Simone Muratore, l’ex Juventus si racconta a tre anni dal ritiro a causa di un tumore: «Non sono più quello di prima, la memoria va e viene»
Dall'addio al calcio a causa di un neurocitoma al ventricolo sinistro al suo «secondo tempo». L'ex giocatore, oggi allenatore dell'Under 14, nel documentario del club bianconero: «Operato per 12 ore, mi chiedevo. "E se non mi sveglio?"» L'articolo Simone Muratore, l’ex Juventus si racconta a tre anni dal ritiro a causa di un tumore: «Non sono più quello di prima, la memoria va e viene» proviene da Open.

«Non sono più come prima, la parte destra del corpo è meno sensibile della sinistra e la memoria va e viene, io ci ho provato». A pronunciare queste parole è Simone Muratore, oggi 26 anni, ex giocatore della Juventus. Tre anni fa ha dovuto dire addio al calcio a causa di un neurocitoma al ventricolo sinistro, una rara forma di tumore cerebrale. Dopo un intervento e un percorso di riabilitazione, lo sportivo – oggi secondo allenatore dell’Under 14 del club bianconero – ha provato con tutte le sue forze a tornare a giocare, ma «nulla era più come prima», come ha raccontato a Secondo tempo – La storia di Simone Muratore a cura dello Juventus Creator Lab. Così, l’addio al calcio. Che dà, però, il via a un nuovo capitolo della sua vita.
La scoperta della malattia
Dopo aver scoperto la malattia, il giovane viene sottoposto a un intervento di 12 ore, che poteva costargli la vita o la paralisi: «Pensavo “e se domani mi sveglio e sono paralizzato, o non mi sveglio?” In una scala prima mettevo davanti il calcio, ora sicuramente la salute e la famiglia», racconta Muratore. Nel documentario c’è anche il racconto della madre, Sonia Garino, che ha ripercorso quei momenti, dalla scoperta della malattia alla diagnosi, fino all’intervento. «Mi ha detto “Mamma non sono andato ad allenarmi perché ho tanto mal di testa”. Io mi sono preoccupata perché lui non era soggetto a mal di testa, non l’avevo mai sentito», spiega. Il giorno successivo va ad allenarsi, «ma la società ha preferito farlo vedere: gli hanno subito fatto una Tac, era venerdì e il risultato è arrivato nel pomeriggio. Questo medico ha consigliato alla società di farlo tornare a casa. Lui ci dice “Mamma stasera torno”, e per noi è stata una sorpresa perché non ci aveva detto di questa visita. Io e mio marito siamo andati a prenderlo a Milano, eravamo felici visto che tornava a casa per due giorni».
L’intervento
Ma appena arrivati a casa, la tragica notizia. «Mi dice di sedermi, che doveva parlarmi. Ci ha detto questa cosa e che il giorno dopo saremmo già dovuti essere a Torino per una risonanza. Quindi, ho capito la gravità della cosa. Perché non è successo a me? Perché a lui, che è un ragazzo che sta realizzando il suo sogno, il suo percorso. Dico sempre che lui era sulla vetta e poteva spiccare il volo. Invece da quel 13 novembre 2021 tutto è cambiato. Quando è stato operato, fissavo la porta della sala e pensavo “Chissà se me lo porto a casa”. Ha fatta tanta fisioterapia, lui ci ha sempre creduto. Ma ad oggi lo vedo felice».
«Il secondo tempo»
Poco alla volta, l’ex calciatore è rinato: è diventato papà e ora sta vivendo il «suo secondo tempo», come viene chiamato nel documentario. «Una settimana o 10 giorni dopo l’operazione Simone era uscito dalla sala rianimazione e abbiamo fatto una videochiamata: l’occhio destro, che prima era fisso, stava guardando il telefono. E da lì ho cominciato a rincuorarmi perché ho visto un piccolo miglioramento. Da quel momento in poi piano piano tutti i giorni qualcosa di nuovo», conclude il papà di Muratore.
Foto copertina: INSTAGRAM / SIMONE MURATORE
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