Spazio, tutte le sfide dell’ultima frontiera

Cosa è emerso dalla seconda e ultima giornata della seconda edizione dell’AeroSpace Power Conference dell’Aeronautica militare, con la collaborazione scientifica dell’Istituto Affari Internazionali.

Mag 10, 2025 - 07:04
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Spazio, tutte le sfide dell’ultima frontiera

Cosa è emerso dalla seconda e ultima giornata della seconda edizione dell’AeroSpace Power Conference dell’Aeronautica militare, con la collaborazione scientifica dell’Istituto Affari Internazionali

Lo spazio è un “enabler” della sicurezza e la tutela del dominio spaziale è fondamentale per la deterrenza e la difesa.

È quanto è emerso nel corso della seconda e ultima giornata della seconda edizione dell’AeroSpace Power Conference dell’Aeronautica militare, organizzata con la collaborazione scientifica dell’Istituto Affari Internazionali.

Nel suo keynote speech, Josef Aschbacher, direttore generale dell’Agenzia spaziale europea (Esa) ha ricordato infatti che nel 2019 la Nato ha riconosciuto lo spazio come dominio operativo. Gli ha fatto eco il presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), Teodoro Valente, che ha sottolineato come sia sempre più chiaro “che lo spazio è un ambiente duale” e oggi “gli asset spaziali sono delle infrastrutture fondamentali”.

Anche per l’ex Direttore dell’Agenzia spaziale statunitense, Bill Nelson, lo spazio racchiude ormai una sfera civile (gestita negli Usa dalla Nasa) e una sfera militare (che riguarda la Us Space Force). Sempre Nelson ha evidenziato che i “Duemila asset che abbiamo nello spazio sono fondamentali, i dati che forniscono sono estremamente importanti anche per i militari”.

D’altronde proprio ieri il generale Bradley Chance Saltzman, capo delle operazioni spaziali per la U.S. Space Force ha evidenziato che “L’aerospazio è ormai la piattaforma primaria per ogni tipo di operazione militare”.

E in un contesto sempre più sfidante come quello attuale, la cooperazione internazionale è fondamentale. Risale infatti a ieri la sigla di uno Statement of Understanding tra il generale Saltzman e e il capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, generale Luca Goretti, volto a intensificare la reciproca collaborazione nel cruciale settore della sicurezza spaziale.

Tutti i dettagli.

IL RUOLO DELL’AGENZIA SPAZIALE EUROPEA

Il futuro comporterà “molte sfide” e “siamo tutti consapevoli del bisogno che l’Europa diventi più forte” ha evidenziato il Dg dell’Esa nel corso del suo intervento all’Aerospace Power Conference, conclusasi oggi a La Nuvola a Roma.

“Ho appena avuto un incontro con il Consiglio dei Stati membri, che ci chiedono di focalizzarci sulla sicurezza” ha fatto sapere Aschbacher, ricordando l’appuntamento fondamentale che attende l’Esa a fine novembre con la riunione del Consiglio a livello ministeriale in cui si approverà il budget dell’Agenzia e si definiranno le priorità scientifiche e tecnologiche dei prossimi tre anni.

Secondo Aschbacher “la crescente privatizzazione dello spazio è un altro driver” di crescita per il settore, proprio per questo “abbiamo creato una rete di investitori con venture capitalist” ha ricordato il Dg Esa precisando di aver “raccolto 4,1 miliardi di euro in fondi privati che si vanno ad aggiungere ai quelli pubblici”.

Allo stesso tempo, il numero uno dell’Esa non ha potuto non costatare una “notizia meno positiva”: l’Europa investe soltanto lo 0,06% del suo Pil nei programmi spaziali a differenza di quanto fanno Stati Uniti, Russia e Cina. In particolare, la spesa europea è il 10% di quella globale, che va a confrontarsi con il 15% in Cina, “dovremmo aumentare questa proporzione in Europa, incrementare gli investimenti sul versante pubblico” ha sollecitato Aschbacher.

