Pensioni INPS: in aumento nel 2025 la spesa pubblica
INPS: il sistema pensioni per ora regge ma serve aumentare la base contributiva favorendo l'occupazione di giovani e donne e la permanenza al lavoro.

Per continuare a garantire l’equilibrio del sistema delle pensioni INPS sul lungo periodo bisogna incrementare il numero dei lavoratori e migliorare la continuità delle posizioni lavorative. Una delle leve prioritarie su cui intervenire può essere lo stimolo alla partecipazione di donne e giovani al mercato del lavoro, entrambe categorie per le quali i tassi di partecipazioni sono in Italia molto bassi.
Lo rileva l’INPS nel corso di un’audizione davanti alla commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica.
La spesa per le pensioni INPS rispetto al PIL
Al momento, il sistema previdenziale è in equilibrio, anche a livello di proiezioni. La spesa previdenziale rispetto al PIL è in realtà in crescita: dal 15,3% del prodotto interno lordo stimato per il 2025 si porterà al 17,1% nel 2040. Si manterrà però su questi livelli per il successivo biennio e poi inizierà a ridursi portandosi al 16% nel 2050 e al 14,1% nel 2060, rimanendo stabile per il decennio successivo.
Questa flessione è riconducibile al sistema contributivo, alla stabilizzazione del rapporto fra numero di occupati e pensionati e all’esaurimento dei pensionamenti dei Baby Boomer.
L’adeguamento alle aspettative di vita
Impatta anche l’adeguamento alle speranze di vita dell’età pensionabile. L’andamento demografico fotografato dall’ISTAT è compatibile con un aumento di tre mesi dell’età pensionabile nel 2027. Ma «a tale riguardo c’è da precisare che l’incremento dei requisiti presuppone l’emanazione di un decreto direttoriale dei ministeri del Lavoro e delle Politiche sociali e dell’Economia e delle Finanze, entro il 31 dicembre 2025. Esiste quindi un margine temporale di intervento qualora il legislatore decidesse, come avvenuto in passato, di sterilizzare gli aumenti dei requisiti pensionistici».
La sostenibilità del sistema e la sfida demografica
Tornando alla sostenibilità delle pensioni INPS, l’istituto previdenziale sottolinea che da una parte non ci sono ragioni per ritenere che non sia in grado di garantire le prestazioni a cui è preposto, dall’altra è necessario restare vigili e mettere in atto politiche pubbliche adeguate ad alleviare l’impatto della transizione demografica.
Per allargare la base contributiva, le due priorità indicatore riguardano come detto al partecipazione di giovani e donne al mercato del lavoro. Nel primo caso, l’audizione mette l’accento sul potenziamento degli strumenti di conciliazione vita lavoro, come i congedi parentali e sugli incentivi alle assunzioni.
Il potenziamento delle competenze dei giovani
Questi ultimi sono da privilegiare anche per quanto riguarda invece i giovani, ma qui è anche importante ridurre il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro, attualmente amplificato dalla velocità della transizione tecnologica che incide sul divario tra mansioni e competenze, con conseguenze negative sulla produttività. Secondo i dati di Unioncamere-Excelsior, a fronte di assunzioni programmate, in un caso su due, le imprese continuano a dichiarare di non trovare i profili professionali richiesti.
Retribuzioni e potere d’acquisto
Per tutti i lavoratori, invece, bisogna lavorare sull’incremento delle retribuzioni. I dati dell’INPS mostrano un incremento degli stipendi che non compensa la perdita del potere di acquisto degli ultimi anni. Se guardiamo al 2023, il reddito medio annuo da lavoro, pari a 25.259 euro, registra un incremento del 2,9% rispetto all’anno precedente, mentre il tasso di inflazione è pari al 5,7%.
Incentivi alla permanenza nel mondo del lavoro
Infine, sul fronte dei requisiti per il pensionamento, anche senza alzare l’età pensionabile vengono visti positivamente strumenti di incentivo alla permanenza al lavoro su base volontaria come il bonus Maroni, l’innalzamento dei limiti ordinamentali e il trattenimento in servizio dei dipendenti pubblici.