsiasi tentativo in questo senso porterà a una reazione diretta.

Le “riparazioni di guerra” agli Stati Uniti

Ma il vero colpo di scena è arrivato nelle ultime ore: mentre Zelensky protesta per l’esclusione dell’Ucraina dai negoziati tra Mosca e Washington, dagli Stati Uniti arriva la richiesta del conto. Un documento pubblicato dal Telegraph rivela che Kiev dovrà concedere agli americani l’accesso privilegiato alle proprie risorse naturali – giacimenti minerari, terre rare, gas e petrolio – per un valore di 500 miliardi di dollari. Traduzione: per ogni dollaro inviato a Kiev sotto forma di aiuti militari ed economici, ora gli Stati Uniti vogliono il rientro con gli interessi.

In pratica, l’Ucraina non solo esce sconfitta dal conflitto, ma si ritrova anche a dover pagare il prezzo della propria disfatta. Un’umiliazione che l’Europa stessa dovrà condividere, visto che Bruxelles sarà costretta a contribuire al fondo per la ricostruzione ucraina e a subire le pressioni di Trump per un aumento delle spese militari.

L’Europa fuori dai giochi

Il dado è tratto: la guerra in Ucraina si avvia alla conclusione, ma l’Europa non sarà tra i protagonisti della pace. Gli accordi si fanno altrove, tra Stati Uniti e Russia, mentre i leader europei si attardano in vertici inutili e dichiarazioni senza seguito.

Dopo tre anni di propaganda, in cui ci hanno raccontato che l’Ucraina avrebbe vinto, che Putin era alle corde, che la Russia sarebbe crollata sotto le sanzioni, la realtà si impone in tutta la sua durezza: gli americani si riprendono i loro investimenti, i russi consolidano i loro guadagni territoriali, e l’Europa resta con il conto da pagare.

Ma del resto, si sa: guai ai vinti.