Reato di femminicidio: prima del codice penale, va cambiata la cultura

Subito prima dell’8 marzo, il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge per introdurre il reato di femminicidio, cioè l’uccisione di una donna “in quanto donna”, che verrà punito con l’ergastolo. Il provvedimento si accompagna a delle modifiche al Codice rosso, lo strumento introdotto nel 2019 per accelerare le indagini sui casi di […] The post Reato di femminicidio: prima del codice penale, va cambiata la cultura appeared first on The Wom.

Mar 11, 2025 - 23:58
 0
Reato di femminicidio: prima del codice penale, va cambiata la cultura
Il governo vuole introdurre il reato di femminicidio, punibile con l’ergastolo. Tuttavia la deterrenza non è uno strumento efficace per contrastare davvero la violenza di genere. Serve un cambiamento culturale

Subito prima dell’8 marzo, il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge per introdurre il reato di femminicidio, cioè l’uccisione di una donna “in quanto donna”, che verrà punito con l’ergastolo. Il provvedimento si accompagna a delle modifiche al Codice rosso, lo strumento introdotto nel 2019 per accelerare le indagini sui casi di abuso, e all’inasprimento delle pene per i reati connessi alla violenza di genere. Il disegno di legge è propedeutico a un testo unico che verrà presentato nei prossimi mesi.

Cosa cambierà sul femminicidio

Anche se la parola “femminicidio” è ormai entrata nel lessico comune e viene usata quotidianamente da giornali e tribunali, finora in Italia non esiste una fattispecie di reato apposita, ma solo un’aggravante. L’articolo 577 del Codice penale aumenta la condanna nel caso in cui l’omicidio sia commesso contro persone legate da vincoli di parentela o di affinità, anche risalenti al passato. Nonostante fosse stata ribattezzata dai media “legge sul femminicidio”, l’aggravante viene applicata anche nel caso in cui sia la moglie a uccidere il marito. Questa impostazione era da tempo molto criticata dalle associazioni femministe e dai centri antiviolenza, perché non riconosce la specificità del femminicidio, che non è un reato come tutti gli altri.

La parola “femminicidio” non si riferisce infatti al sesso della vittima o al solo legame famigliare, ma al fatto che l’uccisione avvenga per mano di un uomo (che può essere anche un padre, un fratello o un amico) in una dinamica di sopraffazione della libertà della donna. Inoltre la sola aggravante risultava difficile da applicare, come dimostra il recente caso di Salvatore Montefusco, condannato a 30 anni di reclusione e non all’ergastolo dopo aver ucciso la moglie e la figlia adottiva. Secondo i giudici, l’omicidio sarebbe avvenuto in un contesto di conflitti familiari che non c’entrerebbero con la dinamica della violenza di genere, nonostante Montefusco lo abbia commesso il giorno prima della sentenza di separazione dalla moglie.

Una manifestazione di protesta contro i femminicidio a Roma
Una manifestazione di protesta contro i femminicidio a Roma

Cosa non va in questa proposta

Di per sé, il riconoscimento del reato di femminicidio non è una cattiva notizia, anche perché il disegno di legge prevede una formazione specifica per tutti gli operatori di giustizia, dalle forze dell’ordine ai giudici. Tuttavia, come ha sottolineato la presidente della rete dei centri antiviolenza D.i.Re Antonella Veltri, “non è con pene severe o più severe che si afferma il diritto delle donne di vivere una vita libera dalla violenza”. Negli ultimi anni, infatti, le politiche del governo hanno puntato tutto sulla deterrenza, aumentando le pene per i reati del codice rosso o introducendo strumenti come il braccialetto elettronico anti-stalking. Tuttavia, tra settembre e ottobre del 2024 si sono verificati ben tre femminicidi commessi da uomini che indossavano il braccialetto.

Gli inasprimenti delle pene introdotti negli anni non hanno cambiato le cifre della violenza di genere: i femminicidi restano stabili negli anni, mentre il numero di altri reati come maltrattamenti in famiglia e violenze sessuali è addirittura cresciuto

Se è vero che parte di questo fenomeno si spiega con l’aumentata consapevolezza delle donne rispetto a questi fenomeni, e quindi a una maggior propensione alle denunce, questo potrebbe anche essere un segnale del fatto che le campagne di prevenzione funzionano più per le potenziali vittime che per i potenziali aggressori. Resta poi aperto il tema della certezza della pena: un codice penale sempre più ricco e articolato non si traduce in automatico in un sistema giudiziario che funziona e che assolve alla funzione prevista dalla Costituzione, ovvero “tendere alla rieducazione del condannato”.

Una manifestazione a Roma del movimento Non Una di Meno
Una manifestazione a Roma del movimento Non Una di Meno

Un cambiamento culturale

Numerosi studi dimostrano ormai che l’inasprimento delle pene non ha un effetto deterrente neppure per i reati comuni, tanto meno per la violenza di genere che ha invece radici culturali e sociali profonde. Queste radici però appaiono intoccabili. Il femminicidio di Giulia Cecchettin aveva aperto il dibattito sull’urgenza di fare educazione affettiva e sessuale nelle scuole, ma il piano annunciato dal ministro dell’istruzione Valditara, già carente nella sua impostazione, un anno e mezzo dopo non è mai partito. Anzi, l’impressione è che abbia solo rinsaldato il fronte degli intransigenti che considerano ogni tipo di educazione di genere una forma di “indottrinamento”. 

Il femminicidio è il culmine di un fenomeno più ampio, che va combattuto prima che le donne vengano uccise

Sembra una cosa ovvia, ma le risposte che abbiamo prodotto finora si concentrano tutte sul momento in cui il reato – se non il femminicidio uno dei suoi reati spia – è già stato commesso: le vittime vanno tutelate e la giustizia va assicurata, ma la violenza di genere si combatte solo impedendo agli uomini anche solo di pensarla, prima ancora di metterla in atto. E il nuovo reato di femminicidio, purtroppo, non assolverò questa funzione.

The post Reato di femminicidio: prima del codice penale, va cambiata la cultura appeared first on The Wom.