Proteggiamoli
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Sono da poco calate le polveri del Rally dell’Adriatico, gara ormai storica e classica con tutte le accezioni, positive e meno positive, del termine. Un condensato di gara su due giorni e pochi chilometri a cui abbiamo assistito da bordo strada e dove non sono mancati bei passaggi e qualche emozione.
Ma il mio focus di oggi va su due ragazzi che hanno letteralmente impressionato sulla sempre bella terra marchigiana: Matteo Fontana e Giovanni Trentin.
Giovani italiani che stanno gettando basi importanti per le proprie carriere e su cui vale la pena di fare più di un ragionamento.
Entrambi hanno dato spettacolo nel loro “allenamento” nelle Marche, entrambi saranno al via del Rally di Portogallo. Ma andiamo per gradi.
I risultati al Rally dell’Adriatico in vista del Portogallo
Giovanni Trentin era il più giovane nella sua categoria ed era allo start con le gomme Pirelli rispetto alle Hankook che troverà tra Fafe e dintorni. Così come a Foligno e al Val d’Orcia, ha tenuto le sue prestazioni ben lontane da quelle del “giovane chiamato a fare esperienza”. Ha spinto tanto, ha regalato passaggi importanti ed ha chiuso con una quarta piazza che lo proietta in terza posizione nel CIRT a dodici punti da Battistolli e quattordi dal leader Ciuffi.
Matteo Fontana ha corso con Michelin e stravinto tra le Rally3 con la sua Ford Fiesta, togliendosi la soddisfazione di mettersi alle spalle più di una Rally2. Lo avevamo visto fare molto bene in Svezia (secondo di WRC3) ed anche a Cingoli ha dimostrato una parabola di apprendimento sempre più tendente verso l’alto. Sul passaggio è sempre risultato velocissimo e consistente, a dispetto di una vettura sicuramente non fluida come una Rally2.
Insomma un altro weekend di soddisfazioni per entrambi che ora sono chiamati alla grande sfida del Rally Portugal 2025.
Un contesto fatto di età giusta, solidità progettuale ed educazione
Attorno a questi due ragazzi si è creato un mix di condizioni interessanti. Possono stare in macchina spesso, mettendosi alla prova in diverse situazioni di gara e contesti competitivi. Alle loro spalle progetti famiglie che hanno impostato una progettualità che li porta a correre con un obiettivo, aumentando il grado di pressione gradualmente e controllando l’evoluzione secondo i principi della serietà, la pacatezza e il giusto grado di divertimento. Il tutto supportato da un età che non può che essere dalla loro parte e da un’educazione che non può che fare bene.
I rischi
Tutto sembra talmente giusto e ben allineato da farsi venire il timore che possa essere rovinato. Non è infatti difficile (e sulla carta non sarebbe nemmeno sbagliato) pensare che certe tenaglie istituzionali possano accorgersi della bontà del tutto, tanto da voler provare a metterci le mani. E di come va a finire di solito ne è piena la storia.
Così come il desiderio di godere di un po’ di luce riflessa da parte di chi potrebbe e dovrebbe in primis sostenere. E allora l’età rischia di diventare un difetto, le possibilità delle proprie famiglie una colpa. Paradossi all’italiana a colpi di impietosi paragoni con piloti che hanno avuto la fortuna di unire il proprio talento all’essere nati sempre in Europa ma, un po’ più verso nord-est.
Cosa fare da qui al prossimo futuro?
Giovanni e Matteo hanno talento, questo è fuori discussione, e lo stanno mettendo in strada ogni volta che ne hanno l’occasione.
Si provi una volta tanto a remare tutti dalla stessa parte, si sostengano a prescindere, lasciando per una volta nel cassetto la voglia di fare i professori di “come si porta un italiano nei rally che contano”. Le possibilità che all’improvviso tutto smetta di funzionare sono alte, è la storia dei rally a dircelo, ma sarà già stata una vittoria se tutti coloro che possono sostenerli saranno riusciti a non contribuire al solito elenco dei rimpianti.
Aiutiamoli a crescere, spingiamoli a migliorare e lavoriamo insieme per proteggerli da quella immancabile voglia che l’ambiente italiano ha di far male a se stesso. Io dico che ne vale pena.
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