Poste-Tim, un'alleanza che rafforza l'Italia in Europa
L’analisi degli esperti sull'acquisizione da parte di Poste Italiane di una quota del 15% della compagnia telefonica italiana dalla francese Vivendi

Roma, 2 aprile 2025 – Sulla scia di quanto sta accadendo nel settore bancario, anche i player delle telecomunicazioni muovono i primi tasselli per diventare più grandi competitivi. Lo dimostra l’operazione tra Poste Italiane e Tim, che punta a favorire il consolidamento del mercato delle telecomunicazioni in Italia. L'acquisizione da parte di Poste Italiane di una quota del 15% della compagnia telefonica italiana dalla francese Vivendi, porta la sua partecipazione complessiva al 24,81%, segnando un significativo cambiamento negli assetti proprietari di Tim. La presenza francese nel capitale sociale del gruppo è passata, invece, al 2,51%. L'operazione tra il colosso italiano delle spedizioni e il grande player italiano delle telecomunicazioni favorirebbe, così, una governance più definita, più stabile e meno conflittuale, che potrebbe aprire nuove opportunità di creazione di valore.
Sinergie strategiche per un futuro competitivo
Poste Italiane sta negoziando per trasferire i suoi cinque milioni di clienti di Poste Mobile dall'attuale fornitore Vodafone all'infrastruttura di rete di Tim a partire dal 1° gennaio 2026. Le due società possono sviluppare delle sinergie rilevanti, in quanto Poste sta diventando un player variegato e potrebbe sostenere lo sviluppo di diversi asset: dalla logistica, passando per la digitalizzazione, ai servizi finanziari e all’energia. Dunque, tra i due colossi ci può essere una complementarietà. Poste Italiane è un'azienda di grandissime dimensioni, una delle sei società italiane presenti nella lista Fortune 500, e “può crescere ancora", spiega Stefano Caselli, direttore della SDA Bocconi e professore di finanza dell’Università Bocconi. Dall’altra parte, Tim è un'azienda che ha avuto un percorso “travagliato”. Oggi, dopo essersi liberata dal fardello della rete e del debito, Tim è un'azienda che può finalmente tornare a giocare nel mercato.
Un modello per il consolidamento europeo delle telecomunicazioni
Il settore delle telecomunicazioni è particolarmente frammentato in Europa, questo permette uno spazio di M&A “molto forte”. E’ l’esempio di Iliad, che ha già mostrato interesse nei confronti di Tim. Poste però avrebbe visto un angolo importante, e avendo una redditività importante, ha le capacità per le integrazioni. Quanto sta accadendo tra Poste e Tim “può diventare un modello molto interessante” secondo Caselli. L'uscita di Vivendi non raffredda i rapporti tra Italia e Francia, che restano solidi, soprattutto in ambito finanziario. Infatti, l’operazione tra Poste e Tim rientrerebbe in una partita più ampia, che vede in Europa la necessità di creare realtà più grandi. Quella di Tim è un'operazione “irrisolta da troppo tempo” ricorda Caselli, e con Poste “la sua partita si chiude”. Anche la valutazione da parte dei fondi potrebbe essere solo “positiva”, in quanto l’azionista in gioco per Tim è molto forte. Gli investitori vedono così la possibilità di piani industriali molto forti. Secondo Caselli, finché il Pil dei Paesi membri europei resta positivo e il mercato finanziario è sano, “ci sono tutti i presupposti per operazioni di M&A in questo momento". E così, anche nei prossimi mesi potrebbero esserci operazioni di consolidamento, come nel caso di Poste e Tim.
Operazione tra Poste e Tim: una “buona notizia”
L’operazione tra Poste e Tim è una “buona notizia” anche secondo Marco Simoni, professore di economia politica alla LUISS Guido Carli School of Government di Roma, che vede nell’operazione tra Tim e Poste un consolidamento della politica industriale europea. Tim è un'azienda che ha passato molte vicissitudini, dalla privatizzazione ad oggi. In questo momento, il mercato americano è in difficoltà per via dell’attuale amministrazione. Quindi, si potrebbe aprire uno spazio per investimenti in Europa. Tim negli ultimi vent'anni è stata soggetta a una instabilità della proprietà, mentre Poste rappresenta il partner “ideale” sia per la sua posizione nel mercato globale, che dal punto di vista del business. Il colosso italiano delle telecomunicazioni ha bisogno di capitare stabile, perché una società di grandi dimensioni necessita di programmare, distribuire e individuare strategie industriali che non durano nel breve periodo ma guardano al futuro. L’operazione, quindi, fortifica la posizione delle due aziende italiane, che possono contare su sinergie industriali.
Poste rafforza Tim: un passo verso un'Italia più innovativa
Simoni ricorda che le vicissitudini di Telecom hanno indebolito “non solo l'azienda stessa, ma anche il sistema italiano”. L’Italia ha bisogno di innovazione. Quindi, lo Stivale deve puntare alla realizzazione di una grandi aziende. Il fatto di avere aziende grandi molto indebolite “è stata una delle cause fondamentali dell’indebolimento del sistema innovativo italiano nel settore delle telecomunicazioni” osserva. Ecco perché, il fatto che Poste adesso sia l'azionista di controllo e quindi prometta un lungo tempo di stabilità, “è una prima e una buona notizia, perchè rende la società più sicura” aggiunge.
Alleanza per l'Europa: più stabilità e visione industriale
Come anticipato dalle parole di Mario Draghi, oggi non si può considerare l'Italia, la Francia e gli altri Paesi europei solo come confini nazionali, ma come Europa. Per quanto motivo, anche secondo Simoni, il venir meno della presenza francese nel capitale di Tim non incide nel rapporto tra Italia e Francia. E poi, la cosa più importante resta una governance interna più forte per Tim, dal momento che negli ultimi vent'anni le difficoltà della società sono dipese specialmente dall’instabilità della proprietà. La presenza di Poste Italiane in Tim converge verso questo obiettivo, rendendo più solida la governance interna e garantendo più certezza per gli altri investitori e per i rapporti con altre aziende, per fare piani di lungo periodo. L’operazione tra Tim e Poste Italiane è un chiaro ritorno al periodo industriale, una stagione che si è aperta negli ultimi 2-3 anni, e per questo è “certamente una operazione di lungo periodo” spiega Simoni. Dal punto di vista europeo e dell'interesse continentale, avere un'azienda forte in più, come può essere Tim insieme a Poste, "è meglio per tutti” chiosa il professore di economia politica alla LUISS Guido Carli School of Government di Roma.