L’EUROPA DEVE RIGUADAGNARE TERRENO

Inoltre, guardando al budget per i programmi spaziali nel complesso delle spese per la difesa, nel 2024 il dato americano si attesta al 9% mentre per l’Europa è fermo al 3%. Se per il resto del momento la percentuale di budget spaziale che va nel settore difesa è pari al 50% del totale, per l’Europa è addirittura inferiore al 15%.

 

L’IMPORTANZA DELLA COOPERAZIONE

“Alla fine di quest’anno avremo un’opportunità che non potremo permetterci di perdere, perché il tempo è cruciale, dobbiamo essere rapidi e pronti alla luce della situazione geopolitica e non mancheremo di farlo in collaborazione con i nostri partner” ha sottolineato il Dg dell’Esa.

E a proposito dei previsti tagli al bilancio della Nasa, “ci sono alcuni aspetti che possono causare preoccupazione” ha ammesso Aschbacher, tuttavia, “non dobbiamo essere precipitosi, la nostra volontà a continuare a collaborare su queste tematiche è ferma, dobbiamo essere attendisti”.

RIGUARDO I PREVISTI TAGLI AL BUDGET DELLA NASA…

L’amministrazione Trump ha previsto infatti una riduzione del 24% del budget della Nasa per l’anno fiscale 2026, con gravi ripercussioni su numerosi programmi in corso. Tra le misure più significative figurano l’abbandono della stazione spaziale lunare Gateway, la cancellazione della missione Mars Sample Return – volta a riportare sulla Terra campioni prelevati da Marte – la graduale dismissione della navetta Orion e del razzo SLS dopo la missione Artemis III, la diminuzione dell’equipaggio e delle attività di ricerca a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, oltre a consistenti tagli alla ricerca scientifica e al personale. Tagli che avrebbero ricadute sui programmi congiunti proprio con l’Agenzia spaziale europea.

Esattamente quello che stiamo facendo in questo momento, lavorando a strettissimo contatto sotto la. Fida degli Stati membri ESA e degli Stati membri dell’Unione europea.r. Ed è un esempio. Che ci è stato chiesto dai nostri Stati membri di sviluppare. Ci è stato chiesto di costruire, di costruire quello che chiamiamo il programma europeo di resilienza dallo spazio. Lo stiamo discutendo con tutti, appunto i nostri 23 Stati membri. È un programma opzionale, cioè i paesi potranno appunto scegliere di partecipare.

Anche secondo l’ex numero uno della Nasa Bill Nelson “i previsti taglio al bilancio della Nasa riguardo i programmi scientifici” rappresentano “un pericolo”.

L’IMPORTANZA DELLE MISSIONE SCIENTIFICHE

D’altronde, “senza la spinta tecnologica nata dalle missioni scientifiche, nulla sarebbe possibile” ha messo in luce Massimo Comparini, Managing Director Space Division Leonardo, colosso italiano della difesa e aerospazio. “La capacità di produrre satelliti in poco tempo, proviene dalle missioni scientifiche” ha sottolineato Comparini ricordando che proprio Thales Alenia Space Italia (jv tra la francese Thales e l’italiana Leonardo) sta costruendo l’80% della piattaforma orbitale lunare Gateway, che avrebbe svolto un ruolo chiave nel programma Artemis della Nasa, volto a stabilire una presenza umana duratura sulla Luna come punto di appoggio per future missioni di esplorazione interplanetaria. “Vediamo cosa succederà” ha chiosato Comparini.

DA COPERNICUS A IRIDE

Sempre nel corso del quarto e ultimo Panel dell’AeroSpace Power Conference, moderato dal colonnello dell’Aeronautica Militare, Walter Villadei, gli esperti hanno richiamato l’attenzione su Iride, il programma spaziale italiano finanziato attraverso i fondi del Pnrr costellazione italiana di costellazioni per il monitoraggio del nostro pianeta.

