Quel film che scatenò lo scandalo. La ‘guerra’ tra Lucca e Cortese

Il regista nel 1952 girò nella nostra città la pellicola "Articolo 519 codice penale" nella quale. Lucca veniva dipinta con alcune frasi ritenute all’epoca particolarmente "ingiuste e incivili".

Apr 22, 2025 - 05:02
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Quel film che scatenò lo scandalo. La ‘guerra’ tra Lucca e Cortese

Lucca e la sua fama di essere scelta quale set d’eccezione per girare film di successo, arriva da lontano. È il mese di novembre 1952 e l’attore, regista e critico teatrale Leonardo Cortese, previo contatto con l’allora presidente dell’Ente provinciale del turismo e altre istituzioni, raccoglie entusiasmo per la proposta di girare a Lucca il suo film "Articolo 519 codice penale", la cui trama racconta la storia di un dottore che intrattiene una relazione con una minorenne: la famiglia scopre il fatto, gli chiede di sposarla ma lui rifiuta e viene trascinato in tribunale con l’accusa di violenza carnale.

Il presidente dell’Ente del turismo come gli altri soggetti sono ignari della trama ma si intravede nella scelta di girare il film, un’opportunità di promozione della città. È il 6 novembre 1952 – così riporta il settimanale Epoca in un numero speciale dedicato alla regina Elena di Savoia – e il regista ottiene di proiettare l’anteprima nazionale del film nell’allora cinema Pantera di via Fillungo.

La pellicola vede l’interesse di moltissimi lucchesi; alcuni hanno partecipato quali comparse alle riprese e fra questi ci sono anche un avvocato e un ammiraglio. Del cast fanno parte attori noti, Rosy Mazzacurati, Giorgio Albertazzi, Paolo Stoppa, Cosetta Greco. Dopo pochi minuti dall’inizio della proiezione in sala inizia a serpeggiare il malumore; il pubblico è turbato, l’imbarazzo è palpabile. Sono alcune frasi pronunciate dai protagonisti (Franco e Chiara) che suonano per la cittadinanza, l’ente del turismo e il Comune di Lucca, come particolarmente "ingiuste e incivili", rappresentando "un’offesa alla città".

Le frasi sono queste: "Non ci lasceremo soffocare da questa città", "Quando si è rinchiusi in una città come questa bisogna reagire, ribellarsi alla mentalità di questa gente". E ancora: "Se lo scandalo dilaga lei avrà di fronte tutta la cittadinanza, pettegola, implacabile...".

Poi nel film Chiara dice a Franco con tono esasperato, entrambi sulla Torre Guinigi: "Sputa su questa città" e Franco esegue. Il film rimane a Lucca quattro giorni, con un incasso strabiliante. Ma la protesta avanza tra i cittadini e gli amministratori. La città si sente umiliata, la trama è scabrosa anche se ha ricevuto il visto da parte della censura. Il presidente dell’Ente del turismo non ci sta: non solo obietta a Cortese una mancanza dei patti rispetto ai quali la città avrebbe dovuto essere maggiormente visibile (si parla, invece, di riprese notturne dalla Torre Guinigi, Piazza San Michele e poco più), ma la morale supera ogni altra contestazione: sconveniente far passare Lucca come riconoscibile in una trama dai toni imbarazzanti.

Il regista replica che non si può identificare nel film (che ha quale scopo il senso della sessualità tra i giovani dell’epoca), la città di Lucca. Il sindaco di allora scrive addirittura alla Presidenza del Consiglio, si chiede di rimuovere il nome della città dai cartelloni: insomma, l’imbarazzo è alle stelle, le frasi sono oltraggiose, si teme un danno all’immagine e al buoncostume di Lucca e dei suoi abitanti. Ma è altrettanto difficile, da parte delle autorità, portare nelle aule di un tribunale regista e produttore per aver diffamato una città. Dell’argomento, anche il settimanale Epoca lascia in bilico l’epilogo. Si evidenzia invece chiaramente che il fatto, proprio per la risonanza mediatica, ha avuto il merito di produrre una pubblicità sia a Lucca che al regista il quale, per girare le scene del film, ottenne da subito la collaborazione delle istituzioni. Ma era, appunto, il 1952 e il clima quello di una prassi della morale pubblica contestualizzata al periodo.

Alla fine gli incassi al botteghino, almeno quelli, rappresentarono una sorta di ristoro: oltre 50mila biglietti venduti e un incasso superiore alle 400mila lire.