Paramedici palestinesi massacrati a bruciapelo: «Colpiti in testa e al petto». Il risultato delle autopsie e i lividi sospetti ai polsi – Il video

Secondo il New York Times, le autopsie parlano di segni di esplosione e proiettili tra busto e capo. Molti cadaveri erano mutilati e irriconoscibili L'articolo Paramedici palestinesi massacrati a bruciapelo: «Colpiti in testa e al petto». Il risultato delle autopsie e i lividi sospetti ai polsi – Il video proviene da Open.

Apr 16, 2025 - 09:33
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Paramedici palestinesi massacrati a bruciapelo: «Colpiti in testa e al petto». Il risultato delle autopsie e i lividi sospetti ai polsi – Il video

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Uccisi a bruciapelo con molteplici proiettili alla testa e al petto. È il risultato delle autopsie sul corpo dei quindici soccorritori morti lo scorso 23 marzo nei dintorni di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, dopo che le forze armate israeliane hanno aperto il fuoco. A rivelarlo è il New York Times, che ha visionato i documenti prodotti dall’unità di medicina legale del Ministero della salute di Hamas. Sei uomini sono stati uccisi con colpi al petto o alla schiena, quattro in testa.

La maggior parte, scrive il Nyt, è stata colpita più volte e risultava amputata di qualche arto a causa delle esplosioni causate dalla sparatoria. I quindici corpi, quattordici paramedici e un dipendente dell’Onu, erano stati ritrovati qualche giorno dopo in una fossa comune. L’Idf avrebbe cercato di nascondere tutte le tracce distruggendo le ambulanze, un’autopompa e seppellendo il veicolo delle Nazioni Unite su cui il funzionario stava viaggiando.

La sparatoria contro i paramedici: cosa è successo

Tutti i risultati delle autopsie, condotte dal dottor Ahmad Dhair, sono state confermate da un’analisi fotografica del medico legale norvegese Arne Stray-Pedersen. Immediatamente dopo il ritrovamento dei corpi nella fossa comune, la sparatoria era diventato un caso internazionale. «Sono stati uccisi dalle forze israeliane mentre erano impegnati a cercare di salvare vite», aveva accusato il vice-segretario generale dell’Onu per gli affari umanitari Tom Fletcher.

L’Idf sosteneva di aver aperto il fuoco perché il gruppo di uomini «avanzava in maniera sospetta» e «non si era fatto riconoscere come appartenente a una missione di soccorso» perché non presentava segni di riconoscimento né luci di emergenza. Un video, girato dall’auto di uno dei soccorritori e pubblicato qualche settimana fa dal New York Times, dimostrava l’esatto contrario. Le ambulanze hanno le luci di emergenza accese, gli operatori sanitari indossano divise fluorescenti chiaramente distinguibili anche nella notte.

L’autopsia, le esplosioni e quei dubbi sui lividi ai polsi

Al momento del decesso, si legge nel documento ufficiale, i quattordici paramedici – del funzionaro Onu non è stato possibile consultare il risultato dell’esame autoptico – indossavano le uniformi ella Mezzaluna Rossa o della Protezione Civile. Molti, oltre ai segni dei proiettili, presentavano diverse ferite compatibili con schegge al petto e all’addome. È probabile che la sparatoria abbia dunque causato una o più esplosioni. Quasi tutti i cadaveri risultavano mutilati di arti o altre parti del corpo. Uno, secondo il dottor Dhair, mostrerebbe segni e lividi ai polsi. Nell’autopsia di questo elemento non viene fatto cenno.

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