Siamo al bivio che deciderà il riassetto dell’area occidentale | L’analisi di Stefano Folli
“È senz’altro il passaggio più difficile della storia recente: non solo per l’Italia, ma per l’intera Europa. Siamo al bivio che deciderà il riassetto dell’area occidentale, il che riguarda la Nato e il rapporto con Stati Uniti e Russia”. Così Stefano Folli su Repubblica: “Per il governo di Roma, qualunque sia il suo colore – […] L'articolo Siamo al bivio che deciderà il riassetto dell’area occidentale | L’analisi di Stefano Folli proviene da Osservatorio Riparte l'Italia.

“È senz’altro il passaggio più difficile della storia recente: non solo per l’Italia, ma per l’intera Europa. Siamo al bivio che deciderà il riassetto dell’area occidentale, il che riguarda la Nato e il rapporto con Stati Uniti e Russia”.
Così Stefano Folli su Repubblica: “Per il governo di Roma, qualunque sia il suo colore – scrive l’editorialista – è una prova determinante e in altri tempi sarebbe parso naturale parlare di solidarietà nazionale, di convergenza parlamentare intorno ad alcune priorità. Oggi siamo entrati in una nuova fase, quasi indecifrabile. Ci si muove in un terreno inesplorato: vale per Giorgia Meloni non meno che per i suoi avversari politici all’interno come all’esterno, in Italia e fuori.
Rispetto alla politica estera e di sicurezza, non c’è da attendersi oggi un ritorno alla solidarietà nazionale in Parlamento. Almeno non in tempi brevi. E si capisce perché. Si è detto che la coerenza sui temi internazionali è stato l’elemento più positivo del governo di centrodestra. Oggi questa coerenza diventa quasi un fardello. Presupponeva l’aiuto politico e militare all’Ucraina come pegno di amicizia verso gli Stati Uniti: con l’amministrazione Biden, certo, ma ovviamente anche con il successore Trump.
Tuttavia adesso è il presidente degli Stati Uniti che rovescia il tavolo e usa parole di fuoco verso l’alleato di ieri, quel Zelensky che avrebbe dovuto guidare l’Ucraina fino alla vittoria finale. O quanto meno – aggiunge – fino a imporre le condizioni di una pace onorevole. Qui è il nocciolo della linea italiana rispetto all’alleato americano.
Il governo è spiazzato, certo, perché non ha più le spalle coperte e, anzi, si trova a fronteggiare il ‘terzaforzismo’ di Macron. Sta di fatto che la premier non ha alcuna fiducia nelle iniziative di Macron, ma non può dirlo. Deve invece salvare tutto quello che può della vecchia relazione instaurata con gli Stati Uniti (e con Kiev), ma essendo consapevole che lo scenario è cambiato in modo clamoroso.
Altro che solidarietà nazionale. Tutto l’arco dei ‘pacifisti’ si è già spostato contro l’ipotesi di aumento delle spese militari per la sicurezza europea. È il nuovo fronte, una strada tutta in salita perché richiede enormi risorse economiche — sia pure sganciate dal Patto di stabilità — e non incontrerà l’entusiasmo dei contribuenti.
Quanto all’opposizione, non è suo compito correre in soccorso del governo, è ovvio. Ma ancora una volta non ha una linea chiara”.
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