Sanremo 2025, le pagelle della serata finale del Festival
Sanremo 2025, le pagelle della serata finale del Festival Si chiude la 75esima edizione del Festival di Sanremo. Nel corso della finale abbiamo ascoltato nuovamente i 29 Big in gara e conosciuto il nome del vincitore di Sanremo 2025. Alla conduzione Carlo Conti, affiancato da Alessandro Cattelan e Alessia Marcuzzi. Di seguito tutti i voti di […]

Sanremo 2025, le pagelle della serata finale del Festival
Si chiude la 75esima edizione del Festival di Sanremo. Nel corso della finale abbiamo ascoltato nuovamente i 29 Big in gara e conosciuto il nome del vincitore di Sanremo 2025. Alla conduzione Carlo Conti, affiancato da Alessandro Cattelan e Alessia Marcuzzi. Di seguito tutti i voti di TPI ai cantanti, ospiti, conduttori e personaggi di oggi.
Carlo Conti 7,5 – I numeri non possono che dargli ragione. Si è preso una bella gatta da pelare, dopo gli anni di successo di Amadeus, e ha fatto addirittura meglio, almeno a leggere i dati d’ascolto. Un Festival che è filato via liscio senza particolari guizzi né imprevisti, con un ritmo serrato imposto dal conduttore, maniaco della scaletta, che ha però limitato i momenti di spettacolo e di improvvisazione. È il Pippo Baudo dei nostri tempi. Il grande professionista che non sopporta la sbavatura o l’inciampo, quello che Montale definiva “l’anello che non tiene”. Il livello delle canzoni è medio-alto, come dimostra l’incertezza fino alla fine sul vincitore. Positive anche le scelte della maggior parte delle spalle alla conduzione, in particolare i comici Geppi Cucciari, Nino Frassica e Katia Follesa. Un Festival “normale”, ma promosso. D’altronde moriremo democristiani.
Alessandro Cattelan 6, Alessia Marcuzzi 4 – In una serata ricca, i co-conduttori si limitano al compitino di presentare i cantanti. Fa il suo e con il suo stile Cattelan, lei troppo caciarona e a tratti imbarazzante.
Francesca Michielin 6 – Una classica ballad sanremese, gradevole ma che in fin dei conti non spicca mai il volo. Francesca Michielin la interpreta con la sua consueta grinta, genuinità e precisione vocale. Un Sanremo non certo fortunato per lei, condizionato dall’infortunio. Porta a casa la sufficienza.
Willie Peyote 7 – La canzone più politica e sociale di questo Festival, rivestita da un motivetto ritmato e incalzante. In modo da arrivare a tutti. Uno sguardo satirico sull’attualità che è la cifra stilistica distintiva dell’artista torinese. Porta il suo stile, senza snaturarsi, accompagnato dal “disturbatore” Luca Ravenna.
Marcella Bella 6 – Forte, tosta, indipendente. Un manifesto femminile e femminista, da parte di una grintosa leonessa 72enne. La quota over di questo Festival che non delude. Una mina vagante piena di esplosività. Certo, la canzone ha un chiaro sapore vintage. Ma d’altronde nessuno si sarebbe immaginato di sentire Marcella Bella in versione trap e con l’autotune. E abbiamo ancora negli occhi e nel cuore lo splendido omaggio all’amato fratello Gianni, un poeta della musica italiana, nella serata delle cover. Chiude all’ultimo posto.
Bresh 7 – I giovani già lo conoscevano, ma questo è per lui il Sanremo della consacrazione. A 28 anni è già una certezza della nuova generazione cantautoriale. Pop moderno e intelligente. Ci fa entrare nel suo mondo: porta un brano tutto suo, senza maschere, vero. E con Cristiano De André ha omaggiato Faber più che degnamente, in una delle migliori cover della serata.
Modà 5 – Una quindicina di anni fa i Modà riempivano gli stadi. Veri teen idol. Restano, anche giustamente, fedeli al loro stile. Un pop urlato che appunto andava di moda nel 2010. Come i pinocchietti o la salopette di jeans. Ma nel frattempo i gusti e le abitudini musicali sono cambiati. Ai fan del gruppo piacerà, noi passiamo avanti.
Rose Villain 6,5 – Bomba sexy, domina il palco con personalità ed è una delle più intonate di questo Festival. Porta il suo stile, che poi è molto simile a quello di Click Boom, tanto da dare la sensazione di qualcosa di già sentito. Gioca nella sua comfort zone ma con credibilità. Un mix di pop e urban che la rendono una delle voci più interessanti della nuova leva.
