Ponte sullo Stretto, il governo chiede il permesso all’UE: “Serve per truppe e NATO”

Il Ponte sullo Stretto di Messina non è solo un’opera infrastrutturale destinata a unire la Sicilia al continente: ora diventa anche una questione di sicurezza continentale. O almeno è quanto sostiene il governo italiano all’interno di un documento inviato alla Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen. La realizzazione del ponte viene definita dall’esecutivo […] The post Ponte sullo Stretto, il governo chiede il permesso all’UE: “Serve per truppe e NATO” appeared first on L'INDIPENDENTE.

Apr 21, 2025 - 17:54
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Ponte sullo Stretto, il governo chiede il permesso all’UE: “Serve per truppe e NATO”

Il Ponte sullo Stretto di Messina non è solo un’opera infrastrutturale destinata a unire la Sicilia al continente: ora diventa anche una questione di sicurezza continentale. O almeno è quanto sostiene il governo italiano all’interno di un documento inviato alla Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen. La realizzazione del ponte viene definita dall’esecutivo «imperativa e prevalente per l’interesse pubblico» non soltanto per ragioni economiche o di protezione civile, ma anche e soprattutto per motivazioni geopolitiche e militari, fondamentali in caso di scenari di guerra per «il passaggio di truppe e mezzi della NATO».

È questo il passaggio centrale del dossier con cui il presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro delle Infrastrutture e vicepremier Matteo Salvini stanno cercando di aggirare i ferrei vincoli ambientali europei. La strategia è infatti quella di inserire il ponte nel Military Mobility Action Plan dell’UE, il piano continentale per facilitare il movimento rapido delle forze armate, contando così sull’etichetta di “opera strategica militare” al fine di ottenere le indispensabili deroghe ambientali. Se la Commissione europea darà l’ok, il Ponte sullo Stretto potrebbe perfino rientrare nel novero delle spese militari utili a far crescere il rapporto spesa-difesa/Pil, come auspicato dall’Alleanza Atlantica. Nella relazione allegata alla richiesta, l’esecutivo ha enucleato le ragioni della scelta: «L’aumentata connettività della Sicilia rispetto al resto del Paese e dell’Europa ha delle chiare implicazioni geopolitiche e, quindi, per la difesa del territorio», si legge, in particolare per la vicinanza con importanti basi NATO come quelle di Sigonella, Trapani, Augusta e Catania. Il ponte, una volta operativo, «potrebbe elevare notevolmente i livelli di efficienza dei processi di safety e security». Esprimendo preoccupazione, il Comitato No Ponte ha pubblicato un comunicato in cui ha evidenziato come, nel caso in cui scoppiasse un conflitto, «il ponte sarebbe un facile obiettivo/bersaglio da colpire e distruggere».

Il documento del governo cita anche i recenti scenari internazionali di instabilità, dai Balcani al Medio Oriente, come fattori che rendono ancora più urgente e necessaria la costruzione dell’opera. Non mancano altri argomenti a sostegno dell’infrastruttura, come lo sviluppo economico regionale, il miglioramento della risposta in caso di calamità naturali e il superamento delle «limitazioni operative del trasporto marittimo» tra Sicilia e Calabria. Si menziona anche la possibilità di trasportare più rapidamente mezzi e personale di protezione civile, con tempi di intervento che, secondo il governo, si ridurrebbero significativamente.

Il vicepremier Salvini, da sempre promotore della realizzazione del ponte, si dice «determinato ad andare fino in fondo», promettendo 120mila nuovi posti di lavoro e uno sviluppo economico di lungo periodo per il Meridione. Sulle barricate le forze di opposizione. Il leader dei Verdi, Angelo Bonelli, punta il dito contro i membri del governo, accusandoli di essersi «inventati l’interesse militare per superare i vincoli ambientali europei» e annunciando che produrrà una diffida formale al Cipess, il Comitato interministeriale per la programmazione economica. «Si sono inventati l’interesse militare – attacca – per superare la verifica di impatto ambientale». Duro anche il Partito Democratico, che per bocca di Annalisa Corrado parla di uno scenario «comico, se non fosse tragico», mentre Agostino Santillo del Movimento 5 Stelle ha evidenziato le contraddizioni della Lega, facendo notare che «Salvini è contrario al piano di riarmo europeo, ma ora vuole infilare lì dentro il Ponte sullo Stretto».

Attualmente, l’iter per l’approvazione del Ponte sullo Stretto è in stallo. Nonostante gli annunci del Ministero delle Infrastrutture, il progetto non ha infatti ancora ottenuto l’autorizzazione ambientale e non può essere approvato dal Cipess. Il problema principale riguarda tre siti di interesse comunitario, per cui le compensazioni ambientali previste sono insufficienti: serve una deroga della Commissione Europea, che richiede una risposta formale, allungando i tempi. L’amministratore delegato di Stretto di Messina, Pietro Ciucci, ha confermato che i lavori potrebbero iniziare solo nel 2026, partendo con opere complementari. A gennaio, inoltre, è arrivato un nuovo ostacolo per il progetto del Ponte, avendo Il TAR del Lazio accolto il ricorso dei comuni di Reggio Calabria e Villa San Giovanni – i quali avevano contestato che i loro pareri non fossero stati considerati nel processo decisionale – contro l’ok del Ministero dell’Ambiente all’opera. Ai Comuni è stato infatti consentito di presentare nuovi documenti sui possibili impatti ambientali dell’opera. Il Ministero dei Trasporti e la società Stretto di Messina avevano chiesto l’inammissibilità del ricorso, ma il TAR ha deciso di esaminarlo nel merito.

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