Strada spianata per l’Opas illimity
Dopo i via libera di Bce e Bankitalia si aspetta l’ok di Consob perché l’offerta prenda il via Emma Bonotti Le ultime tessere del puzzle sono state messe in posizione. Con il doppio via libera di Bce e Bankitalia, Banca Ifis ora attende che si esprima la Consob sul documento di offerta. Dopo quest’ultimo passaggio, […] L'articolo Strada spianata per l’Opas illimity proviene da Iusletter.

Dopo i via libera di Bce e Bankitalia si aspetta l’ok di Consob perché l’offerta prenda il via Emma Bonotti
Le ultime tessere del puzzle sono state messe in posizione. Con il doppio via libera di Bce e Bankitalia, Banca Ifis ora attende che si esprima la Consob sul documento di offerta. Dopo quest’ultimo passaggio, si potrà fissare la data di avvio dell’offerta (presumibilmente il 19 maggio) che servirà a portarsi a casa illimity entro fine anno.
Si completerà così l’operazione voluta dal presidente Ernesto Fürstenberg Fassio, seconda generazione della famiglia fondatrice, che per l’occasione sarebbe disposta anche a diluire la propria partecipazione. A inizio gennaio Banca Ifis ha lanciato un’offerta pubblica di acquisto e scambio da quasi 300 milioni sul 100% di illimity, banca quotata sull’Euronext Star Milan e guidata dal suo fondatore, nonché socio al 4%, Corrado Passera. L’Opas è composta da due parti: una in azioni, nel rapporto di 0,1 titoli di Banca Ifis per ciascuna azione di illimity Bank, e unain denaro, pari a 1,414 euro. In totale, il corrispettivo ammonta a 3,55 euro per azione, ancora a premio rispetto agli attuali corsi di Borsa, ma ben lontano dai massimi del 2021 di quasi 14 euro. Da allora però la banca ha lasciato il business dei crediti deteriorati, sempre più insidioso, e ha avviato una profonda riorganizzazione interna, culminata a fine gennaio con la nomina di due deputy ceo, Enrico Fagioli e Giovanni Lombardi.
Nel frattempo, in casa Fürstenberg gli affari andavano benone. Il 2024 si è chiuso con un utile netto consolidato di 161,6 milioni, che ha portato a 463 milioni il risultato cumulato del triennio 2022-2024, il 12% in più rispetto agli obiettivi del piano industriale. Ai soci sarà pagato un dividendo di 2,12 euro per azione (111,5 milioni in totale), pari a un payout ratio intorno al 70%. Inoltre, il gruppo ha aperto un altro cantiere per lanciare un brand autonomo di private e wealth management. Un business che garantisce commissioni corpose e permetterebbe a Ifis di fare un ulteriore passo avanti.
Ma torniamo al dossier illimity. I manager di Ifis sono convinti che dalla fusione nascerebbe un attore specializzato, con maggiori utili, una capitalizzazione superiore e una capacità di raccolta più snella. A regime, non prima del 2026, sono stimate sinergie per circa 75 milioni all’anno. La soluzione piace anche agli analisti. Equita, che nell’operazione è advisor di Ifis, è convinta che il deal abbia un senso industriale, mentre Banca Akros ha da subito raccomandato di accettare l’offerta.
In un momento di forte subbuglio per il settore, dove le offerte sembrano all’ordine del giorno, l’esito della mossa di Ifis è tra i meno incerti. Sia perché il primo azionista Banca Sella (10%) ha avallato la proposta dei banchieri veneti, sia perché l’ad di illimity sembra aver perso la presa sul resto dell’azionariato: a votare il bilancio e la sua riconferma si è presentato solo il 30,17% del capitale. Oltre a Sella, anche la Ion di Andrea Pignataro, seconda socia al 9,4%, non ha partecipato ai lavori assembleari e parrebbe intenzionata a valutare la proposta dei rivali. L’ex ministro però non molla, anzi. Nonostante l’anno chiuso in perdita per 38 milioni – dopo la rettifica di 53,5 milioni ha preparato con il cda le linee strategiche al 2028, rigorosamente stand alone, per riportare in positivo l’ultima riga di bilancio.
Presto si apriranno le danze e Ifis dovrà convincere, oltre a Sella e Pignataro, anche i fondi (21,3%) e i piccoli investitori (oltre il 50%) per raggiungere la soglia obiettivo fissata al 66,67% del capitale, ma riducibile fino al 45% più un’azione. Se l’offerta andrà in porto, la Bce ha concesso agli acquirenti del tempo per stimare il probabile badwill dell’operazione e trasmettere i risultati a Bankitalia. Una sicurezza in più per i Fürstenberg, che ormai iniziano a pregustarsi la vittoria.
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