Quanti ETF è meglio avere in portafoglio? Scopri come ottimizzare il portafoglio

Negli ultimi anni, gli Exchange-Traded Fund (ETF) hanno guadagnato una crescente popolarità tra gli investitori grazie alla loro diversificazione, trasparenza e costi gestibili. Tuttavia, la domanda cruciale che molti investitori si pongono è: quanti ETF è meglio avere nel proprio portafoglio per massimizzare i rendimenti e ridurre i rischi? Se da un lato l’ampia gamma di […] L'articolo Quanti ETF è meglio avere in portafoglio? Scopri come ottimizzare il portafoglio proviene da IoInvesto SCF.

Mag 9, 2025 - 12:41
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Quanti ETF è meglio avere in portafoglio? Scopri come ottimizzare il portafoglio

Negli ultimi anni, gli Exchange-Traded Fund (ETF) hanno guadagnato una crescente popolarità tra gli investitori grazie alla loro diversificazione, trasparenza e costi gestibili.

Tuttavia, la domanda cruciale che molti investitori si pongono è: quanti ETF è meglio avere nel proprio portafoglio per massimizzare i rendimenti e ridurre i rischi?

Se da un lato l’ampia gamma di ETF offre molte opportunità di investimento, dall’altro può generare confusione nel selezionare la combinazione ottimale.

In questo articolo, esploreremo la strategia di costruzione del portafoglio attraverso una riflessione critica sulla quantità di ETF da includere, cercando di individuare il giusto equilibrio tra diversificazione e semplificazione.

Partiamo dal presupposto che per diversificare adeguatamente non servono molti ETF, già 3/5 che investono in cose diverse potrebbero essere sufficienti. Questo grazie all’ampia diversificazione già inclusa all’interno di molti fondi indicizzati.

Se non vuoi perderti tra troppe opzioni e preferisci una guida personalizzata, possiamo aiutarti a scegliere la giusta combinazione di ETF per il tuo portafoglio.

Con un’analisi gratuita del portafoglio, potrai ottenere una consulenza su misura per ottimizzare i tuoi investimenti.

Ottimizzare per diversificazione

La diversificazione è da sempre considerata il mantra degli investimenti. Ma con un numero sempre crescente di ETF che coprono diverse classi di asset, settori e regioni geografiche, la scelta diventa complessa.

Da un lato, avere troppi ETF potrebbe portare a una sovrapposizione eccessiva, riducendo l’effetto della diversificazione. D’altro canto, un numero limitato potrebbe esporre il portafoglio a rischi specifici di settore o regione.

Sovrapposizione

La sovrapposizione è quando acquisti degli ETF che hanno lo stesso (o quasi lo stesso) sottostante, questo potrebbe concentrare il rischio dell’investimento anziché diversificare.

Ad esempio, se acquisti un ETF SP500 ed un ETF world, anziché diversificare stai concentrando il rischio. L’ETF world avrà già di suo tutti i titoli inclusi nell’SP500, quindi l’investitore sta sovrapesando le large cap americane, non diversificando.

Guardare ai sottostanti degli ETF aiuta a capire dove si sta sovrapponendo e dove si sta diversificando.

Metodologia di indicizzazione

Inoltre è bene considerare la metodologia dell’indice, se ad esempio stai investendo in un MSCI World, il 70% dell’investimento sarà concentrato sulle large cap americane, mentre il resto del mercato sarà molto meno influente sui rendimenti per via del peso dello 0,00X% delle partecipazioni.

In questo caso, acquistare un ETF ex-USA migliora la diversificazione del portafoglio, in quanto distribuirai il rischio in modo maggiormente omogeneo anziché lasciarne molto su pochi titoli.

In effetti, diversificare in modo ottimale non è sempre semplice. Spesso si tende a concentrarsi troppo su pochi settori o regioni, rischiando di esporre il portafoglio a fluttuazioni impreviste. Ma tu puoi avere la sicurezza di diversificare correttamente, senza lasciare nulla al caso.

Lasciati aiutare da un esperto indipendente, che ti guiderà verso una strategia personalizzata e bilanciata, in grado di ridurre i rischi e massimizzare i ritorni.

Diluizione dei rendimenti

Avere troppe posizioni troppo piccole nel proprio portafoglio può essere controproducente, a maggior ragione se sono ETF.

Esempi:

  • Se avessi un 1% del portafoglio in un ETF con 300 titoli, ognuno di essi peserebbe per lo 0,003% del totale, di conseguenza se uno o più di questi avessero performance eccezionali il ritorno complessivo sarebbe per lo più nullo.
  • Mettiamo invece caso che con quell’1% selezioni un ETF che farà meglio del mercato, anche supponendo una performance cumulativa superiore del 2% annuo (non è poco) il rendimento dopo 10 anni di un investimento così piccolo darà un ritorno dello 0,2% maggiore del resto del portafoglio. Qualora avessi invece selezionato più ETF piccoli e rischiosi allo stesso scopo, la performance di quelli che sottoperformano potrebbe addirittura rendere negativo il ritorno della strategia.

