Prima delle Europee nessuno accennava al riarmo, ma scegliere tra guerra o pace è un nodo gordiano
Le elezioni europee sono state celebrate da poco più di nove mesi. In precedenza, la Commissione aveva conteso agli Stati Uniti i galloni di primo mandante della guerra di resistenza contro l’aggressione russa. Alla fine del 2024, assieme al Regno Unito, aveva spiazzato il partner atlantico, assediato da una campagna presidenziale dai foschi presagi, quali […] L'articolo Prima delle Europee nessuno accennava al riarmo, ma scegliere tra guerra o pace è un nodo gordiano proviene da Il Fatto Quotidiano.

Le elezioni europee sono state celebrate da poco più di nove mesi. In precedenza, la Commissione aveva conteso agli Stati Uniti i galloni di primo mandante della guerra di resistenza contro l’aggressione russa. Alla fine del 2024, assieme al Regno Unito, aveva spiazzato il partner atlantico, assediato da una campagna presidenziale dai foschi presagi, quali si sono realizzati appieno a fine anno.
C’era poco petto da gonfiare, però, giacché l’ambita primazia tra i vincenti si stava trasformando in un incubo, il primato dei perdenti. Un anno fa, la probabile sconfitta della politica bellica della Ue non era un mistero per nessuno, tranne che per l’elettorato, abusato della propria credibilità da un implacabile sistema mediatico. Il dilemma tra incassare la sconfitta lanciando iniziative di pacificazione e rilanciare la sfida attraverso il riarmo non era una vaga alternativa, ma un nodo gordiano da sciogliere con pochi indugi, subito dopo le elezioni.
Quanti partiti, italiani e non, avevano inserito il riarmo nel loro programma elettorale? Eppure, questa decisione non è stata presa al brusco risveglio da una nottata di luna storta, ma preparata in lungo e in largo. Quanti partiti europei avevano discusso con gli elettori l’antipatico dilemma da sciogliere subito dopo il voto? Né tantomeno spiegato come lo avrebbero risolto se eletti.
Nessuno chiarì che, se la maggioranza fosse stata confermata, l’Unione avrebbe tirato dritto senza tanti fronzoli verso il riarmo. Nessuno promise di rinominare la Commissaria capo tedesca. Nessuno accennò all’indispensabile new entry della vice estone, sostenitrice dell’obiettivo di “Break Russia Into Pieces”: fare a pezzi la Russia, frammentandola in docili staterelli. Il vecchio sogno inglese descritto nei romanzi di Rudyard Kipling è sempre nel cuore degli eredi dell’impero britannico, che hanno già messo gli occhi addosso alle risorse minerarie ucraine, alla faccia dell’assopito fratello americano. Non solo gli occhi, evidentemente, se l’amministrazione Trump non è ancora venuta a capo del protettorato sulle cosiddette terre rare.
Alla vigilia delle elezioni europee del 2024, il programma del Partito Democratico italiano —L’Europa che vogliamo — affermava testualmente che “non possiamo rinchiuderci in un’Europa fortezza, che scivola verso un’economia di guerra” e ribadiva in grassetto che “non crediamo che l’Europa debba costruire un’economia di guerra”. E ancora, sempre in grassetto: “Vogliamo una politica industriale comune per la difesa che eviti una escalation incontrollata delle spese militari nazionali”. La missione del riarmo europeo era un tema noto e non marginale, ma fu del tutto ignorato nei comizi di chi è stato poi eletto e transuma ora tra Bruxelles e Strasburgo gonfiando il petto del riarmo, con le due sole eccezioni di Cecilia Strada e Marco Tarquinio. Chi mai ne accennò nei talk show o sui social prediletti? Chi mai tra costoro chiese il voto per riarmare il continente e, soprattutto, la Germania?
L’argomento era ignorato perfino dai più infoiati guerrafondai da salotto, impegnati nel glorificare l’ineluttabile e prossima vittoria del suprematismo occidentale. E indirizzare le magnifiche sorti dei progressisti verso un luminoso futuro di prosperità a cottimo. Nessuno spiffero era uscito dalle finestre televisive sul necessario riarmo della Germania, in palese violazione degli impegni postbellici.
Si può prendere in giro la gente in molti modi. La politica italiana ha offerto esempi alti e perfino arditi. Come dimenticare il voto parlamentare sulla tenera nipote di un dittatore egiziano, prediletta dal primo ministro in carica? E il nostro portafoglio emette tuttora un flebile ritornello prodiano: “Con l’euro lavoreremo un giorno in meno e guadagneremo come se lavorassimo un giorno in più”. Guerra o pace, però, è davvero un nodo gordiano. Non si scherza. E chi scherza si fa molto male, come insegna la storia del primo Novecento. Soprattutto a sinistra: Corridoni e Mussolini si scoprirono incompatibili con Turati e Matteotti, pur nella baraonda di correnti del socialismo italiano dell’epoca. E non finì bene.
L'articolo Prima delle Europee nessuno accennava al riarmo, ma scegliere tra guerra o pace è un nodo gordiano proviene da Il Fatto Quotidiano.