Nicola Lagioia: "La letteratura è terapeutica. Indaga sui nostri lati oscuri, perciò dev’essere libera"

Lo scrittore a Napoli apre con Claudia Durastanti i “Dialoghi“ di Lucy sulla cultura "Nell’epoca dei social network, la vera attività intellettuale è nel lavoro di gruppo".

Mag 4, 2025 - 05:18
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Nicola Lagioia: "La letteratura è terapeutica. Indaga sui nostri lati oscuri, perciò dev’essere libera"

"Scusi, vado a ruota libera. Lo faccio qua l’incontro". La vivacità del pensiero di Nicola Lagioia è travolgente. Lo scrittore è protagonista, insieme alla scrittrice e traduttrice Claudia Durastanti, del primo appuntamento di Dialoghi. Cinque incontri gratuiti al via domani a Palazzo Cavalcanti, Casa della Cultura di Napoli alla presenza del sindaco Manfredi, realizzati dalla città in collaborazione con la rivista e piattaforma multimediale Lucy sulla cultura. Al centro di ognuno un tema della contemporaneità per una rassegna che riafferma il ruolo di Napoli come capitale culturale capace di ospitare il dibattito nazionale e di nutrirlo. Tra i protagonisti anche Antonella Lattanzi e Guido Vitiello, Giulia Muscatelli e Kento, Vito Mancuso e Silvia Bencivelli con Ilaria Gaspari.

Lagioia, perché Napoli?

"In Italia ci sono tre città mondo: Napoli, Roma e Palermo. Luoghi da cui nasce l’immaginario letterario, cinematografico, teatrale, musicale. E Napoli, ancora oggi, ha la capacità di creare intorno a sé immaginario".

Il primo incontro ruota attorno alle parole “tradimento“ e “fedeltà“. Che ruolo hanno nella sua vita e nella società?

"Sono parole polisemiche, hanno cioè molti significati. Faccio un esempio: cosa significa tradire un’idea? Può essere terribile se è una per cui vale la pena lottare. Al contrario, il nazionalismo esasperato è un’idea che è meglio tradire".

E la fedeltà?

"Quella a un amico, a un amante o a una persona cara è bellissima. Diverso è se significa fede cieca verso qualcosa di cui ci siamo convinti e che non viene messa alla prova. Da una parte siamo il Paese del trasformismo più continuo e inveterato. Al tempo stesso viviamo in un’epoca in cui è difficile dire: “Ho cambiato idea“".

Perché?

"Viviamo in un mondo polarizzato dove esistono solo idee estreme a cui devi aderire. Se c’è una cosa a cui sono infedele e traditore è alle idee assolute".

Come si resta culturalmente indipendenti, anche dall’ingerenza politica?

"L’indipendenza uno se la deve dare. Quando mi sono occupato del Salone del Libro, anche se avevo a che fare con la politica, da un punto di vista editoriale ho cercato di renderci indipendenti. Questo può creare frizioni, ma è la regola del gioco. Nessun cambiamento si può fare da solo o avere l’illusione di fare un’attività intellettuale in solitudine".

Come mai?

"In tempo di social tutti dicono la loro. Per me la vera attività intellettuale è lavora re in gruppo. È anche l’attività politica più alta, intesa come comunità. Quella che oggi manca e che ricostruisci solo creando laboratori, piccoli o grandi che siano. Dobbiamo reimparare a lavorare in gruppo, tradire l’idea del proprio ego".

La casa editrice spagnola Anagrama, alla luce di una gogna mediatica, ha cancellato la pubblicazione di El Odio, corrispondenza tra lo scrittore Luisgé Martín e l’infanticida José Bretón. Che ne pensa?

"Non ho seguito la vicenda e avrei dovuto leggere il libro per esprimere un giudizio. Ma sono della scuola di Oscar Wilde. Non esistono libri morali e immorali. Esistono libri buoni o cattivi. Detto questo, anche una persona che si è macchiata di crimini terribili può scriverne uno ed essere pubblicato. La letteratura è simile ai sogni. E non si possono mettere catene ai sogni. Per me la libertà espressiva è massima. Dove la letteratura va a indagare i nostri incubi, ci riconnette con la nostra parte oscura e diventa addirittura terapeutica".

Vive all’Esquilino. Come ha risposto il quartiere alla morte del Papa?

"Il 26 aprile, passeggiando per tornare a casa sono passato da Santa Maria Maggiore. Era sera e c’era un rosario cantato in piazza con molte persone perché Papa Francesco era stato appena tumulato. Sono andato un po’ più avanti e in un locale di piazza Vittorio c’era Abel Ferrara che suonava e cantava il blues. Solo all’Esquilino è possibile una cosa del genere".

Come giudica quello che è accaduto il 25 aprile alla fornaia antifascista di Ascoli?

"La cosa che dico sempre rispetto all’antifascismo è che lo sono tutti, tranne i fascisti. La nostra Costituzione è stata il frutto di un magnifico compromesso a cui parteciparono socialisti, comunisti, democristiani, liberali, cattolici. L’antifascismo dovrebbe unificarci tutti. È la base politica su cui è rinata l’Italia – ma anche l’Europa – dal suicidio della seconda guerra mondiale".

Eppure la nostalgia serpeggia...

"Chi ha nostalgie o non le rinnega non è degno né di rappresentare il Paese né di dirsi italiano. Potremmo dire la stessa cosa del comunismo. Perché questionare con il fornaio che lavora, paga le tasse ed espone uno striscione equivalente della Costituzione? Non mi risulta che abbia mai fatto un assalto alla Cgil. Quello l’hanno fatto anno fa i post fascisti. Ciò su cui dovrebbero fare accertamenti sono le loro riunioni. Perché esporre uno striscione sull’antifascismo è come esporre il tricolore".