Perché la legge di bilancio 2025 rappresenta un’occasione sprecata rispetto alla tutela degli animali

Combattimenti tra animali, caccia al trofeo e allevamento in gabbia: nessuno degli emendamenti che avrebbero contrastato queste pratiche è stato approvato dalla maggioranza di Governo in Parlamento.

Mag 5, 2025 - 18:00
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Perché la legge di bilancio 2025 rappresenta un’occasione sprecata rispetto alla tutela degli animali

La legge di bilancio 2025 rappresenta un’occasione sprecata rispetto alla possibilità di compiere significativi progressi nella tutela giuridica degli animali e nella conservazione dell’ambiente. Humane World for Animals, precedentemente nota come Humane Society International, aveva infatti proposto, singolarmente o in sinergia con altre organizzazioni di tutela animale, tre emendamenti che si proponevano di affrontare questioni critiche legate al benessere degli animali e alla protezione della fauna selvatica, con l’obiettivo di garantire a tutte le specie un futuro più giusto e sostenibile. Purtroppo, nessuno di questi emendamenti è stato approvato, mostrando la scarsa attenzione di cui la tutela e il benessere animale appaiono al momento godere in Parlamento.

Il contrasto ai combattimenti tra animali

Il primo emendamento si focalizzava sul contrasto ai combattimenti tra animali, un fenomeno purtroppo ancora diffuso nella penisola italiana e spesso organizzato e gestito da organizzazioni criminali coinvolte in altre attività illegali, quali traffico di droga, riciclaggio di denaro e gioco d’azzardo. Tale emendamento era stato presentato dall’On. Michela Vittoria Brambilla (Nm), presidente dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali e la tutela dell’ambiente, e prevedeva lo stanziamento di 150mila euro per la formazione specialistica del Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari dell’Arma dei carabinieri, al fine di migliorare la capacità di intervento delle forze di polizia per la repressione di tale fenomeno criminoso. Inoltre, prevedeva lo stanziamento di 350mila euro per la custodia e la riabilitazione psicofisica degli animali confiscati a seguito del loro coinvolgimento nei combattimenti. I cani e gli altri animali oggetto di queste terribili pratiche, infatti, non solo subiscono lesioni e ferite, a volte talmente gravi da provocarne la morte, ma sono sfruttati e abusati in numerosi altri modi. Ad esempio, per mezzo dell’utilizzo di sostanze dopanti per migliorarne la performance negli scontri; della riproduzione forzata; della generale detenzione incompatibile con la loro natura e dei maltrattamenti, tanto fisici, quanto psicologici.

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I cani da combattimento non solo subiscono lesioni e ferite, a volte talmente gravi da provocarne la morte, ma sono sfruttati e abusati in numerosi altri modi © Pixabay

Le misure previste dall’emendamento, con una spesa tutto sommato limitata, avrebbero consentito di rafforzare la lotta contro una pratica che infligge sofferenze inaccettabili agli animali coinvolti e minaccia il benessere sociale, fornendo alle forze di polizia una formazione avanzata finalizzata alla repressione di un fenomeno dall’elevato potenziale. Inoltre, avrebbe stanziato i fondi necessari a garantire a tutti gli animali salvati le migliori possibilità, grazie alla loro riabilitazione, di poter finalmente trovare dei privati che li accogliessero quali membri della famiglia, invece che come strumenti di perverso divertimento e arricchimento. Humane World for Animals vanta alcuni tra i massimi esperti a livello globale nel contrasto dei combattimenti tra cani e offre formazione gratuita alle forze di polizia. In Italia, da oltre tre anni, l’organizzazione si sta impegnando a portare avanti il progetto “Io non combatto”, in collaborazione con Fondazione Cave Canem, funzionale a formare tutti coloro i quali sono impegnati nella prevenzione e nella repressione di questo fenomeno criminoso, svolgere attività di ricerca e divulgazione delle sue dinamiche, sensibilizzare le nuove generazioni e intervenire in casi concreti, garantendo il recupero psicofisico degli animali coinvolti.

La lotta contro l’importazione di trofei di caccia di specie minacciate di estinzione

Il secondo emendamento proposto mirava a vietare l’importazione e l’esportazione di trofei di caccia di specie protette. Tale modifica legislativa, sostenuta da Humane World for Animals in collegamento alla propria compagna portata avanti dal 2020 in Italia e in altri Paesi europei, denominata #NotInMyWorld, rispondeva al bisogno urgente di proteggere gli animali selvatici minacciati di estinzione e, in caso di approvazione, avrebbe posto il nostro Paese in prima linea nella lotta contro la caccia al trofeo. Tra il 2013 e il 2022, l’Unione europea ha importato trofei provenienti da oltre 27mila animali appartenenti a specie protette, e l’Italia ha contribuito con 492 trofei, alcuni dei quali derivanti dall’uccisione di elefanti, leoni, ippopotami e leopardi. L’emendamento, a prima firma del vicepresidente della Camera On. Sergio Costa (M5S), prevedeva uno stanziamento di 100mila euro all’anno per la formazione specialistica delle forze di polizia per quel che concerne i controlli sul commercio internazionale di specie animali e vegetali a rischio, protette dalla Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione (Cites). Inoltre, esso prevedeva l’introduzione di un nuovo articolo alla legge n. 150 del 1992, recante la disciplina relativa all’applicazione nel nostro paese proprio della Cites, che avrebbe imposto un completo divieto di importazione, esportazione e ri-esportazione di trofei di caccia.

