Sull’indagine che coinvolge Prestipino e l’Antimafia è calato un silenzio sinistro: sette mie considerazioni

È calato un silenzio sinistro sulla inquietante indagine che vede coinvolto il viceprocuratore nazionale antimafia dr. Michele Prestipino – che nel frattempo si è dimesso dalla magistratura – indagato dalla direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Caltanissetta per rivelazione di segreto investigativo con l’aggravante di avere agevolato la mafia. Ipotesi di reato tra […] L'articolo Sull’indagine che coinvolge Prestipino e l’Antimafia è calato un silenzio sinistro: sette mie considerazioni proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mag 15, 2025 - 10:16
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Sull’indagine che coinvolge Prestipino e l’Antimafia è calato un silenzio sinistro: sette mie considerazioni

È calato un silenzio sinistro sulla inquietante indagine che vede coinvolto il viceprocuratore nazionale antimafia dr. Michele Prestipinoche nel frattempo si è dimesso dalla magistratura – indagato dalla direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Caltanissetta per rivelazione di segreto investigativo con l’aggravante di avere agevolato la mafia. Ipotesi di reato tra le più gravi che possano colpire un magistrato, in particolare un pubblico ministero da sempre impegnato nell’attività di contrasto alle organizzazioni mafiose.

L’ipotesi di reato, da quel che si apprende dalle scarne notizie di cronaca giudiziaria, avrebbe preso corpo a seguito di una intercettazione di conversazione tra presenti, cosiddetta intercettazione ambientale – quelle che il ministro della Giustizia ritiene non utili (sic) nelle indagini di mafia – avvenuta tra il dr. Prestipino e due ex uomini dello Stato che hanno ricoperto ruoli apicali e di altissima responsabilità nel ministero dell’Interno, i poliziotti Gianni De Gennaro (già capo della polizia di Stato) e Francesco Gratteri, il primo ora presidente di Eurolink, il general contractor per la progettazione e la costruzione del ponte sullo Stretto, il secondo consulente della società per le questioni legate alla sicurezza.

Il dr. Prestipino, secondo l’ipotesi investigativa dei magistrati nisseni, avrebbe rivelato ai due ex super poliziotti informazioni riservate che conosceva per ragioni di ufficio che non solo non potevano essere disvelate ma che avrebbero favorito la mafia e verosimilmente danneggiato le indagini in corso presso diverse Procure della Repubblica e che la Procura Nazionale Antimafia, quindi anche il dr. Prestipino, coordinava.

Siamo in una fase di indagini preliminari, con poche informazioni e si deve usare la massima cautela. Però la vicenda, così come resa pubblica, assume un rilevantissimo interesse pubblico e non può essere silenziata. E non si possono quindi evitare talune considerazioni.

La prima: ancora una volta la Procura Nazionale Antimafia viene coinvolta in una bufera giudiziaria. Quello che dovrebbe essere il luogo più sicuro per la segretezza delle informazioni vede ancora una volta coinvolto personale, in questo caso addirittura un altissimo magistrato e numero due dell’ufficio, in indagini preliminari di una gravità inaudita.

La seconda: il danno enorme che la condotta allo stato contestata al dr. Prestipino, che si è avvalso della facoltà di non rispondere in sede di interrogatorio davanti ai pubblici ministeri, ha oggettivamente causato alle indagini in corso, evidentemente da parte di più uffici del pubblico ministero, su eventuali infiltrazioni di ‘ndrangheta e Cosa nostra nella progettazione e futura costruzione (se mai si farà) del ponte sullo Stretto.

La terza: la contestazione effettuata e quindi disvelata con la notifica dell’invito a rendere interrogatorio ha reso notorio a tutti i soggetti coinvolti delle indagini in corso. Sia quelle sulle infiltrazioni della mafie sul ponte sullo Stretto, sia quelle per le stragi del 1992 che avevano portato a monitorare con intercettazioni ambientali evidentemente due degli uomini più importanti tra gli apparati della sicurezza dello Stato del calibro di De Gennaro e Gratteri.

La quarta: il pubblico ministero non può in alcun modo informare terzi estranei, come nel caso di specie De Gennaro e Gratteri, di informazioni dell’ufficio coperte da segreto.

La quinta: perché il dr. Prestipino ha ritenuto di dare le informazioni contestate e quali e quanti soggetti privati sono rappresentati da De Gennaro e Gratteri?

La sesta: speriamo che quanto accaduto, indubbiamente inquietante da tutti i punti di vista, non sia un ulteriore ostacolo alle indagini ancora in corso per ricostruire la piena verità sulle stragi del 1992-1994 e in particolare quelle avvenute a Capaci e via D’Amelio. Senza verità e giustizia su fatti criminali di quella portata non saremo mai un paese davvero democratico.

Infine, un’ultima considerazione è data dalla tristezza di vedere ancora una volta coinvolti magistrati con incarichi importanti in indagini così delicate e l’amarezza di ricordare allo stesso tempo come altri magistrati hanno pagato un prezzo altissimo per non essersi mai seduti al tavolo del compromesso morale, dei condizionamenti, dei ricatti e delle collusioni. Mai come di questi tempi la magistratura necessita di autorevolezza e credibilità.

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