Reggio Emilia, proteste contro il progetto di Conad: “Altro cemento in città”. E la società querela i manifestanti
C’è un bosco a Reggio Emilia che rischia di scomparire. Nel quinto comune italiano per incremento della superficie consumata (secondo il Rapporto Ispra 2024), a sud-est del centro urbano esiste un’area alberata ancora inedificata, delimitata dalla via Emilia: il cosiddetto Bosco Ospizio. Circa 4,5 ettari nei quali Conad Centro Nord vorrebbe realizzare degli edifici, tra […] L'articolo Reggio Emilia, proteste contro il progetto di Conad: “Altro cemento in città”. E la società querela i manifestanti proviene da Il Fatto Quotidiano.

C’è un bosco a Reggio Emilia che rischia di scomparire. Nel quinto comune italiano per incremento della superficie consumata (secondo il Rapporto Ispra 2024), a sud-est del centro urbano esiste un’area alberata ancora inedificata, delimitata dalla via Emilia: il cosiddetto Bosco Ospizio. Circa 4,5 ettari nei quali Conad Centro Nord vorrebbe realizzare degli edifici, tra le proteste di tanti cittadini e diverse associazioni ambientaliste. L’ultimo atto la querela, sporta dalla società cooperativa attiva nella grande distribuzione organizzata, nei confronti di 9 persone, in merito a una manifestazione della fine dello scorso febbraio.
Una storia che prende avvio ufficialmente nel 2007 quando, nell’ambito del Programma di riqualificazione urbana Via Emilia, in località Ospizio viene stipulata una convenzione urbanistica tra il Comune di Reggio Emilia e la Rete Reggio Emilia Terza età, proprietaria dell’area – già occupata da una casa di riposo, poi demolita – con annesso Parco.
Si passa al 2015 quando Conad Centro Nord acquista in un’asta pubblica l’area. Il parco circostante nel frattempo si è rinaturalizzato formando un’area boschiva denominata “Bosco Ospizio”, nella quale sono presenti numerosi frassini e platani, querce ed aceri, ippocastani e noci, tigli ed olmi. Alberi ad alto fusto in diversi stadi evolutivi, accanto ai quali si è sviluppata una vegetazione arbustiva. Un luogo naturale che la presenza di una diversificata comunità animale contribuisce a rendere un’isola di biodiversità.
Trascorrono pochi mesi e il Comune di Reggio Emilia stipula con Conad un accordo per la Programmazione operativa comunale che prevede di suddividere il comparto in due macro-aree urbanistiche: una di 13.500 metri quadrati (mq) destinati a verde pubblico, mentre gli oltre 31mila metri quadrati rimanenti interamente impermeabilizzati. Tra edificazione, parcheggi, viabilità interna, aiuole e piazzole di sosta. Gli edifici? “Una struttura commerciale alimentare” di oltre 4.600 mq, una “Casa della Salute” di 1.700 mq e una “Biblioteca e polo territoriale comunale” di 1.100 mq. Il tutto con il sacrificio di 154 alberi, che sarebbero sostituiti con piante giovani per le quali però occorrerebbero decenni prima che possano offrire gli stessi benefici di quelle abbattute.
Dopo le sentenze del Tar e quindi del Consiglio di Stato riguardanti l’edilizia abitativa prevista in un’area limitrofa a quella di Bosco Ospizio, vengono meno i presupposti di una revisione dell’iter amministrativo riguardante il Piano di riqualificazione urbana dello spazio occupato dal parco. Così a novembre 2024 il Comune rilascia a Conad il permesso a costruire. A febbraio 2025 la presentazione del progetto. “Con grande soddisfazione presentiamo il nostro piano di riqualificazione urbana”, che comporterà “un investimento complessivo di 20-25 milioni di euro” dichiara Ivano Ferrarini, amministratore delegato di Conad Centro Nord. Aggiungendo che “questo progetto porterà numerosi benefici alla comunità, tra cui la creazione di nuovi spazi pubblici multifunzionali, la riqualificazione di aree dismesse e l’implementazione di infrastrutture sostenibili”.
