“Referendum importante ma non so se andrò a votare”. I quesiti e la sfida del quorum: cosa dicono i sondaggi
I referendum su lavoro e cittadinanza sono importanti, ma forse non andrò a votare. E’ in sintesi il ragionamento della gran parte degli intervistati al sondaggio di Ipsos per il Corriere della Sera sulle consultazioni in programma l’8 e il 9 giugno. Stando alle cifre elaborate dall’istituto demoscopico solo il 28 per cento di chi […] L'articolo “Referendum importante ma non so se andrò a votare”. I quesiti e la sfida del quorum: cosa dicono i sondaggi proviene da Il Fatto Quotidiano.

I referendum su lavoro e cittadinanza sono importanti, ma forse non andrò a votare. E’ in sintesi il ragionamento della gran parte degli intervistati al sondaggio di Ipsos per il Corriere della Sera sulle consultazioni in programma l’8 e il 9 giugno.
Stando alle cifre elaborate dall’istituto demoscopico solo il 28 per cento di chi ha risposto ha una “propensione molto elevata” a presentarsi alle urne. A questi si aggiunge un altro 15 per cento che ritiene probabile che andrà a votare. A fronte di questo 40 per cento abbondante però si mettono insieme il 44 per cento di chi ha una propensione modesta o nulla a partecipare al referendum e un ulteriore 13 che non sa decidersi.
Questi numeri nascono in un quadro in cui solo il 62 per cento dice di essere al corrente che ci sarà il referendum. E una volta letti agli intervistati i quesiti, spiegano da Ipsos, la maggioranza assoluta li ha definiti importanti: il 33 per cento “molto importanti“, il 20 “abbastanza importanti”. Eppure questo non porterebbe a una partecipazione proporzionata. L’effetto di tutto questo è rielaborato da Ipsos in un’affluenza stimata al momento tra un minimo del 32 per cento e un massimo del 38: insomma la sfida del raggiungimento del quorum non è disperata ma nient’affatto facile. E non aiuta nemmeno l’archivio: negli ultimi 30 anni su 10 referendum col quorum solo in due occasioni il 50 per cento è stato superato. Nel 1995 si trattava di questioni di lavoro e della privatizzazione della Rai, nel 2011 c’erano tra gli altri i quesiti sull’acqua pubblica, sul no al nucleare e sul legittimo impedimento (una delle leggi ad personam dei governi Berlusconi).
Com’è prevedibile, per effetto dei temi al centro dei referendum del prossimo mese, la media è prodotto di dati molto diversi tra loro tra i due schieramenti di centrodestra e centrosinistra. Da una parte le cifre sono basse tra i partiti di maggioranza di governo: una propensione medio alta è solo al 34 per cento tra gli elettori di Forza Italia, del 38 tra quelli di Fratelli d’Italia e leggermente più alta tra quelli della Lega (sfiora il 50 per cento). Dall’altra parte sia dentro il Pd sia dentro il M5s tre intervistati su 4 dicono che andranno alle urne.
Va da sé che la grandissima parte di chi si recherebbe alle urne, secondo il sondaggio Ipsos, risponderebbe Sì, di gran lunga in vantaggio sul No. “Siamo ancora distanti dal voto – sottolinea Nando Pagnoncelli nell’articolo di accompagnamento ai dati – e la campagna referendaria deve ancora entrare nel vivo, quindi naturalmente potranno cambiare gli orientamenti: la campagna potrebbe spingere al voto il centrosinistra ma forse anche demotivare quegli elettori di centrodestra che vedranno i loro rappresentanti chiamare all’astensione, in maniera più o meno esplicita”. L’ultimo caso, ieri, è stato quello del presidente del Senato Ignazio La Russa che ha detto che farà “propaganda affinché la gente stia a casa”.
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