Tre anni di conflitto in Ucraina sono stati un disastro anche ambientale
Dal giorno dell'invasione russa, ci sono state emissioni di carbonio per 230 milioni di tonnellate di CO2 equivalente: pesano le bombe e gli incendi.

- Oltre alle decine di migliaia di morti e alla distruzione, in Ucraina in tre anni le emissioni di carbonio equivalente sono aumentate a dismisura: 230 milioni di tonnellate.
- Nel 2024, l’anno più caldo di sempre, anche l’impatti degli incendi sempre più incontrollati ha pesato.
- Nel frattempo l’Unione europea continua ad acquistare combustibili fossili dalla Russia: nell’ultimo anno a Mosca sono andati 21,9 miliardi.
Un disastro. Umanitario e sociale, ovviamente. Ma anche ambientale. Tre anni di conflitto in Ucraina, iniziati il 24 febbraio 2022 con l’invasione dell’esercito russo, hanno prodotto decine di migliaia di morti, distruzione, ma anche emissioni di carbonio per 230 milioni di tonnellate di CO2 equivalente (MtCO2e). La ricerca, condotta dall’associazione non-profit Initiative on GHG Accounting of War, che si occupa propria di monitorare l’impatto dei conflitti sulle emissioni di gas sera, evidenzia come il conflitto russo-ucraino abbia contribuito significativamente al cambiamento climatico.
Il conflitto in Ucraina ha provocato emissioni record

Il gas serra sprigionato a causa e nell’ambito dell’invasione russa dell’Ucraina è aumentato del 30 per cento solo nell’ultimo anno, raggiungendo un totale di 230 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, pari alle emissioni annuali combinate di Austria, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia, o di 120 milioni di automobili a combustibili fossili. Le principali fonti di emissioni, secondo il rapporto dell’Initiative on GHG accounting of war, sono le azioni di guerra in senso stretto (bombardamenti per via aerea, avanzati e attacchi di terra) che da solo hanno causato 81 milioni di tonnellate di C02 equivalente. A seguire, le necessarie attività di ricostruzione in seguito alle distruzioni avvenute (62,2 MtCO2e, il 27 per cento del totale): ricostruzione che ovviamente richiederà enormi quantità di materiali da costruzione, come cemento e acciaio, che sono altamente intensivi in termini di carbonio, per molti anni anche dopo una auspicabile fine del conflitto.
Quasi 50 milioni di tonnellate di CO2 equivalente si devono agli incendi divampati per evidenti motivi legati alla guerra, 19 milioni sono da ascriversi al funzionamento delle infrastrutture energetiche necessarie alla guerra, 14,4 (il 6 per cento) all’aviazione civile e infine 3,3 milioni di tonnellate alle necessità di soddisfare i bisogni di profughi e rifugiati.
Il 2024 è stato l’anno degli incendi
Il 2024, in particolare, ha visto un drammatico aumento degli incendi forestali, con 92.1 mila ettari bruciati, più del doppio rispetto agli anni precedenti. Questi incendi hanno contribuito con 25.8 MtCO2e alle emissioni totali, anche in questo il doppio che nei due anni passati sommati insieme. Perché? Secondo gli autori del rapporto, e in particolare l’olandese Lennard de Klerk, per il combinato disposto di due fattori: da un lato, per il fatto che alcune parti dell’Ucraina orientale sono state notevolmente più secche della media nel 2024, certificato del resto come l’anno più caldo mai registrato a livello globale. Dall’altro, il fatto che proprio il conflitto in corso ha evidentemente complicato le operazioni dei vigili del fuoco, rendendo spesso incontrollabili e ingestibili gli incendi. “Il 2024 è stato l’anno in cui il clima e i conflitti si sono combinati, portando a distese di foreste bruciate che superano di gran lunga qualsiasi cosa abbiamo visto prima in Ucraina e in Europa quest’anno”, spiega de Klerk.
Chi pagherà e chi sta pagando
Il rapporto sottolinea che la Federazione Russa dovrebbe essere ritenuta responsabile per queste emissioni e per i danni climatici risultanti, stimati in oltre 42 miliardi di dollari statunitensi, sulla base di un semplice calcolo matematico: l’applicazione di un costo sociale del carbonio pari 185 dollari per tonnellata di CO2 equivalente. Qualcuno pagherà? Allo stato attuale delle cose, con la strada improvvisamente in discesa per la Russia a livello diplomatico dopo l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, molto complicato pensarlo.