Perché non finiscono i guai di J&J per il talco

Pagare 10 miliardi di dollari, dichiarando il fallimento di una filiale creata appositamente per le controversie legate ai casi di cancro presumibilmente collegati al talco, non metterà la parola fine ai guai di Johnson & Johnson. Ecco cosa ha stabilito l'ultima sentenza

Apr 3, 2025 - 15:34
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Perché non finiscono i guai di J&J per il talco

Pagare 10 miliardi di dollari, dichiarando il fallimento di una filiale creata appositamente per le controversie legate ai casi di cancro presumibilmente collegati al talco, non metterà la parola fine ai guai di Johnson & Johnson. Ecco cosa ha stabilito l’ultima sentenza

 

Anche l’ultimo tentativo – il terzo – di Johnson & Johnson di chiudere decine di migliaia di cause legali che gli imputano casi di cancro alle ovaie presumibilmente dovuti al suo talco è andato fallito. Per un tribunale statunitense, la nuova filiale creata appositamente dalla multinazionale per le controversie non può dichiarare bancarotta.

L’ULTIMA SENTENZA

Lunedì scorso, per la terza volta, un tribunale statunitense ha respinto la proposta di 10 miliardi di dollari avanzata da Johnson & Johnson per risolvere decine di migliaia di cause legali in cui si sostiene che il suo borotalco e altri prodotti a base di talco causano il cancro alle ovaie.

J&J ha cercato di porre fine alle controversie attraverso il fallimento di una società controllata, dopo che due precedenti tentativi di bancarotta erano falliti in altri tribunali. Come già accaduto in passato, il giudice ha dichiarato che l’azienda non è da considerarsi in bancarotta.

Le motivazioni sono che l’accordo proposto “non ha ricevuto un sostegno sufficiente da parte delle donne in causa” e che “si è spinto troppo in là nel rilasciare richieste legali contro entità che non avevano presentato istanza di fallimento, tra cui rivenditori che vendevano prodotti J&J e Kenvue, un’azienda di salute dei consumatori che J&J ha scorporato nel 2023”.

COME L’HA PRESA J&J

J&J ha dichiarato in un comunicato che non farà appello, ma anche che non ha alcuna intenzione di patteggiare le richieste di risarcimento e che invece “tornerà al sistema della responsabilità civile per contestare e sconfiggere queste rivendicazioni sul talco prive di fondamento”.

Il colosso era abbastanza sicuro che questa volta la proposta, presentata al tribunale fallimentare del Texas, avrebbe avuto successo perché l’importo offerto era maggiore e l’accordo era stato sostenuto dalla maggioranza delle vittime che avevano votato. La risoluzione avrebbe inoltre messo fine a più di 60.000 cause pendenti e impedito che ne venissero intentate di simili in futuro.

LE QUERELANTI

In realtà, circa un anno fa, quando J&J aveva avanzato la sua nuova proposta, le presunte vittime di cancro e le loro famiglie non erano sembrate affatto soddisfatte dell’accordo e cinque querelanti, che rappresentano oltre 50.000 persone avevano nuovamente citato in giudizio la multinazionale.

L’accusa era di frode per i “ripetuti e continui tentativi di utilizzare la bancarotta di una società di comodo per risolvere decine di migliaia di cause che sostengono che i suoi prodotti a base di talco contengano amianto e causino il cancro”. Affermavano inoltre che la strategia fallimentare di J&J le fa risparmiare miliardi di dollari di risarcimento.

Per avere successo, la strategia di J&J, oltre a ottenere il benestare del tribunale, avrebbe dovuto incontrare il favore di almeno il 75% dei querelanti che hanno avuto tre mesi per pronunciarsi.

Anche stavolta, un avvocato, che rappresenta i querelanti contrari all’accordo fallimentare, ha dichiarato che la strategia fallimentare di J&J “non è altro che una manovra in malafede per evitare la piena responsabilità”. “Con questa sentenza – ha aggiunto -, ci avviamo senza indugio verso il processo, dove i nostri clienti avranno finalmente la possibilità di presentare i loro casi davanti a una giuria e ottenere la giustizia che meritano”.

VOTO UN PO’ TROPPO FRETTOLOSO

Stando a quanto riportato da Reuters, i voti di cui parla J&J ottenuti a favore della sua offerta, secondo il giudice che ha emanato la sentenza, sarebbero stati ottenuti con modalità non del tutto trasparenti.

J&J ha raccolto 90.000 voti, affermando di avere l’83% del sostegno dei querelanti, ma per il giudice “almeno la metà non dovrebbe essere contata” poiché “alcuni avvocati hanno votato per conto dei loro clienti senza avere la chiara autorità di farlo e altri hanno dichiarato di aver ottenuto il consenso dei loro clienti ma non hanno presentato la prova di aver parlato con loro”.

Inoltre, J&J avrebbe “affrettato inutilmente” le votazioni e gli avvocati dei querelanti hanno testimoniato di essere stati costretti a votare per conto dei clienti invece di permettere loro di votare direttamente.