La dimensione di un ETF dovrebbe essere tale che la sua performance abbia un impatto tangibile. Oltre che una mera questione di ritorno % sul totale, anche gli importi investiti sono rilevanti.

Esempio:

  • Immaginiamo che tu abbia solo 1000€ ed investi 900€ su un classico indice globale come parte “principale” del portafoglio, mentre piazzi 50€ su due ETF che tracciano indici diversi, sperando che facciano meglio del mercato. Se alla fine dell’anno l’indice globale è salito del 3% mentre le due “scommesse” di addirittura il 10% (caso piuttosto raro, non ci sperare) il tuo ritorno sarebbe: +27€ per il World, +10€ per gli altri. Se avessi investito tutto nel World ti sarebbe cambiato per circa 7€ il rendimento. Sarai d’accordo che 7€ sono irrilevanti per chiunque, sperando che tu non abbia pagato commissioni di transazione extra per fare due acquisti aggiuntivi

Se invece investi capitali importanti, quell’extra rendimento potrebbe valere un appartamento. In tal caso è opportuno affinare la propria asset allocation, ma non è questo l’articolo.

Commissioni

Commissioni assolute

Le commissioni hanno un impatto significativo sui rendimenti degli investimenti perché rappresentano costi diretti che vengono detratti dal valore totale del portafoglio.

Quando si acquistano o si vendono strumenti finanziari, come azioni, obbligazioni o ETF, le commissioni sono addebitate per l’esecuzione di queste transazioni.

L’impatto delle commissioni sui rendimenti è particolarmente rilevante quando si considerano periodi di investimento a lungo termine. Se per esempio fai 1 operazione al mese e paghi 5€ di transazione alla fine dell’anno saranno 60€ di costi sostenuti. Questi sono soldi persi di fatto.

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Commissioni sul totale

Un calcolo che ti può aiutare a capire quanto impatto hanno le commissioni che stai pagando è il seguente:

FEE/TOTALE INVESTITO

Questa divisione ti restituisce la % che lasci al broker nel fare l’operazione. Se ad esempio spendi 5€ per acquistare 3000€ di un ETF è come se avessi pagato lo 0,10% di commissioni, in questo caso è un impatto molto basso. Se avessi speso 50 € per la stessa operazione avresti devoluto al broker ben l’1% del tuo investimento, decisamente tanto.

Una commissione ragionevole potrebbe essere inferiore al mezzo punto %. Ricorda inoltre che avere molte posizioni può comportare molte più spese in fase di ribilanciamento.

Semplicità di gestione

Avere tante posizioni da gestire può essere complesso, oltre che dispendioso da un punto di vista di tempo. Immagina di dover ribilanciare un lazy portfolio di 5 ETF oppure un portafoglio molto grande che ne ha 10-15…

Non solo è complicato da un punto di vista matematico, ma è anche poco pratico per distribuire il nuovo capitale.

Metti caso che hai 1000€ freschi da investire, nel caso del lazy portfolio ti ritroveresti ad incrementare una, magari due posizioni. Nel caso del portafoglio con 10 ETF dovresti fare più operazioni piccole, con queste conseguenze:

  • Maggiori costi di transazione (si spiega da se)
  • Minore precisione: se hai pochi soldi da dividere in diversi ETF, il prezzo di alcuni di questi potrebbe costringerti ad investirci più o meno del dovuto. Alcuni ETF costano oltre i 100€ per quota

L’alternativa sarebbe rinunciare a ribilanciare, ma potrebbe non essere efficiente sul lungo termine e portare ad asset allocation molto poco in linea coi tuoi obiettivi.

Quanti ETF avere: cosa facciamo noi

Non esiste la regola che va bene per tutti, in quanto ognuno ha

  • Un capitale diverso: che come abbiamo visto è un aspetto rilevante
  • Una diversa asset allocation: che potrebbe includere strategie più o meno complesse
  • Commissioni diverse: che potrebbero rendere più/meno costoso acquistare molteplici ETF

I nostri portafogli modello hanno tra i 4 ed i 12 ETF. 4 per i portafogli sotto i 20K, 8 per quelli sotto i 100K e 12 per i portafogli grandi. Potrebbe non essere la soluzione per tutti ed in ogni caso averne un paio in più o in meno non fa molta differenza, tuttavia lo troviamo un bilanciamento ragionevole.

In tutti i casi i portafogli sono molto diversificati e non riteniamo opportuno averne oltre i 10/15 anche per patrimoni molto grandi, in quanto si andrebbe a complicare la strategia e diluire la performance senza grandi benefici in termini di diversificazione.

Altre regole utili possono essere:

  • Non pagare più dello 0,5% di costi di transazione, evitando quindi operazioni troppo piccole
  • Dare ad ogni ETF un peso minimo all’interno del portafoglio, ad esempio 5% (che comunque è poco, considerando che è a sua volta diversificato)
  • Darsi un cap al numero di ETF che ci sembri ragionevole e cercare di ottimizzare la strategia all’interno di quel range. E’ un ottimo lavoro di ottimizzazione ed aiuta a focalizzarsi su quello che è importante anziché disperdere
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