Sparatoria di Monreale. Spunta un audio su TikTok. L’indagato: mi sono difeso

Un presunto testimone ricostruisce sul social cosa è successo quella sera. Il giudice si riserva di decidere sul fermo del 19enne che ha aperto il fuoco.

Apr 30, 2025 - 05:45
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Sparatoria di Monreale. Spunta un audio su TikTok. L’indagato: mi sono difeso

MONREALE (Palermo)
La notte assurda di Monreale, in cui tre vite si spengono in una nube di polvere da sparo, di caschi branditi come mazze chiodate, di sangue e violenza, un audio virale si fa largo in mezzo ai racconti smozzicati di decine di testimoni, mentre un diciannovenne ex pugile piange davanti al gip e mormora: "Ho distrutto quattro famiglie", quelle dei tre ragazzi morti e la sua. Qualcuno nella città normanna della Conca d’Oro lo chiama già "l’audiocronista". Un ragazzo, per ora senza nome e volto, che su TikTok ha incollato in un vocale l’intera strage di Monreale. Voce rotta, tono da film gangsta. "Salvo Turdo, che era testa calda…". L’incipit è questo, poi il racconto si snoda come un crime maledetto: lo sgarro (uno scooter che quasi investe Turdo che si scansa e si risente: "C..o, state, attenti, qui ci sono i bambini"), l’insulto rabbioso del guidatore, Salvatore Calvaruso ("Tu chi minghia sei?"), il tentativo di fare da paciere di Andrea Miceli ("Chiedigli scusa che ci stiamo divertendo tutti"). Poi si accende la rissa. Caschi alzati come randelli e colpi di pistola ad altezza d’uomo. I monrealesi colpiscono duro, i palermitani arrivati dal quartiere Zen le prendono di santa ragione. "Erano con i volti insanguinati, solo due che avevano il casco, alcuni avevano ferite al volto, gli altri in testa e in faccia – aggiunge il giovane – Alla fine i palermitani sono tornati e hanno preso ‘i ferri’, (le pistole, ndr) e iniziato a sparare". Drammatica la fine dell’audio, con TikTok che diventa il diario di una strage. "Lo capisci che potevano sparare anche a me. Salvo – racconta il giovane in lacrime – mi è morto tra le braccia, aveva una ferita al collo mi chiedeva aiuto e io non sapevo cosa fare".

Un racconto drammatico che Benni, il cognato di Turdo, conferma davanti alle telecamere del Tg5, aggiungendo altri particolari: "Un delirio. I monrealesi hanno colpito l’ultimo (Calvaruso, ndr) che cercava di scappare. Mio cognato era già a terra, mio cugino Andrea anche, respiravano a malapena. Erano una decina, sparavano all’impazzata". Tante persone in piazza, videocamere di sicurezza, perfino un amico di Calvaruso che dice agli inquirenti: "Mi ha chiesto di denunciare il furto del motorino perché aveva combinato un macello".

E poi i dettagli che inchiodano il killer: gli occhiali persi durante la rissa (ritrovati sul posto), la felpa descritta dai testimoni, il giubbino nero lasciato in strada. Un inferno di fuoco, oltre venti colpi. Uno ha bucato il parabrezza di un’auto, altri hanno sfiorato vasi di un metro d’altezza. "Potevano morire in venti", scrivono i pm che accusano l’ex pugile (ha lasciato il ring due anni fa) di strage e di detenzione di armi da fuoco. Ora quello che un tempo era considerato una promessa della boxe, piange davanti al gip. "Mi dispiace – dice – ero in difesa, mi hanno tirato giù dallo scooter, preso a bottigliate, accerchiato". Poi la decisione: estrae la pistola (abusiva) e fa fuoco. Sua madre, Daniela, si dispera: "Mi dispiace per mio figlio, mi dispiace per le vittime". È il lutto di chi sa che, da domenica, nessuna famiglia tornerà intera. Ma davanti al gip il figlio non fa nomi degli altri complici. Eppure, i video ci sono: moto che impennano, ragazzi dello Zen che fanno i gradassi tra la gente. Volti ancora senza identità. Uno di loro, dicono le indagini, potrebbe essere un altro sparatore. Il gip deve ancora decidere sulla convalida dell’arresto, ma è probabile che vista la gravità dei fatti decida per il fermo.