Tutti i nodi economici e finanziari degli accordi tra Usa, Russia e Ucraina
Materiali critici, banche, fertilizzanti, prodotti agricoli e non solo. Ecco di che cosa si parla nelle intese separate in fieri degli Stati Uniti con Russia e Ucraina.

Materiali critici, banche, fertilizzanti, prodotti agricoli e non solo. Ecco di che cosa si parla nelle intese separate in fieri degli Stati Uniti con Russia e Ucraina
A seguito dei colloqui di lunedì, gli Stati Uniti hanno trovato intese separate sia con Russia sia con l’Ucraina per arrivare a un cessate il fuoco sul Mar Nero. Insieme a un’apparente pausa dagli attacchi contro le infrastrutture energetiche, è un altro piccolo passo verso una cessazione completa delle ostilità, nonostante Mosca abbia ancora tergiversato su un cessate il fuoco di 30 giorni. Durante i negoziati sono rientrate diverse questioni economiche, finanziarie e commerciali. E alcuni punti sono rimasti ambigui.
LA SICUREZZA DEL MAR NERO
Tra i cinque punti previsti c’è la pausa dagli attacchi nel mar Nero. La sicurezza marittima era diventata fondamentale all’inizio del conflitto, quando i russi avevano imposto un blocco navale, di fatto colpendo le esportazioni ucraine, specie di cereali. Ma ormai da tempo Kiev era riuscita a costringere il Cremlino a ritirare la sua flotta e farla ripiegare nel mar Nero orientale, infliggendo diverse perdite tra le imbarcazioni militari russe. E quindi le esportazioni ucraine erano riprese, raggiungendo i livelli pre-guerra. È il motivo per il quale ad oggi il cessate il fuoco sul mar Nero non sembra particolarmente decisivo, visto che – come ricorda Reuters – gli scontri e le battaglie sul mare di recente hanno rappresentato una piccola parte della guerra.
Kiev e Mosca hanno reagito diversamente. L’Ucraina, tramite il ministro della Difesa Rustem Umerov, ha messo le cose in chiaro, facendo sapere che qualsiasi movimento di navi militari russe che non sia nel mar Nero orientale sarà considerata una violazione dell’accordo e quindi valutata come una minaccia da cui difendersi. Dalla Russia invece sono piovute richieste su richieste prima di un’effettiva tregua marittima.
IL NODO DELLE SANZIONI SU FERTILIZZANTI E PRODOTTI AGRICOLI
Nel comunicato di Mosca e di Washington, infatti, si legge che per far sì che la sicurezza sul mar Nero venga preservata, gli Stati Uniti dovranno impegnarsi per “ripristinare l’accesso delle esportazioni russe di prodotti agricoli e di fertilizzanti nel mercato mondiale”. Come? La richiesta del Cremlino è di levare le restrizioni e le sanzioni internazionali poste sul commercio delle aziende russe che producono ed esportano cibo, specie i prodotti ittici e i fertilizzanti.
IL DIETROFRONT SU BANCHE E SISTEMA FINANZIARIO
La forzatura del Cremlino, subito dopo la diffusione dei resoconti americani dell’incontro avvenuto a Riad, in Arabia Saudita, è andata oltre. I russi hanno infatti elencato diverse condizioni prima di accettare la tregua marittima. In primis dovranno essere rimosse le sanzioni alla Rosselkhozbank, cioè la Banca russa per l’agricoltura, e ad altre organizzazioni finanziarie impegnate nel commercio internazionale.
Poi la richiesta è quella di revocare le restrizioni alla fornitura di macchinari agricoli alla Russia e quelle relative alla manutenzione delle navi russe nei porti, togliendo le sanzioni contro le navi russe che commerciano prodotti alimentari. Infine, l’ulteriore condizione russa è di far rientrare le proprie banche nel circuito di pagamento Swift. Ma per un via libera, potrebbe servire anche un accordo con i paesi europei.
Donald Trump, a domanda dei giornalisti sulla revoca delle sanzioni, ha detto che gli Stati Uniti stanno esaminando la questione, ma ha dovuto ammettere che la Russia potrebbe star prendendo tempo e non voglia arrivare a una vera pace. Mentre da Kiev, il presidente Volodymyr Zelensky ha accusato Mosca di manipolare a proprio vantaggio gli accordi, perché non erano previste tali condizioni per annunciare una tregua marittima. Il timore per Zelensky è che gli Usa possano accettare un allentamento delle sanzioni internazionali nei confronti della Russia prima di un accordo definitivo sul cessate il fuoco.
L’ACCORDO SUI MINERALI RARI TRA STATI UNITI E UCRAINA
Zelensky, comunque, si è dimostrato collaborativo, anche per provare a mettere in luce le ipocrisie e le maggiori richieste russe agli occhi degli Stati Uniti. Il presidente ucraino ha dichiarato ieri che da Washington è arrivata la proposta di un nuovo accordo sui minerali critici, dopo quello non firmato a seguito dello scontro nello Studio Ovale di fine febbraio. L’obiettivo degli Usa è di recuperare i miliardi di dollari spesi in aiuti all’Ucraina cercando di mettere le mani su minerali e terre rare di Kiev. Per la Casa Bianca solo con un coinvolgimento economico degli Stati Uniti ci sarebbero le garanzie di sicurezza affinché la Russia non attacchi di nuovo il paese.
Non è ancora chiaro cosa preveda la nuova proposta statunitense, che Zelensky ha descritto come un “ampio e totale accordo”. E dall’Ucraina temono che possa comprendere nuove ingenti richieste americane. Ma secondo le prime indiscrezioni non prevederebbe la ‘consegna’ delle centrali nucleari di Kiev a Washington.
CHE FINE FARÀ LA CENTRALE DI ZAPORIZHZHIA
Il tema delle centrali è fondamentale per Kiev. La scorsa settimana, dopo un colloquio telefonico tra Trump e Zelensky, il presidente Usa aveva riferito di aver discusso del controllo delle strutture energetiche di Kiev, mentre il leader ucraino si è subito affrettato a sottolineare come avessero parlato solo della centrale di Zaporizhzhia, attualmente sotto il controllo russo, e di potenziali investimenti americani sulla struttura.
L’impianto nel sud est dell’Ucraina rappresenta un nodo importante. Mosca ha dichiarato che ormai è una struttura russa, visto che fa parte di una delle quattro regioni annesse dalla Russia. In realtà, oltre al fatto che i referendum svolti due anni fa sono considerati illegittimi dalla comunità internazionale, il Cremlino non controlla neanche tutta la regione di Zaporizhzhia. Mosca non prende in considerazione il fatto di lasciare il controllo della centrale, né all’Ucraina né ad altri paesi, mentre Kiev ne chiede la restituzione. Trump, ovviamente, sarebbe ben felice di risolvere la querelle ricavando in qualche modo vantaggi economici o un ingresso più o meno diretto degli Usa nella centrale.