Tony Effe 4,5 – Questa tentata svolta da cantautore, alla Califano de noartri, ci ha convinto poco. In finale stona più del solito. E per presentarsi sul palco più sacro d’Italia la voce non è un dettaglio. Ci ha regalato una delle poche polemiche di questo Festival, con il caso della collana e il dissing a Carlo Conti. Aridatece Sesso e samba.
Clara 5,5 – Una canzone che scivola via e non lascia il segno, nonostante i vari ascolti e il suo impegno nell’interpretazione. Presenza scenica e voce ci sono, sia ben chiaro, ma al servizio di un brano che sa di già sentito. Un mix un po’ confuso dei vari elementi che funzionano nelle hit oggi in vetta alle classifiche, senza qualcosa di veramente originale.
Serena Brancale 5,5 – Folk, colore, puro Sud, la Puglia nel cuore e nelle vene. Sfrontata e gagliarda, questo brano a ritmi latineggianti lascia purtroppo in ombra la sua splendida voce, fatta di tanti colori e sfumature, che vanno dal soul al jazz, come dimostrato nella cover con Alessandra Amoroso. Nel suo repertorio ha di meglio.
Brunori Sas 8 – Il cantautorato che ci piace. Ci sono gli echi di De Gregori, c’è la poesia e l’amore di un padre per la figlia, il legame con le origini, c’è capacità di scrittura e profondità come pochi altri cantanti in gara a questo Festival. E già tutto questo è una boccata d’aria fresca nel mare magnum di canzoni sentimentali, ballate e casse dritte che dominano il mercato discografico. Al suo esordio a Sanremo, si è messo in mostra nel modo giusto. E non è neppure il meglio tra quanto ha scritto e cantato in carriera. Premio come miglior testo e terzo posto in classifica.
Francesco Gabbani 7 – Dimenticatevi le scimmie che ballano. Gabbani è tornato a Sanremo, dove ha sempre fatto benissimo, con un brano semplice, molto sanremese, forse non il meglio del suo repertorio, ma efficace. Svetta sul palco con mestiere, carisma e personalità. Ricorda Modugno con quelle braccia che si aprono come in Volare. Quando canta lui ti senti al sicuro. Il suo sorriso rassicurante conquista. Osa poco, va dritto per la sua strada senza snaturarsi.
Noemi 7 – Con la sua voce potente, graffiata e particolarissima potrebbe cantare qualsiasi cosa. Quest’anno ha portato un brano molto classico, che non decolla, nonostante le firme di lusso di Mahmood e Blanco. La paura di abbandonarsi completamente all’amore. Nostalgia e un buon ritornello, resta tutto sommato nella fascia mediana di questo Festival.
Rocco Hunt 6,5 – Un ritorno al passato, alle origini, al Rocco di Nu juorno buono. Racconta il legame con le sue radici, lasciare casa per realizzarsi altrove e poi tornare. I sogni e le speranze di un ragazzo di provincia. La rivalsa di chi ce l’ha fatta. Una riflessione sociale in cui tanti giovani potranno ritrovarsi. Rap in chiave neomelodica. La sua interpretazione è sempre partecipata e divertita, ben costruito musicalmente e buon ritmo.
The Kolors 6 – Ce la porteremo fino all’estate, almeno. Divertenti e divertiti, metto a segno l’ennesima hit tutta da ballare. Tormentone costruito in laboratorio per uccidere, con un ritornello martellante, sarà tra le canzoni che spopoleranno in radio. Preferiscono non uscire dalla loro confort zone, puntando sull’usato sicuro del mainstream. Il loro Sanremo lo hanno vinto così.
Olly 8 – Tra le sorprese belle di questo Festival. Grinta, voce, personalità e presenza scenica. Già teen idol. Sicuro di sé come un veterano. Una ballatona che sta già spopolando sulle piattaforme. È nata ufficialmente una nuova stella nel pop italiano. Era considerato da molti tra i favoriti della vigilia, e ha confermato i pronostici.
Achille Lauro 8 – Prosegue nella sua svolta cantautorale con convinzione. Dopo Amore disperato questa Incoscienti giovani è una sorta di naturale prosecuzione in questa fase della sua carriera. Ha messo da parte tutti gli orpelli spesso ridondanti degli anni scorsi. Vendittiano, in finale mette a segno una performance incisiva e intensa. Racconto generazionale, parla a chi rimane costantemente ai margini. Entrato da Papa a questo Festival, chiude al settimo posto.
Coma_Cose 7 – Una cosa è certa: i Coma_Cose quando vanno a Sanremo non ne sbagliano una. Una delle canzoni che è cresciuta di più in questi giorni, un vero e proprio tormentone, leggero ma scritto bene, che sta già spopolando. Dei Ricchi e Poveri 2.0. Una critica sul mondo dei social, con un pezzo pensato proprio per spaccare su quelle piattaforme. Stravagante ma intelligente, potrebbe far storcere il naso ai fan della prima ora del duo.
