«Se hai di fronte un ostacolo, concentrati sulla via di fuga». Letizia Palmisano, voce gentile della sostenibilità
A 6 anni la sua prima protesta contro il buco dell’ozono. Da allora ha continuato a trattare tematiche green come giornalista, non per mestiere, ma per vocazione. «Ho iniziato a scrivere di ambiente nel 2002. Il mio obiettivo personale era usare gli strumenti della comunicazione per parlare di sostenibilità. E lo è ancora oggi». È autrice de Il Rigiocattolo, una fiaba sull'economia circolare per sensibilizzare i consumatori fin dalla più tenera età

Letizia Palmisano non ha mai avuto bisogno di un’etichetta per definirsi, anche perché sarebbe arduo dargliene una: giornalista, scrittrice, personaggio televisivo e autrice di libri: «Avevo sei anni quando ho fatto la mia prima protesta. Era per il buco dell’ozono. Ricordo che mi arrabbiai tanto perché non capivo che di fronte a un problema nessun adulto muovesse un dito», spiega a StartupItalia.
Da allora, ha guardato il mondo con occhi diversi. Le chiama «lenti verdi». Vedeva cose che agli altri sfuggivano, e sentiva già dentro di sé un senso di urgenza e responsabilità. Ma ci sarebbe voluto tempo, studio e fatica prima che quelle emozioni diventassero un mestiere.
Letizia sarà uno degli ospiti del talk Next Gen, all’interno di L’Oreal for the Future, l’evento che racconta le sfide della sostenibilità con docenti, imprenditori e comunicatori. (13 maggio, Università IULM, ne parliamo qui). L’abbiamo raggiunta per farci raccontare il suo percorso di divulgatrice della sostenibilità.
Rimettersi in gioco a 29 anni
Letizia si laurea in Giurisprudenza, trova un lavoro, inizia il suo percorso nel mondo degli adulti. Ma quella passione per l’ambiente resta confinata al tempo libero. «Mi occupavo di ambiente solo nel tempo libero, ma capii presto che non mi bastava. A 29 anni ho deciso di rimettermi in gioco».
Così, sceglie di cambiare rotta. Diventa giornalista, non per mestiere, ma per vocazione. «Ho iniziato a scrivere di ambiente nel 2002. Il mio obiettivo personale era usare gli strumenti della comunicazione per parlare di sostenibilità. E lo è ancora oggi», racconta.
Per approfondire le tematiche e capire meglio il mondo della sostenibilità entra nelle aziende, dialoga con le pubbliche amministrazioni e le università: Una delle cose che non emerge abbastanza era l’impegno di tanti ricercatori che stavano studiando tecniche sostenibili. «Eppure, le aziende sono state le prime a crederci, prima ancora delle pubbliche amministrazioni. Così, senza averlo pianificato, ho iniziato a chiedere alle imprese di aprirmi le porte delle loro fabbriche. È stato l’inizio del mio percorso come giornalista del Constructive Network, tra giornalismo costruttivo ed economia circolare».
Una penna che racconta soluzioni
Letizia non fa un giornalismo urlato. Non insegue lo scandalo, ma la possibilità. Le sue storie partono spesso da una denuncia, ma arrivano sempre a una proposta, a una strada percorribile.
«A distanza di vent’anni, continuo a raccontare non solo cosa non va fatto, ma soprattutto come potremmo vivere in equilibrio con ciò che ci circonda».
La sua è una voce pacata, ma determinata. Non si improvvisa influencer, non si mette al centro. «Sono una professionista, uno stakeholder. Non mi considero un creator. Per parlare a più persone possibile, ho imparato a usare diversi linguaggi: carta stampata, web, social, sempre con sobrietà».
Dei premi ricevuti nel corso degli anni, Letizia ne parla con un certo pudore.
«Paradossalmente non avevo mai dato troppo peso ai riconoscimenti. Ma leggere le motivazioni con cui mi venivano assegnati mi ha commossa».
Non erano solo premi al lavoro, ma alla visione. Al modo in cui riusciva, con articoli e libri, a rendere la sostenibilità qualcosa di comprensibile, desiderabile. «Ho capito che i miei articoli e i miei libri erano strumenti comunicativi capaci di generare valore».
Uno di quei lavori parlava dei rifiuti digitali — un tema ancora oggi poco discusso, che le è valso premi in occasione della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti.
Le buone pratiche che cambiano il mondo
Nel suo percorso ha conosciuto centinaia di persone straordinarie, in silenzioso fermento per il cambiamento. Racconta di artigiani che recuperano la lana , di biblioteche di oggetti dove si prende in prestito un trapano perché non serve averlo, ma solo fare un buco nel muro, come il progetto Leila a Bologna.
«Cerco di essere un moltiplicatore dell’energia positiva di chi va avanti. L’unico vero difetto? Che queste realtà non sono ancora connesse tra loro». Poi si ferma e cita un ricordo: «Quando presi la patente mi dissero: se hai un ostacolo davanti, guarda la via di fuga e non l’ostacolo. Ecco, io guardo la via di fuga. Così provo a fare anche in tutta la mia vita. ».
Una fiaba per insegnare l’economia circolare
Un giorno, ospite in una scuola, si rende conto che non esistono strumenti che possano favorire la comprensione della sostenibilità per i più piccoli. «Mi sentivo quasi in colpa quando i bambini mi chiedevano strumenti per capire la sostenibilità e io non avevo niente da suggerire».
Allora fa quello che ha sempre fatto: si mette all’opera, prendendo spunto dalle fiabe che raccontava a suo figlio. Nasce così una fiaba sull’economia circolare, Il Rigiocattolo, con tre giocattoli come protagonisti. «Mi sono chiesta come parlare a un bambino di undici anni, ho studiato il linguaggio più adatto. Il Rigiocattolo di Campobasso mi era rimasto nel cuore, e da lì è partito tutto».
L’editore la pubblica, l’illustratrice – pur senza conoscerla – coglie esattamente il senso delle parole. Da lì nasceranno altri libri, altre storie, altri piccoli strumenti per costruire consapevolezza.
Entrare in sintonia
Letizia non crede nella comunicazione a effetto, né nell’allarmismo. Crede invece nella risonanza.
«Credo che l’unica strada possibile sia spiegare alle persone che ognuno di noi può essere attore del cambiamento. Bisogna agganciare il quotidiano, far sentire la sostenibilità vicina, comprensibile».
Per questo, ogni volta che scrive, parla o si espone, Letizia cerca la voce giusta. Quella che arriva, che non respinge, che accoglie. E così facendo, costruisce — giorno dopo giorno — quella via di fuga che guarda sempre, invece di fermarsi all’ostacolo.
Per sapere di più su Letizia Palmisano e avere altri consigli su come parlare di sostenibilità ai più piccoli , segui l’evento L’Oreal For the Future, sia dal vivo (qui per prenotare un posto in platea) o da remoto, con la diretta proposta da Startupitalia sui nostri canali.