Tale articolo definiva i trofei di caccia come un animale intero, o una parte o un prodotto derivato di un animale appartenente alle specie protette dalla Cites, caratterizzato dalle seguenti condizioni:

  • essere grezzo, trasformato o lavorato;
  • essere stato legalmente ottenuto dal cacciatore mediante la caccia;
  • nell’ambito del trasferimento dal paese di origine, essere infine importato, esportato o ri-esportato, in Italia o dall’Italia, da o per conto del cacciatore o di terzi, per uso personale.

Questa formulazione è stata ripresa dal disegno di legge presentato in parallelo alla Camera (nuovamente dall’On. Brambilla) e al Senato (dalla Senatrice Bevilacqua – M5S), proprio in sinergia con la campagna #NotInMyWorld. L’esame di entrambi i disegni di legge, assegnati nel 2023 alle competenti commissioni parlamentari, ovvero le commissioni Giustizia rispettivamente di Camera e Senato, è ancora in attesa di iniziare.

Gli Stati Uniti legalizzano l'importazione di trofei di caccia
Cacciatore di trofei britannico in posa con un elefante ammazzato in Zimbabwe © Barcoft Media via Getty Images

L’approvazione del divieto proposto non solo avrebbe scoraggiato pratiche dannose per gli animali coinvolti, per la conservazione della specie a rischio di estinzione e per l’equilibrio degli ecosistemi, ma avrebbe determinato una contestuale promozione di alternative più sostenibili, come l’ecoturismo. Anche il Parlamento europeo, a ottobre 2022, aveva esortato la Commissione e gli Stati membri a vietare l’importazione di trofei di caccia derivati da animali appartenenti alle specie elencate nella Cites. Permane la speranza che almeno per uno dei due disegni di legge depositati inizi e, possibilmente, si concluda prima della fine della legislatura l’esame presso il Parlamento, così che l’Italia si unisca alla crescente lista di paesi che stanno imponendo differenti tipologie di divieti di importazione di trofei di caccia, tra i quali sono inclusi il Belgio, i Paesi Bassi e la Finlandia. Come più volte ricordato da Humane World for Animals, tra l’altro, laddove il Governo volesse, potrebbe facilmente adottare un atto ministeriale per fermare le importazioni di trofei di caccia, come ha fatto, ad esempio, la Francia per quanto riguarda i trofei di caccia di leone, dopo l’esplosione del caso del leone Cecil, ucciso in Zimbabwe da un cacciatore di trofei americano, dopo esser stato probabilmente attratto fuori dal parco nazionale Hwange utilizzando un’esca, per poi essere trafitto da una freccia e soffrire per circa dieci ore, prima di essere finalmente colpito a morte. Le foto del cacciatore con il corpo senza vita del leone fecero il giro del mondo, indignando l’opinione pubblica.

La battaglia per porre fine al confinamento in gabbia degli animali negli allevamenti

Il terzo emendamento presentato alla Camera alla legge di bilancio 2025 si inseriva nell’ambito dell’Iniziativa dei cittadini europei “End the Cage Age” ed era stato elaborato congiuntamente dalle associazioni facenti parte della relativa coalizione (oltre a Humane World for Animals Europe, vi rientrano numerose organizzazioni rappresentative a livello italiano, tra le quali Animal Equality Italia, Animal Law Italia, CIWF Italia, ENPA, LAV, Legambiente e LNDC Animal Protection). L’iniziativa “End the Cage Age” ha visto il supporto di quasi 1,4 milioni di firme certificate in tutta l’Unione europea. L’emendamento proponeva l’introduzione del segno distintivo “Cage-free” nell’ambito del sistema di qualità nazionale per il benessere animale, al fine di certificare i prodotti di origine animale provenienti da allevamenti che non fanno ricorso al crudele confinamento in gabbia. L’approvazione di una simile misura avrebbe fornito una prima risposta alla crescente richiesta dei consumatori di trasparenza e prodotti più etici e sostenibili, sostenendo un modello di allevamento con maggiori livelli di benessere animale. A tal fine, veniva previsto un contributo di centomila euro per tre anni, allo scopo di assicurare l’idoneità degli organismi di certificazione, ispezione, verifica e validazione, a valutare la conformità degli operatori nell’utilizzo di tale segno distintivo. Tale emendamento, pur presentato da ben quattro gruppi di opposizione, a prime firme dell’On. Sergio Costa (M5S), dell’On. Devis Dori (AVS), dell’On. Eleonora Evi (PD-IDP) e dell’On. Giulia Pastorella (AZ-PER-RE), è stato giudicato inammissibile e neanche discusso.

L’approvazione di queste tre proposte avrebbe rappresentato un chiaro segnale dell’impegno legislativo verso un reale cambiamento, cogliendo il chiaro progresso che questi temi rivestono nella sensibilità sociale. Nonostante la delusione per questa battuta d’arresto, Humane World for Animals, singolarmente, con i propri partner e nell’ambito delle coalizioni di cui fa parte, continuerà a lavorare affinché queste e altre fondamentali misure siano approvate, contribuendo a costruire un futuro in cui la dignità degli animali e la sostenibilità ambientale siano poste al centro delle politiche pubbliche.