Sul progetto gli schieramenti politici locali appaiono contrapposti. Da un lato le opposizioni, contrarie. Dall’altro il Pd e la lista Massari, non dichiaratamente favorevoli, ma comunque decisivi a dicembre 2024 nella votazione contro la mozione popolare firmata da oltre 2.500 cittadini per salvaguardare l’area verde.
Sono invece univoche le critiche del versante ambientalista. “È una operazione che aggiungerebbe cemento alla città, privando i cittadini di uno spazio naturale. Che è anche un cuneo verde tra le aree a sud e quelle a nord. Un luogo di transito per la fauna esistente”, sostiene a ilfattoquotidiano.it Stefano Ferrari, presidente di Ripuliamoci, “un semplice ma ben organizzato gruppo di persone accomunate da amore per la natura e senso civico”, si spiega sul portale. Ferrari accenna anche ad una questione che sarebbe pendente, come scrive a dicembre 2024 e poi a marzo 2025 ilrestodelcarlino.it: la multa di 19mila euro, per “assenza di preventiva comunicazione al servizio fitosanitario della Regione e al Comune”, comminata a settembre 2015 dal Corpo forestale di Reggio Emilia alla Società Sgrò incaricata da Conad di abbattere oltre 90 alberi.
“Si tratta di un fallimento della politica”, dice al ilfattoquotidiano.it Daniele Bigi, presidente di Wwf Emilia centrale: “Le istituzioni cittadine nel loro complesso – spiega – sono mancate nella vicenda, disinteressandosi del confronto con le associazioni ambientaliste e la società civile. Mancando di intervenire, in qualche modo”.
Critica anche la posizione della società civile. Con la realizzazione del progetto, “quasi il 70% dell’intera area Bosco Ospizio verrebbe a perdere la sua funzione di polmone verde nel cuore della città”, scrive in una nota l’Assemblea dei cittadini di Bosco Ospizio “nata circa un anno fa per difendere uno spazio verde nella prima periferia di Reggio Emilia”. Attraverso presidi, eventi culturali e azioni di informazione e tutela ambientale, hanno attratto l’interesse di tante persone anche fuori dall’ambito locale. La petizione lanciata su change.org ad agosto 2024 da Ilaria Mezzenzana, una delle attiviste dell’Assemblea ma anche di Extinction Rebellion, ha raggiunto le oltre 42mila sottoscrizioni. La richiesta alla dirigenza Conad Centro Nord è quella “di considerare di fare un gesto che renderebbe Conad un esempio di responsabilità ecologica: donare il bosco urbano alla città”. Così “questo bosco potrebbe essere conservato e diventare un simbolo di impegno ambientale e sociale”. Nella motivazioni a sostegno della petizione si legge che “l’attuale bosco, cresciuto spontaneamente, è un polmone verde vitale per il quartiere e per l’intera città. Esso offre numerosi benefici: raffrescamento dell’ambiente, riduzione dell’inquinamento, abbattimento dei rumori, assorbimento dell’acqua piovana, produzione di ossigeno e cattura della CO2”.
Oltre alla petizione molte le azioni organizzate. “Il 25 febbraio scorso, in occasione dell’avvio dei lavori di sfalcio della vegetazione, 9 di noi sono entrati nell’area boschiva e si sono seduti di fronte al trattore, al solo scopo di bloccare la distruzione del bosco spontaneo”, si legge tra le motivazioni alla raccolta fondi avviata in rete. “Dopo che le 9 persone hanno ricevuto la notifica dell’avvio di indagini nei loro confronti per violenza privata, invasione di terreni o edifici aggravata e danneggiamento in concorso”, Ilaria Mezzenzana – una delle attiviste colpite dal provvedimento – chiarisce che le accuse sarebbero “spropositate e pretestuose. Non c’è stato nessun danno alle cose, nessuna violenza alle persone”. Aggiungendo che nel gruppo degli accusati “c’era un ultra settantasettenne, oltre a diversi giovani”. Ilfattoquotidiano.it ha provato a contattare Conad senza però riceve risposta.
(Foto di Francesca Cerviotti)
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