Primo Maggio, cosa pensano gli italiani del lavoro? Legacoop: “Trappola di fatica e frustrazione”

Secondo il report Legacoop-Ipsos, il 42% dei lavoratori lo percepisce con connotazioni negative: 4 su 10 ritengono di non potervi esprimere la propria personalità. Disagi avvertiti soprattutto dal ceto popolare e dai 31-50enni

Apr 30, 2025 - 18:36
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Primo Maggio, cosa pensano gli italiani del lavoro? Legacoop: “Trappola di fatica e frustrazione”


Roma, 30 aprile 2025 – Che cosa rappresenta il lavoro oggi per gli italiani? È ancora percepito come fattore identitario, elemento di dignità, opportunità di crescita? Il Report FragilItalia ‘Lavoro e alienazione’, realizzato da Area Studi Legacoop in collaborazione con Ipsos, in base ai risultati di un sondaggio condotto su un campione rappresentativo della popolazione italiana per testarne le opinioni relative al tema, delinea una realtà molto diversa, di diffusa insoddisfazione e disaffezione verso il lavoro, con differenze significative relative, soprattutto, all’età e al ceto di appartenenza e, per talune evidenze, al livello di istruzione.

"Il lavoro, da motore di dignità e sviluppo, si sta trasformando sempre più in un fattore di insoddisfazione e alienazione”, afferma Simone Gamberini, presidente di Legacoop. “Il lavoro, oggi, rischia di diventare una trappola di fatica e frustrazione. Stress, alienazione e insoddisfazione dilagano, colpendo soprattutto chi dovrebbe essere nel pieno della propria vitalità professionale. Se sei giovane o appartieni al ceto popolare, hai il doppio delle probabilità di sentirti disconnesso, svuotato, senza scopo”.

Cosa dicono i dati 

Colpisce, anzitutto, il fatto che più di 4 italiani su 10 – il 42%, che sale al 50% nel ceto popolare e al 55% tra i laureati – descriva il proprio lavoro con almeno una connotazione negativa: “impegnativo”, “stressante”, “faticoso”, “distaccato”.

Ancora più significativo che nella classe di età 31-50 anni, ovvero delle persone che sono nel pieno dell’attività lavorativa, a pensarla così siano 6 italiani su 10 (il60%). Insomma, il lavoro vissuto più come un obbligo che come un’occasione di espressione o di realizzazione personale.

Al contrario, ad indicare almeno una connotazione positiva – “dinamico”, “creativo”, “in linea con il mio modo di essere” – è il 34% (il 41% tra i laureati, il 43% nel ceto medio e nella fascia di età 31-50 anni).

Gamberini: “Primo maggio sempre più attuale"

“Primo maggio sempre più attuale: non c’è futuro senza lavoro dignitoso e sicuro. Serve un impegno comune delle istituzioni e delle parti sociali per costruire contesti lavorativi che riconoscano e valorizzino le persone, restituendo senso e prospettiva stabile e sicura al loro impegno quotidiano”, conclude Gamberini.