Perché Zuckerberg ha lanciato una app Meta Ai per iOS e Android?

Menlo Park sfodera l'app Meta Ai compatibile con gli occhiali intelligenti realizzati dal gruppo. Chiara l'intenzione di presidiare tutti gli ambiti utili a potenziare e sfamare i propri algoritmi: via social, app messaggistiche e ora software stand alone. Nel frattempo il Garante della Privacy ricorda agli utenti (e non) che hanno il diritto di opporsi all'utilizzo dei propri dati

Apr 30, 2025 - 11:23
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Perché Zuckerberg ha lanciato una app Meta Ai per iOS e Android?

Menlo Park sfodera l’app Meta Ai compatibile con gli occhiali intelligenti realizzati dal gruppo. Chiara l’intenzione di presidiare tutti gli ambiti utili a potenziare e sfamare i propri algoritmi: via social, app messaggistiche e ora software stand alone. Nel frattempo il Garante della Privacy ricorda agli utenti (e non) che hanno il diritto di opporsi all’utilizzo dei propri dati

Con il lancio dell’app Meta Ai che contiene il chatbot di Intelligenza artificiale di Menlo Park il piano di Mark Zuckerberg sembra entrare in una “fase due” della propria strategia legata al predominio nel settore sempre più florido dell’Intelligenza artificiale (nel quale la Big Tech Usa intende investire quest’anno tra i 60 e i 65 miliardi di dollari) finalizzata ad allargare la platea di utenti raggiungendo coloro che non rientrano tra gli iscritti ai suoi social – Facebook e Instagram – e non usano WhatsApp (l’apparizione di Meta Ai sull’app di messaggistica senza che sia possibile disattivarla ha causato qualche sobbalzo anche all’Europarlamento).

COS’E’ L’APP META AI

Basata su Llama 4, ovvero il modello di intelligenza multimodale più avanzato che la società di Mark Zuckerberg abbia sguinzagliato, l’app Meta AI è in grado di rispondere a domande comuni, risolvere problemi, effettuare ricerche sul web via Bing, generare ed editare le immagini, attraverso una conversazione testuale o vocale. Si può persino “telefonarle”, ovvero avviare una conversazione come se dall’altro capo della linea ci fosse una persona in carne e ossa, ma si tratta di una feature al momento disponibile solo negli Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda.

L’INCROCIO CON CHATGPT

Mentre OpenAi sta pensando di sviluppare il proprio social network per alimentare le proprie Ai con le conversazioni, i post, i filmati e le conversazioni degli utenti, Menlo Park, che già dispone di tutto questo, ha deciso di invadere il territorio delle app “stand alone” à la ChatGpt. Gli atti giudiziari di un caso contro Meta avevano del resto rivelato che i dirigenti dell’azienda fossero “ossessionati” dall’idea di superare il Gpt-4 di OpenAI.

L’app Meta Ai punta sul proprio feed Discover attraverso il quale invita gli utenti a condividere con i propri amici i risultati delle conversazioni con l’intelligenza artificiale: con ogni probabilità le conversazioni che ne scaturiscono verranno sfruttate dall’algoritmo per affinare ulteriormente le proprie abilità.

LA CONVIVENZA CON GLI OCCHIALI SMART RAY-BAN

Altro punto di forza della soluzione tecnologica implementata a Menlo Park che potrebbe permetterle di guadagnare terreno sulle rivali riguarda l’implementazione con i Ray-Ban Meta Smart Glasses: la nuova app Meta Ai permette di avviare una conversazione dagli occhiali per poi, tramite il tab Cronologia, portarla sull’applicazione o sulla chat web. O viceversa. E soprattutto ciò consente di avere l’interazione con l’assistente senza passare dallo smartphone.

Naturalmente altri modelli di Intelligenza artificiale come Gemini di Google e ChatGpt di OpenAi si trovano già a bordo di una infinità di device, indossabili o meno, ma poter godere di un hardware sviluppato in casa – per quanto la base installata sia irrisoria rispetto a smartphone e smartwatch – potrebbe essere un vantaggio per Menlo Park. Un vantaggio che permette al gruppo fondato da Zuckerberg di mettersi in scia – con le opportune differenze – a Google, che al momento gode del supporto interno sia dei propri device (i Pixel) sia della presenza software del diffusissimo sistema operativo Android: entrambi consentono alla sua Ai di arrivare un po’ ovunque nel mondo. E su Mountain View, meglio non dimenticarlo, incombe la nota spada di Damocle dello spezzatino Antitrust.

META AI, L’AVVERTIMENTO DEL GARANTE

A proposito di incognite legate a improvvisi interventi delle autorità, proprio nelle ultime ore il Garante della Privacy italiano ha ricordato all’utenza del nostro Paese che “Da fine maggio Meta addestrerà i suoi sistemi utilizzando i dati personali degli utenti che non si saranno opposti” (Start Magazine ha dedicato all’argomento un articolo). E lo ha fatto sottolineando un tema di fondo che permane ma che al momento pare di difficile risoluzione, ovvero che il diritto all’opposizione non spetti solo agli “utenti di Facebook e Instagram”, ma anche ai “non utenti i cui dati possono essere comunque presenti sulle due piattaforme perché pubblicati da utenti”. Anche in capo a tali soggetti deve essere considerato “il diritto di opporsi al trattamento dei propri dati personali per l’addestramento dell’intelligenza artificiale di Meta, utilizzando i moduli resi disponibili online dalla società”.

“L’opposizione, se esercitata entro fine maggio, permette di sottrarre all’addestramento dell’intelligenza artificiale di Meta tutte le informazioni personali, mentre se esercitata successivamente interesserà solo i contenuti pubblicati successivamente e non quelli già online”, dice l’Autorità italiana che “invita il pubblico a informarsi circa le conseguenze e gli effetti dell’eventuale utilizzo dei propri dati personali per l’addestramento dei modelli di intelligenza artificiale e a esercitare i propri diritti in maniera libera e consapevole”.

L’EUROPA VIGILA SULLA CONFORMITA’ DEL TRATTAMENTO DEI DATI DI META

Ma soprattutto pone l’accento su un’altra questione: “Mentre i dati pubblicati dagli utenti minorenni sono sottratti di default al trattamento di Meta per l’addestramento delle proprie intelligenze artificiali, non è, tuttavia, escluso che dati relativi a utenti e non utenti minorenni possano essere presenti nei contenuti pubblicati da utenti maggiorenni”. In questo caso viene sottolineato come “utenti e non utenti minorenni e chi su di loro esercita la responsabilità genitoriale dovrebbero valutare l’opportunità di esercitare il diritto di opposizione utilizzando il modulo riservato ai non utenti dei servizi di Meta”. Nel mentre il Garante “sta lavorando con le altre Autorità europee per valutare la conformità del trattamento dei dati personali che Meta ha annunciato di voler porre in essere sulla base del legittimo interesse”.