Thiago Motta sta deludendo: le sue colpe nel disastro Juventus riguardano tre aspetti

Sta compromettendo l’etichetta di “allenatore pronto e capace” che meritatamente si era guadagnato a Bologna L'articolo Thiago Motta sta deludendo: le sue colpe nel disastro Juventus riguardano tre aspetti proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mar 10, 2025 - 19:56
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Thiago Motta sta deludendo: le sue colpe nel disastro Juventus riguardano tre aspetti

Il goffo errore di Dusan Vlahovic che ha portato al contropiede del definitivo e umiliante (perché non accadeva dal 1967) 0-4 casalingo contro l’Atalanta rappresenta la perfetta fotografia della fallimentare stagione dei bianconeri sotto la gestione di Thiago Motta. Una Juventus distratta, disastrosa e senza la forza di reagire davanti alle difficoltà. Una squadra mediocre e acerba, allenatore compreso. Perché Motta, dopo solo 9 mesi a Torino, sta compromettendo l’etichetta di “allenatore pronto e capace” che meritatamente si era guadagnato dopo la storica esperienza sulla panchina del Bologna. Le sue colpe sono evidenti e oggettive (anche se non sono solo sue e i primi responsabili della stagione disastrosa vanno cercati più in alto nelle gerarchie, ma questa è un’altra storia). Da una gerarchia indefinita a una gestione tecnico-tattica confusionaria – un 11 titolare mai fisso con giocatori puntualmente fuori ruolo – passando per una comunicazione disastrosa: così Thiago Motta sta deludendo le attese dentro e fuori dal campo. Perché da quando è alla Juventus non è mai stato in grado di gestire un ambiente e una pressione più grandi di lui.

Un modulo, nessun ruolo fisso, centomila guai
Difficile, anzi, impossibile prevedere una Juventus con un modulo diverso dal tanto voluto quanto abusato 4-2-3-1. Un’unica versione da utilizzare in ogni partita, senza la possibilità di creare soluzioni alternative. Un’uniformità di pensiero che, nel momento di piena emergenza, ha messo a nudo i limiti della squadra e dell’allenatore. Ruoli mobili e nessun riferimento fisso, a partire da chi viene schierato: da inizio stagione, infatti, Motta non hai confermato lo stesso 11 titolare rispetto alla partita precedente. Le lunghe e pesanti assenze possono essere considerate un alibi, ma perché viene sistematicamente posizionato un giocatore fuori ruolo ogni settimana? Yildiz e Nico Gonzalez ne sono un esempio. Discontinuità nella scelta degli interpreti che va conseguentemente a riflettersi sui risultati, dimostrando di non avere mai un’idea di gioco fluida e sicura. E non è un caso se la Juventus ha steccato tutte le partite più importanti, quelle da dentro o fuori.

Capitano volante e gerarchie indefinite
Se mancano certezze e punti di riferimento in dirigenza, lo stesso si può dire per il campo. Gerarchie indefinite, a partire dalla scelta del capitano volante, e una discussa gestione dei giocatori sono all’ordine del giorno. Emblematici sono gli “strani” impieghi di Koopmeiners e Thuram secondo Motta: l’ex Atalanta – l’unico titolare inamovibile ma sempre alla ricerca di un ruolo preciso – è sempre stato protetto e tutelato dallo stesso allenatore (il prezzo del cartellino può incidere in questa scelta?) a dispetto di partite insufficienti. Il francese invece nonostante abbiamo dimostrato di essere il più in forma, non ha mai avuto la giusta continuità di minuti. Impiegarlo a momenti alterni e non considerarlo un titolare fisso è forse il più grande segno di confusione e di smarrimento. Non è da meno la gestione dei cambi a partita in corso: aspetto che contro il Psv in Champions League era risultato decisivo, in negativo.

Una comunicazione disastrosa
E poi c’è lo stile comunicativo. Anche qui Motta ha dimostrato di non essere ancora pronto per una realtà così seguita e giudicata. Aveva iniziato il nuovo corso facendo da parafulmine per i suoi giocatori, poi li ha accusati pubblicamente (dopo la sconfitta in Coppa Italia contro l’Empoli) e ha deciso di dare risposte brevi e boriose. Contro l’Atalanta, invece, ha spostato l’attenzione su altri temi passando dall’utopia scudetto “Ora di questa storia scudetto in cui ci avete messo voi non se ne parlerà più”, al rigore fischiato contro: “Avevamo cominciato bene, poi dopo l’episodio del rigore è cambiata la sfida: una situazione discutibile, ma non voglio entrare nella polemica”. Dopo una prestazione e un risultato del genere, forse, ci si sarebbe aspettato di meglio. Forse, anche più lucidità per quanto accaduto senza limitarsi al “siamo la seconda squadra più giovane del campionato”.

All’orizzonte ci sono ancora dieci partite per “salvare” almeno il quarto posto e la versione di una Juventus sempre più confusionaria e senza un’anima.

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