Romania. L’estrema destra filorussa trionfa alle elezioni presidenziali
Alle elezioni in Romania l'estremista George Simion ha riportato oltre il 40 per cento dei consensi al primo turno. Il 18 maggio ci sarà il ballottaggio.

- Le elezioni del 4 maggio arrivano dopo l’annullamento di quelle di novembre per presunte interferenze russe.
- George Simion, candidato del partito ultranazionalista Alleanza per l’Unione dei Rumeni, ha vinto con il 40,96 per cento dei voti.
- Il 18 maggio se la vedrà al ballottaggio col sindaco di Bucarest Nicușor Dan, sostenuto da una coalizione filoeuropea.
Il 4 maggio 2025 in Romania si è tenuto il primo turno delle elezioni presidenziali. La chiamata alle urne è arrivata dopo l’annullamento del voto di novembre, che aveva visto l’affermazione dell’estremista di destra Călin Georgescu, poi escluso dalle nuove elezioni per intereferenze russe. Ora il voto ha visto la netta affermazione di George Simion, leader del partito ultranazionalista di estrema destra Alleanza per l’Unione dei Rumeni (AUR), con il 40,96 per cento dei voti, che il 18 maggio se la vedrà al ballottaggio con il sindaco di Bucarest Nicușor Dan, a capo di una coalizione vicina all’Unione Europea. La netta vittoria di Simion ha scosso profondamente il panorama politico nazionale e internazionale e ha portato alle dimissioni del premier Marcel Ciolacu.
L’anno turbolento della Romania
Nelle elezioni presidenziali del 24 novembre Călin Georgescu, sostenuto dal partito di estrema destra Alleanza per l’Unione dei Rumeni, è arrivato primo riportando il 22,3 per cento dei consensi, accedendo al ballottaggio dell’8 dicembre successivo. La legge elettorale romena prevede infatti che la nomina di presidente vada a chi ottiene almeno il 50 per cento dei voti. In caso contrario, si tiene un secondo turno in cui si sfidano i primi due posizionati, che nel caso delle ultime elezioni erano Georgescu ed Elena Lasconi, leader del partito di centrodestra Unione Salva Romania (Usr).
Il 6 dicembre il risultato del primo turno è stato però annullato dalla Corte costituzionale, a causa di presunti interventi russi attraverso campagne di disinformazione su piattaforme come TikTok, che avrebbero favorito la sua candidatura. I giudici della Corte hanno denunciato anche irregolarità nei finanziamenti della sua campagna elettorale. La decisione della Corte costituzionale di annullare l’esito delle elezioni ha causato profonde proteste nel paese ed è stata contestata anche da alcuni rivali politici di Georgescu, oltre che da analisti internazionali esperti di sistemi elettorali.
Le nuove elezioni sono state fissate al 4 maggio, ma a marzo Georgescu è stato escluso definitivamente dalla corsa presidenziale a causa di indagini penali in corso legate al finanziamento della sua campagna elettorale. Il nuovo candidato del partito Alleanza per l’Unione dei Rumeni è diventato allora George Simion.
Le elezioni del 4 maggio
Le elezioni del 4 maggio hanno visto un’affluenza del 53,21 per cento. Il vincitore, in modo schiacciante, è stato George Simion, che ha ottenuto il 40,96 per cento dei voti. Quasi il doppio rispetto a quelli che aveva preso il suo candidato predecessore Georgescu nelle elezioni di novembre, poi annullate. Nicușor Dan, sindaco di Bucarest e sostenuto da una coalizione di partiti pro-europei, ha raggiunto il 20,99 per cento dei voti. Crin Antonescu, candidato della coalizione di governo, si è fermato al 20,18 per cento ed è stato così escluso dal ballottaggio in programma il 18 maggio.
La vittoria di Simion ha avuto ripercussioni immediate sulla politica interna. Il primo ministro Marcel Ciolacu ha rassegnato le dimissioni, dichiarando che la coalizione di governo tra centrodestra e centrosinistra aveva perso la sua legittimità e dichiarandone dunque la fine. Il presidente ad interim, Ilie Bolojan, ha nominato come primo ministro Catalin Predoiu, presidente del Partito Nazionale Liberale, che faceva parte della coalizione di governo e ha già ricoperto due volte la carica.La possibile elezione di Simion alla presidenza rumena potrebbe portare a una svolta in politica estera per la Romania, con ripercussione sull’Europa. Gli analisti temono un avvicinamento alla Russia e un indebolimento del sostegno all’Ucraina, mentre la sua posizione euroscettica potrebbe influenzare negativamente le relazioni con l’Unione Europea e la stabilità della Nato.