Per la Svizzera Giorgia Meloni è la nuova Merkel in Europa?
La Neue Zürcher Zeitung di Zurigo, quotidiano fra i più prestigiosi in Europa, conservatore ma di taglio moderato, elogia la premier Meloni: è un fatto raro per l'Italia. L'articolo di Pierluigi Mennitti.

La Neue Zürcher Zeitung di Zurigo, quotidiano conservatore ma di taglio moderato, elogia la premier Meloni. Ecco perché
Potrà far storcere il naso a qualcuno, ma il ruolo che per lungo tempo in Europa è stato occupato dalla figura di Angela Merkel è oggi interpretato da Giorgia Meloni. Almeno secondo l’autorevole Neue Zürcher Zeitung (NZZ), quotidiano di area conservatrice ma centrista e moderata, che dedica un’approfondita analisi alla figura del primo ministro italiano, tratteggiando il profilo di una leader che, contro ogni previsione, si è ritagliata un ruolo sempre più centrale nello scacchiere europeo. Il prestigioso quotidiano svizzero non esita a definirla “uno dei politici più talentuosi del continente e anche uno dei più potenti”, sottolineando come la sua ascesa non sia dovuta esclusivamente alla debolezza degli altri Paesi europei e delle loro leadership, in particolare di quelle tedesca e francese. Insomma, Meloni brilla di luce propria.
Particolarmente interessante è l’analisi del percorso che ha portato la premier italiana a scrollarsi di dosso i sospetti iniziali di estremismo. “I timori che una leader post-fascista potesse minare le istituzioni italiane, perseguire un revisionismo storico su larga scala o portare il Paese lontano da Bruxelles e più vicino alla Russia di Putin non si sono concretizzati”, scrive il quotidiano elvetico, evidenziando come Meloni abbia invece scelto una via pragmatica e moderata.
Il giornale svizzero dedica ampio spazio al possibile ruolo della Meloni come ponte tra l’Europa e gli Stati Uniti di Donald Trump. La premier italiana, infatti, non ha fatto mistero della sua vicinanza all’ex presidente americano, come dimostra la sua presenza all’inaugurazione della candidatura – unica tra i leader europei – e la recente visita a Mar-a-Lago. Una vicinanza che potrebbe rivelarsi strategica per l’intero continente, considerando che la Meloni “mantiene anche alle buone relazioni all’interno dell’Unione Europea”, come sottolinea la NZZ.
Particolare attenzione viene dedicata ai successi ottenuti in materia di immigrazione, con il quotidiano che riporta dati significativi: “In Italia, il numero di migranti illegali che nel 2024 sono arrivati attraverso il Mediterraneo centrale è diminuito del 59% rispetto all’anno precedente”. Un risultato ottenuto grazie all’accordo con la Tunisia, fortemente voluto dalla premier italiana e sostenuto dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.
Il giornale evidenzia anche la stabilità politica garantita dal governo Meloni, in contrasto con le turbolenze che attraversano altri Paesi europei ed anche con una lunga tradizione italiana. “È in carica da più tempo della media dei capi di governo italiani”, mentre “la Francia ha avuto quattro capi di governo in dodici mesi e la Germania sta affrontando elezioni anticipate”, osserva la NZZ.
Qualcosa di negativo la testata svizzera riesce comunque a riportarlo, quando mette il dito sui toni concitati utilizzati negli interventi pubblici, sia quelli di partito che quelli istituzionali. La Neue Zürcher conclude infatti la sua analisi ponendo l’accento sulla duplice natura della leader italiana: “Nelle sue apparizioni, la quarantottenne Meloni appare spesso come l’attivista di un partito di opposizione: stridula, rozza e populista”. Ma sono tratti che non devono ingannare, perché “la sua politica è dominata dal pragmatismo”. Una combinazione che, unita alla sua capacità di costruire relazioni internazionali strategiche – dal rapporto con Elon Musk agli incontri con leader mondiali come Narendra Modi – sta contribuendo a ridisegnare il ruolo dell’Italia nello scenario globale.
La vera sfida, secondo la NZZ, sarà vedere come Meloni gestirà le possibili tensioni commerciali minacciate da Trump verso l’Europa, un banco di prova che potrebbe definitivamente consacrare o ridimensionare il suo ruolo di ponte tra le due sponde dell’Atlantico.