Troppi antibiotici, arriva l’app dell’Aifa con il semaforo che dice quando servono e quando no. Ma i medici sono scettici: “Riduttivo pensare che sia la soluzione all’antibioticoresistenza”
L’App si chiama Firstline e fornisce informazioni utili sul trattamento delle 10 più comuni infezioni tra adulti e bambini L'articolo Troppi antibiotici, arriva l’app dell’Aifa con il semaforo che dice quando servono e quando no. Ma i medici sono scettici: “Riduttivo pensare che sia la soluzione all’antibioticoresistenza” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Una app a semaforo per un uso più consapevole degli antibiotici. È questa l’ultima iniziativa della’Aifa – Agenzia Italiana del Farmaco – per favorire un uso più consapevole di questi farmaci e contrastare l’antibioticoresistenza che in Italia causa circa 12mila morti ogni anno. Come funziona? Per esempio, di fronte al paziente che soffre di bronchite scatta il semaforo rosso all’uso di qualsiasi antibiotico. Mentre nel caso di otite nei bambini spunta l’arancione per l’antimicrobico utilizzabile solo per casi gravi, piccoli immunocompromessi o di età inferiore ai due anni. Polmonite? Disco verde all’utilizzo di amoxicillina o doxiciclina.
L’App si chiama Firstline e fornisce informazioni utili sul trattamento delle 10 più comuni infezioni tra adulti e bambini, scaricabile gratuitamente dagli store ufficiali di Google e Apple, ma anche da questo sito per la versione web. Come si legge nel comunicato dell’Agenzia del farmaco, “Si tratta di uno strumento semplice e di agile consultazione, a disposizione dei medici, come supporto nella prescrizione antibiotica, ma consultabile anche dai cittadini. Con l’intento di scoraggiare l’uso ‘fai da te’ e la chiara avvertenza di non assumere mai gli antibiotici senza prima aver consultato il medico”.
Su dati dell’OMS
L’App raccoglie e rielabora le raccomandazioni fornite dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) nell’AWaRe Antibiotic Book sulla gestione delle infezioni più comuni nei bambini e negli adulti. L’Agenzia, in collaborazione con società scientifiche e sindacati medici, ne ha selezionato alcune nell’ambito dell’assistenza extra-ospedaliera, adattandole al contesto epidemiologico e alla disponibilità dei farmaci in Italia. Selezionando l’infezione da trattare, l’App fornisce per ciascuna delle 10 malattie i virus o i batteri che le causano, i sintomi più frequenti, gli esami diagnostici consigliati e le terapie farmacologiche più appropriate, antibiotiche e non. Tuttavia, ottolinea l’Agenzia, solo il medico può valutare caso per caso se prescrivere un antibiotico e quale farmaco sia più indicato, sulla base di una valutazione clinica complessiva che tenga conto di diversi fattori, tra cui una corretta diagnosi, l’anamnesi e le condizioni cliniche del paziente e le possibili interazioni con altri farmaci.
Tre colori per tre tipologie di antibiotici
Le terapie antibiotiche indicate nella App vengono suddivise in base alla classificazione AWaRe introdotta dall’OMS che individua tre categorie: Access, Watch e Reserve. Che significano?
Access, evidenziata in verde, comprende un tipo di antibiotici con uno spettro di attività ristretto e a basso rischio di provocare delle resistenze. Sono antibiotici da prescrivere nella maggior parte delle infezioni più frequenti, come quelle delle vie aeree superiori.
Watch, rappresentati in arancione e con spettro d’azione più ampio, sono raccomandati come opzioni di prima scelta solo per particolari condizioni cliniche.
Reserve, segnalata in rosso, è una categoria più ristretta di antibiotici che si utilizzano solo nelle infezioni multiresistenti.
Uno degli obiettivi dell’introduzione di questa App è incrementare la percentuale di antibiotici Access rispetto a quelli delle altre due classi perché premetterebbe in futuro agli antibiotici a nostra disposizione di essere efficaci contro le infezioni batteriche.
Di fatto, in base ai dati del 2023 relativi all’Italia, risulta ancora troppo basso il ricorso agli antibiotici Access (50,8%) rispetto alle raccomandazioni dell’OMS (60%) e agli obiettivi dell’Unione Europea per il 2030 (65%), a fronte di una media europea del 61,5%. È invece elevato il ricorso ai farmaci Reserve, con un’incidenza del 6,8% rispetto a una media europea del 5,4%. Quest’ultimo dato potrebbe essere dovuto a un uso inappropriato, ma anche alla maggior prevalenza di resistenze batteriche in Italia e quindi alla maggiore necessità di trattare infezioni multiresistenti rispetto ad altri Paesi europei.
I medici hanno però davvero bisogno di ricorrere a questa App? “A mio parere, non ne vedo tutta questa necessità – spiega al FattoQuotidiano.it il professor Carlo Signorelli, Ordinario di Igiene generale e applicata e Direttore della Scuola di specializzazione in Igiene e medicina preventiva dell’Università Vita-Salute San Raffaele -. La prescrizione di un antibiotico non si basa esclusivamente su diagnosi e analisi di laboratorio, ma anche su una serie di fattori che riguardano il tipo e l’età del paziente, oltre che su patologie concomitanti e pregresse infezioni. Per cui ricondurre tutto a un semaforo, mi sembra un po’ riduttivo”.
Da alcuni dati europei emerge anche che l’antibioticoresistenza è dovuta a un eccesso di prescrizioni mediche, forse allora uno strumento come questa App, che riequilibri questa tendenza, non è così superfluo? “Sono d’accordo, spesso i medici ricorrono a prescrizioni eccessive di antibiotici – continua l’esperto -. Tra i Paesi europei in Italia si continua ad assumere più antibiotici rispetto alle altre nazioni e quindi ci troviamo di fronte a una situazione obiettivamente complicata. Ma, ripeto, non credo che una App possa dare un contributo rilevante per correggere questa tendenza”. Anche perché la stessa diagnosi può non essere sicura: “Ecco perché in diversi casi sono necessari esami strumentali – aggiunge Signorelli -. Pensiamo alle diagnosi di bronchiti che in realtà possono rivelare, con successivi approfondimenti, la presenza di polmonite. In altre, parole molti quadri clinici sono legati a situazioni specifiche del paziente e difficilmente inquadrabili in una classificazione più generica come mi sembra indichi la App”.
È utile per i cittadini?
Da segnalare che la App Firstline è disponibile anche per i cittadini che possono così avere maggiore consapevolezza sul corretto uso di un antibiotico rispetto a un’altra tipologia. Ma anche in questi casi si potrebbe presentare “il rischio di autoprescrizioni – segnala l’esperto – o piuttosto di creare interferenza tra ciò che ha capito il paziente e quello che gli sta prescrivendo il suo medico. Anche perché, come accennato prima, in molti casi occorrono esami diagnostici di approfondimento – conclude Signorelli – che ti obbligano a non fermarsi alla sintomatologia iniziale per individuare l’antibiotico più indicato o addirittura spostarsi su altre tipologie di farmaco perché l’antibiotico, semplicemente, non serve”.
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