Giorgia 8 – C’è chi canta, e poi c’è Giorgia. Il suo talento e la sua voce giocano un altro campionato. La canzone non è immediata, ma è cresciuta con gli ascolti. Anche se sembra mancare di qualcosa per spiccare pienamente il volo. La sua personalità e la sua capacità interpretativa strappano gli applausi convinti dell’Ariston. Anni fa avrebbe vinto a mani basse, arriva a sorpresa e ingiustamente soltanto sesta, con l’Ariston in rivolta.
Simone Cristicchi 8 – Quando la musica diventa poesia. Il testo più toccante di questa edizione. Per qualcuno è stata una canzone divisiva. Ma quando un brano arriva così dritto al cuore e emoziona ad ogni ascolto, vuol dire che è vero. Si vola alto. Vita vera. Forte nella sua drammatica autobiograficità, che senz’altro accomuna tante persone. Uno dei momenti migliori del Festival. Chiude quinto e si porta a casa il premio Mia Martini.
Elodie 6,5 – Elegante, intonata, precisa come un metronomo. Sul palco è sempre incantevole e impeccabile. Con questo brano però non fa centro. Poco a fuoco, non gioca un Festival da protagonista, come invece ci si aspettava.
Lucio Corsi 8 – Voleva essere un duro, è stata l’autentica rivelazione di questo Festival. L’elogio della normalità. Il peso delle aspettative che spesso schiaccia molti giovani di oggi. Un folletto atterrato sul palco dell’Ariston che rompe la liturgia sanremese. C’è Renato Zero e c’è David Bowie. Credibile perché vero e originale, porta sé stesso così come è. “Medaglia d’oro di sputo” tra i versi più belli di questa edizione. Nient’altro che Lucio. Un nome che in ambito musicale è sinonimo di qualità. Medaglia d’argento.
Irama 6,5 – Look napoleonico, per un pezzo nel suo stile che i fan sicuramente apprezzano. Il brano non è mai pienamente decollato, resta nel limbo tra le tante ballad di questo Festival. Manca una vera impronta per renderlo originale.
Fedez 7,5 – In questo Sanremo certamente per lui complicato, abbiamo rivisto il Fedez delle origini che ci piace. Il brano è tra i migliori tra quelli in gara e della sua carriera. Lo interpreta con tutte le forze che ha in corpo. Un pugno allo stomaco. Ci ha ricordato di avere un’ottima penna e senso della musica. Lasciatelo cantare. Chiude a un passo dal podio.
Shablo ft Guè, Joshua, Tormento 7 – Tra le cose più belle di questo Festival. Moderni, si fondono alla perfezione. Gospel, jazz, rap delle origini, hip hop, la scoperta della bellissima voce di Joshua, la consolle di Shablo, due mostri sacri come Guè e Tormento per un ritorno ai migliori anni Novanta. Esperimento riuscito.
Joan Thiele 7,5 – Una ballad delicata ed elegantissima. Forse troppo di nicchia e quasi fuori contesto rispetto alle tante canzonette festivaliere. Di certo una bella scoperta per il grande pubblico. Fra Mina e Morricone, speriamo sfrutti al meglio questa vetrina per spiccare il volo.
Massimo Ranieri 6,5 – Un signore della musica italiana, intoccabile e indiscutibile. La sua voce portentosa, il suo modo unico di riempire il palco, il carisma, il sax. Un pezzo vintage, che è un inno all’amore e alla vita. Dignitoso, ma non tra le cose migliori del suo repertorio sconfinato.
Gaia 6 – Chiamo io, chiami tu entra inevitabilmente in testa e sicuramente funzionerà in radio. Ritmi latineggianti, si fa accompagnare da una bella coreografia con i ballerini. Nel complesso il brano risulta un po’ insipido, non mette mai le ali, rimane di fatto solo l’inciso. Un pezzo urban confuso. Ci saremmo aspettati di meglio da lei per questa occasione. Chissà se almeno alla fine sono riusciti a telefonarsi.
Rkomi 7 – Uno dei brani cresciuti maggiormente con gli ascolti, così come le sue performance sul palco. Un pezzo complesso ma che funziona bene. “È un violento decrescendo, è un moderno decrescendo”, con tutte le vocali che Rkomi ha devastato, è già un cult. Arriva solo penutimo.
Sarah Toscano 6 – La più giovane di questo Festival, fa il suo dimostrando di avere una bella voce, personalità e capacità di reggere il peso dell’Ariston. Il brano non la aiuta, troppo nostalgico, pur con un buon ritmo che può funzionare in radio. Ma ha tutte le carte in tavola per rifarsi e dimostrare a pieno il suo talento.