Novelli (Lemanik): “La guerra dei dazi accelera la crisi globale”

Secondo Maurizio Novelli, gestore del fondo Lemanik Global Strategy di Lemanik, la guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti ha probabilmente raggiunto il suo apice, ma pensare a un ritorno al passato è “una pura illusione”. I mercati, osserva Novelli, oscillano con ampiezza crescente, segno di una “psicologia di consenso” che si illude di una... Leggi tutto

Mag 7, 2025 - 14:17
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Secondo Maurizio Novelli, gestore del fondo Lemanik Global Strategy di Lemanik, la guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti ha probabilmente raggiunto il suo apice, ma pensare a un ritorno al passato è “una pura illusione”. I mercati, osserva Novelli, oscillano con ampiezza crescente, segno di una “psicologia di consenso” che si illude di una transizione indolore da uno scenario all’altro. Ma il cambiamento è profondo e “irreversibile”.

Il commercio globale, così come lo abbiamo conosciuto dagli anni 2000, “si sta inesorabilmente sgretolando”, osserva Novelli. Il documento ufficiale americano *Foreign Trade Barriers*, citato dal gestore, rivela tutta la complessità delle trattative, rendendo chiaro che “la parte più difficile da risolvere è quella che riguarda la Cina e l’Europa”, mentre con altri partner come Messico, Canada e Giappone un compromesso è più a portata di mano. Tuttavia, anche un allentamento dei dazi non comporterà un ritorno allo status quo: “non verranno più rimossi completamente per molti anni”.

Un New Deal al contrario

Il vero cuore del cambiamento, secondo Novelli, è di natura strutturale. “Siamo di fronte al più importante cambiamento globale dai tempi del New Deal”, ma – avverte – “si tratta di un New Deal al contrario”. Gli Stati Uniti non hanno più margine per politiche fiscali espansive, e nemmeno l’intenzione di ridurre un debito necessario a sostenere bolle speculative. “Si cerca di contenere una crisi da debito introducendo una tassa sui consumi interni”, ossia i dazi commerciali, che colpiscono i consumatori americani ma vengono presentati come ritorsione verso paesi con pratiche scorrette.

Il problema è sistemico. “Il modello americano basato su consumi finanziati dal debito è in crisi da tempo, ma nessun governo vuole correggerlo per non assumersi la responsabilità di innescare una recessione”. Per Novelli, l’eventualità di una crisi è inevitabile, ma si preferisce cercare capri espiatori: “la Cina o l’Europa” per l’economia, la Fed per la finanza. Intanto, l’instabilità si accumula: “attualmente circa 450 banche americane sono in crisi strutturale” e il settore del credito commerciale immobiliare, insieme a quello al consumo, “è già tornato ai livelli pre-2008 per tassi di insolvenza”.

Il modello giapponese imposto al mondo

Gli Stati Uniti, continua Novelli, stanno cercando di replicare su scala globale lo schema imposto al Giappone negli anni ‘90. “Lo costrinsero a rivalutare lo yen, a delocalizzare produzione in Usa e a finanziare il debito americano tramite il carry trade”. Questo portò a stagnazione economica, debito pubblico esplosivo e una politica monetaria espansiva che, di fatto, esportava QE verso gli Stati Uniti.

Ora, osserva Novelli, “si chiede a Cina ed Europa di fare lo stesso: diventare i nuovi Giappone”. Ma l’Europa non può permettersi una stagnazione prolungata senza mettere a rischio la tenuta dell’euro, e la Cina non intende sacrificare la propria crescita interna. Eppure, “il mondo finanzia già in modo massiccio il debito Usa, ma non basta mai: se ne chiede ancora di più”.

La crisi dell’ordine globale è appena iniziata

Per Novelli, la posta in gioco è molto più alta di una semplice disputa commerciale: “È iniziata una crisi strutturale dell’attuale ordine economico mondiale”. Nessuno sembra disposto ad accettare il ruolo assegnato dagli Stati Uniti e questo rende “probabile il fallimento del tentativo americano di salvare il proprio modello economico”, con conseguenze che coinvolgeranno l’intero sistema internazionale.

La posizione dell’esperto di Lemanik è chiara: prepararsi a una fase di alta volatilità, compressione dei mercati azionari, disordine valutario e debolezza del dollaro. “Il mondo occidentale entra in questa nuova era con gli asset finanziari sui massimi e quindi estremamente vulnerabili”, afferma Novelli, che individua nei mercati emergenti – e in particolare nella Cina – le aree che potrebbero guidare la ripartenza dopo la crisi.

“L’oro continuerà il rialzo per motivi strutturali, i tassi sono destinati a scendere per contrastare la recessione, mentre i dati macroeconomici saranno sempre più manipolati per nascondere la realtà”, conclude il gestore. Ma questa realtà, secondo lui, sarà difficile da celare ancora a lungo.