San Giuseppe: la vera storia e perché è la festa del papà
La data del 19 marzo vede la celebrazione della festa del papà, un momento che intreccia fede, tradizione e riflessione sul ruolo della paternità. Nei Paesi di tradizione cattolica, come Italia, Spagna e Portogallo, la giornata è dedicata a San Giuseppe, figura di riferimento per i padri di tutto il mondo. Ma perché proprio il...

La data del 19 marzo vede la celebrazione della festa del papà, un momento che intreccia fede, tradizione e riflessione sul ruolo della paternità.
Nei Paesi di tradizione cattolica, come Italia, Spagna e Portogallo, la giornata è dedicata a San Giuseppe, figura di riferimento per i padri di tutto il mondo.
Ma perché proprio il 19 marzo? La spiegazione affonda le radici nel XV secolo, quando papa Sisto IV inserì la festività nel calendario romano, ritenendo che fosse la data della morte di Giuseppe, il padre putativo di Gesù.
Nel 1955 verrà poi istituita un’altra ricorrenza legata a San Giuseppe, ossia il 1° maggio, giorno di San Giuseppe Artigiano, voluto dalla Chiesa per contrapporsi alla festa dei lavoratori di origine socialista.
E nel resto del mondo? Al di fuori della sfera cattolica, ogni Paese ha sviluppato proprie tradizioni e tempistiche, pertanto la festa del papà si celebra in date diverse dal 19 marzo.
La festa del papà nel mondo
Negli Stati Uniti, la prima celebrazione risale al 19 giugno 1910 – presso la città di Spoken, nello stato di Washington – grazie a Sonora Louise Smart Dodd. Cresciuta da un padre vedovo (William Jackson Smart, veterano della Guerra civile americana) che si era preso cura da solo di sei figli – la madre morì di parto – volle istituire una giornata in onore della paternità. Da allora, negli Stati Uniti e in altri Paesi anglosassoni, il giorno dedicato ai papà cade la terza domenica di giugno.
Le date variano ovunque: in Germania coincide con il giorno dell’Ascensione (40 giorni dopo la Pasqua), in Russia si celebra il 23 febbraio (in concomitanza con la giornata dedicata ai difensori della patria), mentre in Thailandia il 5 dicembre è legato al compleanno del re Rama IX.
Insomma, la figura paterna viene onorata in modi diversi, ma con lo stesso intento: riconoscere l’importanza del padre nella vita familiare e sociale.
Tradizioni popolari e gastronomiche
In Italia, la festa di San Giuseppe è legata a rituali antichi. Marzo segna la fine dell’inverno e, per molte culture contadine, il 19 marzo era l’occasione per salutare la stagione fredda con falò propiziatori. Questa tradizione, diffusa soprattutto nel sud Italia, era un modo per purificare i campi e favorire un ricco raccolto.
Ovviamente, non mancano le specialità gastronomiche. Se dici “San Giuseppe” a un napoletano, la risposta sarà “zeppole!”. I famosi e deliziosi dolci fritti (o al forno) con crema pasticcera e amarene affondano le radici nelle Liberalia, antiche festività romane dedicate a Bacco e a Cerere, dove si preparavano frittelle di frumento. Secondo un’altra versione, invece, l’origine sarebbe monastica, risalente ai conventi di San Gregorio Armeno e Santa Patrizia a Napoli.
In Sicilia, la festa è particolarmente sentita: in alcune località si organizzano dei banchetti collettivi, aperti ai meno abbienti, in cui vengono serviti i piatti della tradizione, come la pasta con le sarde ed il pane di San Giuseppe, per un’occasione che riesce ad unire devozione e solidarietà.
L’evoluzione del ruolo paterno
Al di là delle celebrazioni, la giornata del 19 marzo offre l’opportunità di riflettere sulla paternità. Per secoli, il padre è stato la figura autoritaria della famiglia, spesso distante ma (quasi) sempre rispettata. Oggi, questo modello è cambiato. Gli studi psicologici hanno evidenziato che il legame padre-figlio non è meno profondo di quello materno, sebbene si manifesti in modo diverso.
Un tempo, il padre era il capofamiglia indiscusso, colui che imponeva le regole e manteneva la famiglia. Nella società contemporanea, la paternità si è trasformata: non più solo un punto di riferimento autoritario, ma una presenza affettiva e partecipe nella crescita dei figli. Un’evoluzione che non è priva di difficoltà: la modernità ha infatti messo in discussione il concetto di autorità paterna, facendo emergere una crisi della figura del padre.
Il padre tra letteratura e psicologia
La letteratura ha sempre esplorato la paternità, ma negli ultimi decenni il tema è diventato centrale in studi psicologici e sociologici. Luigi Zoja, nel saggio “Il gesto di Ettore”, analizza l’evoluzione storica della paternità, evidenziando come il ruolo del padre sia passato da guida indiscussa a presenza spesso incerta, con uomini che faticano a trovare il proprio posto nella famiglia contemporanea.
Anche Massimo Recalcati ha approfondito la tematica ne “Il complesso di Telemaco”, in cui riflette su una generazione di figli che non si ribellano più al padre, ma lo aspettano, sentendo la sua mancanza.

Ulisse e Telemaco – olio su tela – Toussaint Dubreuil – 1597 – Mantova, Italia, Museo di Palazzo Ducale @wikipedia
Infatti Telemaco, nell’Odissea, non è in conflitto con Ulisse, ma lo attende con speranza dopo i tanti anni di assenza.
La paternità oggi
Cosa significa essere padre nel XXI secolo? La risposta non è semplice. Se da un lato la società ha smantellato il modello del “padre padrone”, dall’altro non ha ancora delineato un nuovo paradigma stabile. Oggi, molti padri cercano di bilanciare autorità e affetto, partecipazione e indipendenza. Essere padre oggi significa essere un punto di riferimento, ma senza rigidità. Significa educare con empatia, senza cadere nell’iperprotettività.
Non esistono regole universali per essere un buon padre, ma forse un principio guida può essere quello espresso da San Giuseppe: proteggere, guidare ed amare senza bisogno di imporsi.
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