Sui dazi l’Europa deve restare unita | L’analisi di Giampaolo Galli
Come noto, per il Presidente Trump i paesi che hanno dei surplus commerciali nei confronti degli Stati Uniti sono una specie di parassiti che sfruttano il grande mercato Usa. Si tratta di una visione del tutto assurda dal momento che semmai gli Stati Uniti approfittano da decenni di quel “esorbitante privilegio” che consente loro di […] L'articolo Sui dazi l’Europa deve restare unita | L’analisi di Giampaolo Galli proviene da Osservatorio Riparte l'Italia.

Come noto, per il Presidente Trump i paesi che hanno dei surplus commerciali nei confronti degli Stati Uniti sono una specie di parassiti che sfruttano il grande mercato Usa.
Si tratta di una visione del tutto assurda dal momento che semmai gli Stati Uniti approfittano da decenni di quel “esorbitante privilegio” che consente loro di vivere ben al di sopra dei loro mezzi, grazie al fatto che possono pagare le importazioni con la valuta, il dollaro, che essi stessi emettono.
Questo li mette al riparo, non del tutto, ma assai più di tutte le altre economie, da crisi di bilancia dei pagamenti.
In ogni caso, anche vedendo le cose in questo modo, ci vuole un bel po’ di miopia, o di voluta ignoranza, per non sapere che il commercio estero è fatto di beni, ma anche – e sempre di più – di servizi.
I dati Eurostat ci dicono che il saldo delle merci è in deficit per gli USA (-0,6% del Pil), ma il saldo dei servizi è in attivo (+0,4%), talché il saldo complessivo è in passivo solo per lo 0,2% del Pil Usa. Si discute se si debba rispondere con contromisure o se non sia meglio lasciare che Trump si faccia male da sé.
Un fatto è certo: se si vuole rispondere, bisogna che la risposta europea sia unitaria e, se possibile, coordinata anche con gli altri paesi amici colpiti dai dazi Usa: il Giappone, la Corea, il Canada, l’America Latina ecc.
Il motivo è che i singoli stati membri della UE sono dei pigmei rispetto al gigante americano e non hanno alcuna possibilità di infliggere danni significativi al sistema produttivo USA.
Le importazioni americane dalla Germania (il possibile bersaglio dei dazi di Trump) sono quasi il 2% del Pil tedesco, mentre le importazioni tedesche dagli Stati Uniti (il possibile bersaglio di controdazi della Germania) sono solo lo 0,3% del Pil Usa.
Agli Stati Uniti converrebbe una politica del “divide et impera”, che potrebbe materializzarsi in dazi diversificati fra paesi e magari imposti con tempistiche differenziate. A noi conviene il massimo di compattezza possibile.
Solo se unita e con una coalizione molto ampia di paesi, l’Unione Europea può forse infliggere agli USA danni che forse potrebbero essere sufficienti a far desistere Trump dall’imporre quelli che il Wall Street Journal ha definito “i dazi più stupidi della storia”. Ma, come al solito, sapremo essere uniti? E sapremo fare una coalizione ampia di paesi amici?
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