Pakistan, viaggio ai confini dell’immaginazione
Borders. Parli di Pakistan e il pensiero segue la linea dei confini. Confini geografici, naturali: il passo Khyber, sui Monti Spīn Ghar, spalanca le porte sull’Afghanistan e sulla storia di questa lontana parte di mondo, dove sono passati grandi condottieri come Ciro, Dario I, Alessandro Magno, Gengis Khan e Babur, esploratori come Marco Polo, persino San Tommaso apostolo. Sono, oggi, confini porosi, superati facilmente da merci e persone, dove le culture si fondono, dove il governo centrale è più lontano. Continue reading Pakistan, viaggio ai confini dell’immaginazione at L'Agenzia di Viaggi Magazine.


Borders. Parli di Pakistan e il pensiero segue la linea dei confini. Confini geografici, naturali: il passo Khyber, sui Monti Spīn Ghar, spalanca le porte sull’Afghanistan e sulla storia di questa lontana parte di mondo, dove sono passati grandi condottieri come Ciro, Dario I, Alessandro Magno, Gengis Khan e Babur, esploratori come Marco Polo, persino San Tommaso apostolo.
Sono, oggi, confini porosi, superati facilmente da merci e persone, dove le culture si fondono, dove il governo centrale è più lontano. La valle dello Swat è invece il confine con un altro mondo, un’altra cultura, un altro tempo. Ci sono poi confini invisibili, tra il bene e il male: in fondo, l’hanno catturato lì, Osama bin Laden. E confini contestati: quelli del Kashmir, innesco dell’ennesimo conflitto con l’India.
«La cosa bella del Pakistan è che a te sembra di andare oltre un confine ideale. Arrivare fino a Peshawar è come andare oltre il confine delle tue certezze». A parlare con L’Agenzia di Viaggi Magazine è Michele Serra, amministratore delegato di Mistral Tour Internazionale, presidente di Quality Group e consigliere di Astoi, reduce da un viaggio propro in Pakistan.
Stato giovane, con una storia millenaria. Fondato dopo la divisione dell’India in base a criteri religiosi nel 1947, il suo territorio ha ospitato antiche civiltà e il suo passato è stato plasmato da ondate di diversi coloni. Fatto il Pakistan, bisogna fare i pakistani, verrebbe da dire. «Mi ha ricordato tantissimo l’Italia. Il Pakistan è in un periodo di formazione. A me fa impazzire un viaggio così perché siamo andati dentro una fase critica della storia, ne siamo stati testimoni. È stato incredibile dal punto di vista umano», ha aggiunto Serra.
POTENZIALE INESPRESSO
Nel 2010, il turismo in Pakistan fu definito da Lonely Planet come «il grande affare dei prossimi anni». Non è stato così, perché il Paese ha continuato a sostenere il terrorismo e a chiudersi in sé stesso. Ma ha un potenziale con pochi eguali, dal punto di vista geografico, etnico e culturale.
Nel 2018, la British Backpacker Society lo ha promosso migliore destinazione per viaggi avventurosi al mondo, descrivendolo come «uno dei Paesi più amichevoli della Terra, con paesaggi montuosi che vanno oltre l’immaginazione».
La rivista Forbes lo ha menzionato come uno dei «luoghi più belli» da visitare nel 2019. Il rapporto sulla competitività dei viaggi e del turismo del World Economic Forum (il roboante Wef) lo ha collocato nel primo 25% delle destinazioni mondiali con siti Patrimonio dell’Umanità Unesco, come quelli della civiltà della valle dell’Indo, tra cui Mohenjo-daro e Harappa.
E ancora Condé Nast Traveler ha classificato il Pakistan come la migliore destinazione per le vacanze del 2020 e lo ha anche dichiarato la terza destinazione d’avventura con il potenziale più alto al mondo. «Il Pakistan è stato uno dei viaggi più travolgenti tra tutti quelli che ho fatto. Non perché sia il più bello, anche se è un Paese bellissimo ma non sicuramente il più bello, non è di certo la prima scelta che io augurerei a uno che fa un viaggio di nozze, ma perché è fra i più autentici. Andare nei mercati, vedere questa gente, vedere come comunque, al di là della fama che si sono fatti, siano terribilmente calorosi e virilmente affascinanti, perché ti vengono a cercare, ci discuti, ci chiacchieri. È una delle esperienze più vere che si possa fare ancora oggi nel mondo», ha raccontato Serra.
