Riscossione cartelle: l’identikit del debitore italiano
Analisi della composizione dei debiti fiscali in Italia: troppe piccole cartelle inesigibili, molti debitori storici e recidivi, pochi ma super debitori.

Il direttore dell’Agenzia delle Entrate Vincenzo Carbone, in audizione sul disegno di legge per la rateizzazione dei carichi fiscali, ha fatto il punto sui numeri del magazzino dei debiti pendenti in Italia.
La platea dei contribuenti con somme a ruolo o altre pretese debitorie presenta alta recidività e una prevalenza di crediti di modesto importo ma il cui impatto è irrisorio rispetto alla concentrazione dei super-debiti (il cui valore satura quasi per intero il totale del magazzino) in capo ad una sparuta percentuale di debitori.
Uno scenario che riflette le difficoltà strutturali del sistema fiscale, dove la riscossione coattiva appare inefficace e la rottamazione o i condoni fiscali continuano a perpetuare un ciclo di indebitamento che penalizza la tax compliance.
Magazzino fiscale: prevalgono le imposte non versate
Nel suo complesso, il magazzino fiscale presenta una composizione variegata, con una netta prevalenza di crediti di natura erariale.
Secondo i dati più recenti, l’84% risulta provenire da Agenzia Entrate, Dogane e Demanio, nonché da Amministrazioni statali come Ministeri e Prefetture. Questo riflette la centralità delle imposte dirette e indirette nel panorama fiscale del Paese. Una parte minore dei crediti è legata agli enti previdenziali come l’INPS e l’INAIL (12%), con la restante parte suddivisa tra Comuni (per tributi locali come IMU e Tari) e altri enti locali come Regioni, Camere di Commercio e Ordini Professionali (4%).
Una fotografia dei crediti pendenti
La platea dei debitori è composta da circa 22,3 milioni di contribuenti, di cui 3,5 milioni sono persone giuridiche (società, fondazioni, enti, associazioni, ecc.), mentre i restanti 18,8 milioni sono persone fisiche. Di queste, circa 2,9 milioni sono titolari di un’attività economica, come artigiani, liberi professionisti e piccoli imprenditori.
Uno degli aspetti più significativi di questa platea riguarda la vetustà dei crediti. Circa il 26% del valore totale del magazzino fiscale (circa 336 miliardi di euro) proviene infatti da crediti affidati fino al 2010, quindi vecchi di oltre 15 anni. Solo il 39% dei crediti residui riguarda debiti nati dopo il 2017, mentre il restante 35% si colloca tra il 2011 e il 2017.
Questo evidenzia un accumulo di crediti che, in molti casi, risulta difficile da recuperare a causa dell’età dei debiti, spesso legati a situazioni economiche più datate. La concentrazione dei debiti è poi evidente, con circa il 60% dei contribuenti iscritti a ruolo in almeno 10 annualità, un segnale di alta recidività nei debitori e di difficoltà strutturali nella riscossione.
Pioggia di micro-debitori rallenta il Fisco
Nel dettaglio, delle 296 milioni di singole pretese creditorie (cartelle, avvisi di addebito e accertamenti esecutivi), la maggior parte riguarda importi residui inferiori a 1.000 euro. In particolare, 225,3 milioni di cartelle esattoriali sono di importo esiguo, riflettendo un fenomeno di micro-debitori che rappresentano la parte maggiore delle problematiche di riscossione.
Tuttavia, queste piccole somme costituiscono una percentuale minima del totale complessivo del carico fiscale. Nello specifico, il 43% dei 22,3 milioni di contribuenti ha debiti inferiori a 1.000 euro, ma questa categoria rappresenta solo lo 0,2% del carico residuo complessivo, un segnale di come le piccole cartelle non abbiano un impatto significativo sulle casse dello Stato, pur rappresentando la maggior parte dei singoli crediti pendenti.
Questi piccoli debiti, seppur numerosi, non riescono a contribuire in maniera rilevante alla risoluzione del magazzino fiscale, creando una gestione complessa e inefficace per l’Agenzia delle Entrate-Riscossione.
Poche super-cartelle affossano i conti
Un dato rilevante è che il 87% del valore del magazzino è riferibile a soli 1,32 milioni di contribuenti con debiti oltre 100mila euro, un numero che rappresenta meno del 6% dei contribuenti ma con un peso fiscale significativo.
Questo gruppo di debitori, benché ridotto in termini numerici, concentra gran parte del valore dei crediti non riscossi. Significa che, sebbene la maggior parte dei debitori abbia crediti di valore ridotto, una porzione ristretta di contribuenti detiene una quota dominante delle somme da riscuotere.
Per rendere più efficiente il sistema fiscale sarebbe necessaria una riforma che punti a ridurre il numero delle piccole cartelle, a potenziare la riscossione sui crediti più alti e a introdurre meccanismi più efficaci per la gestione dei crediti storici.
In conclusione, il sistema fiscale italiano deve necessariamente affrontare questa sfida concentrandosi su una gestione più agile ed efficiente di crediti e cartelle, garantendo un recupero più mirato e una maggiore equità fiscale.