Tre morti sul lavoro nel giro di poche ore. A Orvieto 38enne investito da un tir, nel Napoletano operaio resta incastrato
Tre lavoratori, tutti morti mentre erano al lavoro. Gli incidenti si sono verificati nel giro di pochissime ore, a partire dalla notte. A Pordenone un ragazzo di 22 anni è stato trafitto da una scheggia incandescente durante il suo turno, mentre Nicola Sicignano, 50 anni, è deceduto a Sant’Antonio Abate, in provincia di Napoli, incastrato […] L'articolo Tre morti sul lavoro nel giro di poche ore. A Orvieto 38enne investito da un tir, nel Napoletano operaio resta incastrato proviene da Il Fatto Quotidiano.

Tre lavoratori, tutti morti mentre erano al lavoro. Gli incidenti si sono verificati nel giro di pochissime ore, a partire dalla notte. A Pordenone un ragazzo di 22 anni è stato trafitto da una scheggia incandescente durante il suo turno, mentre Nicola Sicignano, 50 anni, è deceduto a Sant’Antonio Abate, in provincia di Napoli, incastrato con il braccio e la testa nel nastro trasportatore nella ditta di smaltimento rifiuti. Infine a Orvieto un operaio di 38 anni è stato ucciso da un mezzo pesante mentre stava lavorando sulla carreggiata nord dell’Autosole. Era dipendente di una società del posto impegnata in interventi di manutenzione in autostrada.
La vittima a Napoli – L’area è stata sequestrata e sono in corso le indagini della Compagnia di Castellammare di Stabia, del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata con la collaborazione del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro e dell’Asl di Napoli. A constatare il decesso dell’operaio, nato a Vico Equense e residente a Gragnano, è stato il 118. Regolarmente assunto dalla SB Ecology srl, Sicignano era sposato e aveva due figli: un ragazzo di 15 e una ragazza appena maggiorenne. Sulla salma messa sotto sequestro dagli inquirenti sarà eseguito l’esame autoptico su disposizione dalla procura di Torre Annunziata che sta coordinando le indagini del carabinieri.
I morti sul lavoro in Italia – Secondo quanto emerge dai dati ufficiali dell’Inail, nel 2024 sono aumentati di quasi il 5% rispetto all’anno prima arrivando a 1.090 contro i 1.041 del 2023. Si torna al livello del 2022, che aveva fatto segnare una riduzione dopo il biennio segnato dai contagi Covid sui luoghi di lavoro. E salgono, da 12 a 13, le vittime tra gli studenti per infortuni successi a scuola, nei laboratori o in percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (ex alternanza scuola-lavoro). Le denunce di infortunio mortale in occasione di lavoro, al netto degli studenti e degli incidenti durante il tragitto, sono state 797, sette in più rispetto alle 790 registrate nel 2023, 10 in più rispetto al 2022 e 18 in più sul 2019, ma 176 in meno sul 2021 e 256 in meno sul 2020. Rispetto agli occupati Istat nei vari periodi, l’incidenza cala leggermente passando dai 3,38 decessi denunciati ogni 100mila occupati Istat del 2019 ai 3,31 del 2024 (-2,1%).
Ad aumentare sono soprattutto le morti nell’industria e nei servizi, a 686 dalle 669 del 2023. In calo l’agricoltura (da 107 a 102) e il conto Stato dipendenti (da 14 a 9). Tra i settori con più decessi avvenuti in occasione di lavoro ci sono ancora le costruzioni con 156 casi (contro i 150 del 2023), il trasporto e magazzinaggio con 111 casi (109 nel 2023), il comparto manifatturiero con 101 casi in entrambi gli anni, il commercio con 58 (64 nel 2023) e il noleggio e servizi di supporto alle imprese con 38 (39 nel 2023).
A livello territoriale i maggiori incrementi sono al Centro (da 134 a 155 denunce) e nelle Isole (da 70 a 92), a fronte di cali al Sud (da 201 a 181), nel Nord-Est (da 174 a 164) e Nord-Ovest (da 211 a 205). Tra le regioni con i maggiori aumenti si segnalano la Toscana (+16), il Lazio (+14), la Sicilia (+13) e la Campania (+10), mentre per i cali più evidenti la Puglia e il Veneto (-18 entrambe), l’Abruzzo (-14) e il Piemonte (-10). A morire sono stati sempre più gli uomini – per loro gli incidenti fatali salgono da 740 a 750 – e meno le donne, da 50 a 47. In aumento poi le denunce per i lavoratori stranieri (da 155 a 176), mentre calano quelle per gli italiani (da 635 a 621).
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