“Nel corso di tre anni abbiamo sviluppato una costellazione che sarà composta da 60 satelliti, abbiamo lanciato il primo pochi mesi fa e lanceremo i successivi nei prossimi mesi” ha ricostruito Aschbacher. E insieme a Iride, l’Esa vanta anche “Copernicus che è il programma di monitoraggio della Terra più importante che abbiamo, poi c’è anche Galileo, sistema di navigazione più preciso che ha un servizio che autorizza gli utenti per le applicazioni sensibili” ha precisato Gabriella Costa, Project Manager di Iride.

“Sono tutti esempi di come le varie agenzie possono cooperare” ha proseguito Costa sottolineando che “Abbiamo bisogno di un’Europa più forte e più unita e vuol dire maggiore cooperazione, più autonomia significa capacità industriale per garantire la sicurezza dell’Europa.”

DAL PRINCIPIO DEL GEO RETURN AL FAIR RETURN

“Uno dei mandati principali dell’Esa riguarda proprio il miglioramento delle capacità industriali” ha aggiunto Gabriella Costa e a proposito dell’appuntamento di novembre con la ministeriale, la project manager di Iride ha ricordato che “le politiche del geo return significano che l’Esa ridistribuisce in modo equo il ritorno dell’investimento ai paesi, è un tool che continueremo ad applicare e ad utilizzare ma valuteremo anche altri principi”.

A questo proposito Costa ha menzionato il principio del “fair return” che sarà proposto alla prossima ministeriale: “le industrie possono mettere in piedi consorzi facendo offerte a prescindere dal geo return e poi andiamo a definire con gli stati membri il contributo, può dare flessibilità maggiore”.

OBIETTIVO MARTE

Dopodiché, nel corso del panel è intervenuta Stephanie Bednarek, Vice President of Commercial Sales di SpaceX, la società aerospaziale fondata da Elon Musk che ha rivoluzionato il settore spaziale. “Con Falcon 9 abbiamo una flotta davvero cospicua, 138 missioni Falcon 9 in un anno e nel futuro c’è quello che riusciremo a fare con Starship pienamente riutilizzabile, con volumi pazzeschi. Potremo ridurre sostanzialmente il costo del lancio spaziale” ha sottolineato Bednarek.

Per quanto riguarda il futuro non così prossimo (ma nemmeno troppo lontano), la manager di SpaceX ha citato le grandi ambizioni della società (e del suo fondatore Musk) riguardo una vita multiplanetaria per l’umanità: “Cercheremo di andare su Marte, siamo alla vigilia di una serie nuove opportunità nello spazio e dobbiamo ragionare su cosa significa in termini di capacità spaziali. Punto di svolta, il riutilizzo è l’elemento fondamentale in termini di esplorazione” ha spiegato Bednarek.

Che fra vent’anni saremo su Marte ne è convinto anche l’ex numero uno della Nasa, Bill Nelson, ma per farlo “abbiamo bisogno di fusione nucleare e a quel punto ci arriviamo più rapidamente. Saranno anni entusiasmanti”.

OCCHIO ALLA GUERRA NELLO SPAZIO

Infine, il generale Philippe Adam, Commander France Space Command, ha richiamato l’attenzione sul fatto che lo spazio è l’ultima frontiera, pertanto “dobbiamo prepararci a una guerra per lo spazio. La tua superiorità sarà determinata dal posizionamento spaziale. Abbiamo parlato delle operazioni multi-dominio e dell’interoperabilità, si tratta di un cambiamento culturale che riguarda anche il cyber. Occorre ripensare a molti aspetti: per quanto riguarda le operazioni sia di terra sia aeree bisogna riconsiderare il procurement”.

“La situazione è cambiata, ci troviamo in uno spazio conteso, c’è un continuum che ci porta dalla competizione, allo scontro alla guerra aperta. Siamo pronti? Non del tutto, siamo in ritardo rispetto a quanto i nostri competitor possono fare. Dobbiamo agire e comprendere dove possiamo investire per recuperare questa gara. Va potenziato il sostegno dello spazio alle operazioni militari” ha concluso il generale francese.