Treasury Usa a picco, peggior sell-off dal "crack dei repo" nel 2019
I Treasury statunitensi crollano, avviandosi verso la peggior perdita settimanale dal 2019, con un calo di oltre il 2% nel valore dei titoli governativi. Oggi la svendita si è intensificata, portando i rendimenti dei decennali ai massimi da febbraio. I mercati intanto continuano a prezzare l’ipotesi di almeno tre tagli dei tassi d’interesse da parte della Fed entro la fine dell’anno, con una probabilità crescente anche per un quarto intervento.

Il mercato dei Treasury da 29.000 miliardi di dollari è precipitato verso la peggiore performance settimanale dal caos del 2019, quando la crisi di liquidità nel sistema dei “repo” degli Stati Uniti costrinse la Federal Reserve a intervenire con decisione.
La caduta è proseguita anche venerdì, con i rendimenti dei titoli decennali in rialzo di 10 punti base, superando i livelli raggiunti durante le tensioni tariffarie precedenti. Alla chiusura di ieri, il debito pubblico Usa aveva perso oltre il 2% in valore, un calo paragonabile solo al crollo dei repo di settembre 2019.
La volatilità ha travolto i bond americani dopo che Trump ha annunciato dazi globali generalizzati, salvo poi fare marcia indietro su molti fronti. Questo tira e molla ha minato la fiducia degli investitori internazionali, che iniziano a chiedersi se i titoli Usa siano ancora da considerarsi un porto sicuro.
La svendita ha anche alimentato ipotesi su possibili default di hedge fund o su una fuga coordinata di investitori stranieri dal mercato obbligazionario americano.
"Il problema dei mercati oggi è la perdita di fiducia nella politica economica statunitense", ha dichiarato Kathy Jones, chief fixed-income strategist presso Charles Schwab. "Le svolte improvvise sulle tariffe hanno fatto saltare operazioni a leva, lasciando gli acquirenti alla finestra".
Jones ha sottolineato anche il brusco calo del dollaro, che questa settimana ha registrato la peggior performance dal 2022, come segnale di un progressivo disimpegno degli investitori esteri, attratti oggi più dall’Europa che dagli Stati Uniti.
A testimonianza del nervosismo dei mercati, il dollaro ha registrato il peggior calo settimanale dal 2022, mentre gli investitori si sono spostati verso asset più stabili come i bund tedeschi. I rendimenti Usa a 10 anni sono saliti di oltre 40 punti base in pochi giorni, segnando il maggior scarto rispetto ai bund dal 1989.
Oggi la corsa al rialzo dei rendimenti è proseguita: i titoli a 7 e 10 anni sono saliti di altri 10 punti base. I Treasury a 30 anni si sono avvicinati al 4,96%, dopo aver superato la soglia del 5% all’inizio della settimana, per la prima volta da gennaio. Solo nell’ultima settimana, il rendimento trentennale è salito di circa 50 punti base.
Nonostante le turbolenze, gli operatori di mercato continuano a puntare su un orientamento accomodante da parte della Federal Reserve. I contratti sui Fed Funds prezzano almeno tre tagli da 25 punti base entro fine anno, con una probabilità in crescita per un quarto intervento. Resta da vedere se la banca centrale riuscirà a bilanciare il rischio di recessione con la necessità di contenere l’instabilità del mercato obbligazionario.