"Psicologo a scuola come figura stabile": la sfida di Gulino, prima donna a capo dell’Ordine nazionale

“La salute mentale è una priorità. I giovani chiedono ascolto, non possiamo lasciarli soli”. L’ansia, racconta la dottoressa, è il disturbo più diffuso

Apr 14, 2025 - 21:12
 0
"Psicologo a scuola come figura stabile": la sfida di Gulino, prima donna a capo dell’Ordine nazionale

Firenze, 14 aprile 2025 - Estendere a livello nazionale la sperimentazione toscana dello psicologo di base e rendere più strutturale la presenza degli psicologi all’interno delle scuole. Ecco due dei più ambiziosi obiettivi che si pone Maria Antonietta Gulino che, presidente dell’ordine degli psicologi della Toscana, è adesso la prima donna eletta alla guida del consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi.

Intanto, quale significato ha per lei questo traguardo?

“Sono molto felice e orgogliosa. Rappresento una comunità professionale che è composta per oltre l’80% da donne, quindi il fatto che io sia la prima presidente è un grande segno di speranza. È tempo che le donne rivestano ruoli apicali non come eccezione, ma per competenza e capacità, senza differenze di genere. Siamo pronte e dobbiamo esserci, soprattutto quando si tratta di guidare comunità professionali che ogni giorno lavorano per il benessere delle persone”.

Da dove inizierà il suo mandato? Quali saranno le prime azioni concrete?

“Intanto partirò da un ascolto attento del contesto nazionale. Io vengo dalla Toscana, una regione dove ho lavorato intensamente per promuovere il benessere psicologico in primis degli adolescenti e dove ho contribuito alla stesura della legge sullo psicologo di base, la cui sperimentazione è partita nel settembre scorso. Vorrei che questa esperienza diventasse un modello da estendere a tutto il Paese. Perché la salute non è solo fisica, ma anche psichica, relazionale, sociale. E dobbiamo prenderci cura di tutte queste dimensioni”.

A che punto è la sperimentazione dello psicologo di base in Toscana?

“Sta andando molto bene. Le richieste non mancano e, poi, un rifinanziamento recente ha permesso di estendere il servizio in modo che sia più capillare in tutta la regione. L’obiettivo è rispondere ai bisogni psicologici di tutta la popolazione in modo semplice, tempestivo e gratuito. Come funziona? Si accede tramite il medico di medicina generale o il pediatra di libera scelta. Si espone la propria problematica e si viene indirizzati verso lo psicologo di base più vicino. È un intervento di primo livello, pensato per intercettare il disagio prima che diventi qualcosa di più problematico. Sono tante le situazioni di stress, da una bocciatura a una delusione familiare, che se rimangono irrisolte possono generare un peggioramento anche dello stato di salute. Ecco, questo significa intervenire per tempo, fare prevenzione nel modo migliore. Poi, nel caso in cui lo psicologo di base valuti per il paziente un percorso più strutturato, allora la persona viene indirizzata ai servizi del territorio per un intervento di cura di secondo livello”.

Chi si rivolge di più a questo servizio? Quali sono le principali richieste?

“Soprattutto i giovani e gli adolescenti. Le richieste più frequenti riguardano l’ansia, le difficoltà relazionali, l’isolamento, le dipendenze digitali e purtroppo anche l’autolesionismo. È una fascia fragile, che ha vissuto sulla propria pelle un’accelerazione della generale precarietà: sociale, economica, emotiva. I nostri giovani ovviamente non hanno ancora strumenti solidi per affrontarla e, spesso, vedono un futuro che appare loro incerto, minaccioso, poco promettente. Viviamo in un mondo ad altissima pressione, che chiede di essere sempre performanti, sempre connessi, sempre all’altezza. Ma questi ragazzi alla loro età non sempre riescono a gestire tutto questo”.

Quali sono i campanelli d’allarme da non sottovalutare nei figli?

“Ognuno conosce il proprio figlio. Ma se vediamo un comportamento che cambia e si ripete nel tempo, dobbiamo fermarci. Un ragazzo che si isola, che non parla, che diventa improvvisamente irascibile, che altera le sue abitudini alimentari o di sonno, che perde interesse per ciò che prima gli piaceva… Sono segnali da non ignorare. Se tutto questo dura una o due settimane, è importante intervenire. Il disagio va ascoltato prima che diventi malessere”.

Che ruolo hanno i social in tutto questo?

“I social non sono il nemico. Ma se diventano l’unica forma di relazione, allora sì, diventano un problema. Social e sociale non sono la stessa cosa. Nella relazione in presenza impariamo a gestire noi stessi, a conoscere i nostri limiti e le nostre risorse. Senza relazioni reali si perde il contatto con la realtà. Ecco perché è fondamentale imparare e formarsi attraverso le relazioni in presenza”.

Sarebbe opportuno rendere gli psicologi figure strutturate all’interno del sistema scolastico?

“Certo. Ritengo che lo psicologo scolastico debba essere una presenza stabile, integrata nel sistema. E non solo per i ragazzi: anche per i docenti, per i genitori, per tutta la comunità educativa. Oggi viviamo in una società che cambia rapidamente e anche gli strumenti educativi devono essere aggiornati. Lo psicologo in aula sarebbe fondamentale per aiutare i ragazzi a leggere la realtà, ad elaborare quel che accade intorno a noi e ad orientarsi in questo mondo sempre più complesso”.

Ci può dare un quadro più ampio della situazione psicologica oggi?

“Secondo l’ultimo report dell’Ordine degli Psicologi della Toscana, condotto con l’Università di Firenze, le richieste di supporto psicologico sono in crescita in tutte le fasce d’età. In particolare, appunto, il 66% dei professionisti segnala un aumento tra adolescenti e giovani adulti. Anche i bambini (58%) e gli adulti (46%) mostrano un trend crescente. L’ansia è il disturbo più diffuso: l’87% degli psicologi la rileva negli adolescenti, l’80% nei bambini, il 79% nei giovani adulti e il 69% negli adulti. Preoccupano anche l’isolamento sociale, le dipendenze digitali, i disturbi alimentari. Aumentano anche le dipendenze da internet (65%), videogiochi (55%), tabacco (52%). Nei più anziani, invece, si evidenziano depressione e uso problematico di sedativi e psicofarmaci”.