DOVE ANDARE
«La parte più toccante, più travolgente e secondo me più unica è quella del confine con l’Afghanistan, ovvero la provincia del Khyber Pakhtunwa, dove ci sono quelli che loro chiamano i pathan, ossia gli stessi uomini che in Afghanistan si chiamano pashtun. Da un punto di vista antropologico, dell’immersione, della visita ai mercati, è stata una cosa che ci ha lasciato con il fiato sospeso per due giorni. È qualcosa che non puoi vedere in nessun’altra parte del mondo. Peshawar, la valle dello Swat, che francamente sottovalutavamo fortissimamente, sono state secondo me il fulcro assoluto di un viaggio che però ha diversi centri perché la parte indo-islamica, dei Moghul, è più verso Lahore», ha detto Serra.
«La parte più turistica del Pakistan, più interessante, che venderà di più, che oggi non c’è neanche in catalogo perché prima volevamo essere sicuri, è quella delle valli del nord, quella della Karakoram Highway, quindi il confine con la Cina, il K2, il Nanga Parbat: quello – ha spiegato – è il fulcro turistico, è la “cosa” che il Pakistan ha di più vendibile al mondo».
Luogo d’incontro tra l’Himalaya, il Karakorum e l’Hindu Kush, le zone settentrionali del Pakistan rappresentano una meta autentica per gli amanti della montagna. Delle 14 vette superiori agli 8.000 metri, cinque si trovano in Pakistan: K2 (8.611 metri), Nanga Parbat (8.126 metri), Broad Peak (8.047 metri), Gasherbrum-I (8.068 metri) e Gasherbrum-II (8.035 metri).
Secondo la Pakistan Tourism Development Corporation, in Pakistan si trovano 108 vette che superano i 7.000 metri e altrettante oltre i 6.000 metri. Questo spettacolare paesaggio è arricchito da estesi sistemi di ghiacciai, splendidi crinali, laghi leggendari, passi pittoreschi e prati d’alta quota.
«Poi c’è tutta l’archeologia, sia quella indo-greca, sia quella della civiltà della valle dell’India. Sono questi i punti che rendono il Pakistan, se messi insieme, uno dei viaggi più importanti che un viaggiatore vero possa fare. Non è un viaggio secondario: lo è come mercato, ma come interesse è sicuramente un viaggio primario», ha dichiarato Serra.
I territori del Pakistan sono stati anche la roccaforte di molte religioni. I luoghi sacri buddisti nella storica regione del Gandhara attraggono turisti da Sri Lanka, Thailandia, Giappone e molti altri Paesi. L’80% delle località di culto della religione Sikh – scrive il quotidiano locale Dawn – si trova in questo Paese, in particolare il gurdwara Nankana Sahib, il Punja Sahib e il Kartarpur Sahib: ogni anno, migliaia di fedeli sikh vi fanno visita.
Allo stesso modo, ci sono diversi templi indù, tra cui il Katas Raj a Chakwal e l’Hanuman Mandir a Karachi. La cultura sufi del Pakistan attira anche pellegrini spirituali, in particolare ai santuari di Data Ganj Baksh, Baba Farid Ganj Shakar e Lal Shahbaz Qalandar.
Dovendo scegliere, Serra non ha dubbi: «Andate a visitare le tribù dei pashtun a Peshawar, andate nella valle dello Swat. È qualcosa che non puoi vedere in nessun’altra parte del mondo. Immergiti in quella cultura e impazzisci».
Tant’è che Mistral opera in tempo di pace due tour in Pakistan: il Classico, di 10 giorni, e il Grantour, di 14 giorni. «Dall’anno prossimo – ha anticipato Serra – vorremmo aggiungere anche 4-5 giorni nelle valle di confine con la Cina, sotto il K2 e il Nanga Parbat. Vorremmo costruire il cuore del viaggio da Lahore a Peshawar e poi inserire due estensioni possibili, una al nord e una al sud. L’unica zona che francamente è off limits è il Belucistan». Oltre a parti del Kashmir, ovviamente.
SPINTA SUI TRASPORTI
C’è anche un Pakistan che guarda al futuro: nel Punjab, sono imminenti il lancio di Air Punjab, la prima compagnia aerea provinciale del Paese, e l’introduzione dei treni ad alta velocità, che promettono di trasformare il panorama dei trasporti della regione, migliorando la connettività e stimolando la crescita economica.
Il successo di questi servizi ad alta velocità potrebbe aprire la strada a un’ulteriore modernizzazione della rete ferroviaria del Paese. È stata poi autorizzata la costruzione di due nuovi aeroporti: uno a Sukkur, nella provincia del Sindh; l’altro a Muzaffarabad, nel Kashmir. Incerto, invece, il futuro del corridoio economico Cina-Pakistan (Cpec), importante progetto infrastrutturale all’interno della nuova Via della Seta.
«Il Pakistan – ha concluso Serra – è un viaggio che può essere sicuro, se fatto naturalmente con le dovute cautele, ed è davvero affascinante: non avrei mai immaginato che esistesse un posto simile, così colorato, così diverso e tutto sommato così a portata di mano».