Russia-Ucraina, mistero Putin sui negoziati in Turchia. Trump: «Se lui c’è, vengo». Lula: «Ora vado a Mosca e glielo dico io»

A 24 ore dall'apertura dei colloqui diretti a Istanbul il Cremlino tiene le carte coperte. E l'Ue vara il 17esimo pacchetto di sanzioni L'articolo Russia-Ucraina, mistero Putin sui negoziati in Turchia. Trump: «Se lui c’è, vengo». Lula: «Ora vado a Mosca e glielo dico io» proviene da Open.

Mag 14, 2025 - 16:20
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Russia-Ucraina, mistero Putin sui negoziati in Turchia. Trump: «Se lui c’è, vengo». Lula: «Ora vado a Mosca e glielo dico io»

A 24 ore dall’apertura di colloqui diretti tra Russia e Ucraina in Turchia – i primi da tre anni a questa parte – resta ancora un mistero quale sarà esattamente il profilo dei partecipanti. I capi di Stato o qualche loro rappresentante? Volodymyr Zelensky ha già detto ribadito che intende esserci. Sarà Vladimir Putin se mai, negandosi, a mostrare chi è davvero a non volere la tregua – è la linea portata avanti da Kiev. Il Cremlino però da giorni glissa, e anche oggi il portavoce Dmitry Peskov si è rifiutato di sciogliere il nodo: «Non è cambiato nulla al riguardo, lo faremo quando riceveremo le relative istruzioni dal presidente, e finora non ci sono state istruzioni in tal senso», ha detto rispondendo a chi gli chiedeva se Putin andrà a Istanbul giovedì. Ieri fonti russe davano per probabile che a guidare la delegazione sia alla fine il ministro degli Esteri Sergej Lavrov, ma l’ultima parola dovrà dirla Putin. Quanto agli Usa, attore chiave della “mediazione”, ieri Donald Trump ha detto che ci sarà certamente il segretario di Stato Marco Rubio. Significa che lui non ci sarà? Non è detto. Come ha chiarito oggi, tornando di nuovo sull’argomento dall’Air Force One che lo portava dall’Arabia Saudita al Qatar: «Non so se Putin verrà. So che gli piacerebbe che fossi lì. È una possibilità», ha indicato. Come dire: «Se lui viene a Istanbul, ci sarò anch’io».

La spinta di Brasile (e Cina?) per i negoziati

A premere sul leader russo perché rompa gli indugi e voli a Istanbul a negoziare una possibile tregua duratura, comunque, non sono solo gli americani. Anche il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva ha detto di essere impegnato in questo sforzo: «Cercherò di parlare con Putin. Non mi costa nulla dirgli: “Ehi, compagno Putin, vai a Istanbul e negozia, per l’amor di Dio”»”, ha detto Lula in una conferenza stampa a Pechino, prima di partire proprio per Mosca, dove farà tappa prima di rientrare in patria. Cina e Brasile hanno anche diffuso ieri una dichiarazione congiunta in cui «accolgono con favore la proposta del presidente russo Vladimir Putin di avviare negoziati di pace» e sottolineano come il dialogo diretto sia «l’unico modo per porre fine al conflitto».

Le nuove sanzioni Ue a Mosca

Chi invece mantiene la linea della massima pressione su Mosca è l’Unione europea, che questa mattina ha varato il 17esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia. Le nuove misure approvate stamattina dagli ambasciatori dei 27 Paesi Ue, oltre a colpire nuovamente la cosiddetta “flotta ombra” di Mosca, prevedono anche sanzioni relative alle attività ibride di Mosca, alle violazioni dei diritti umani e all’uso di armi chimiche. «Accolgo con favore l’accordo sul nostro 17esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia. Stiamo limitando ulteriormente l’accesso alla tecnologia del campo di battaglia. E abbiamo elencato altre 189 navi della flotta ombra per colpire le esportazioni di energia della Russia. Questa guerra deve finire. Manterremo alta la pressione sul Cremlino», ha messo la firma sulla decisione la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen su X.

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