Mutui, tassi in calo: cosa aspettarsi nel 2025
L’ultima decisione della Bce ha portato il tasso al 2,5%, un cambio di rotta che ha avuto un impatto immediato sul mercato dei mutui, in particolare su quelli a tasso variabile

Dopo un lungo periodo di politiche restrittive legate all’inflazione post-pandemica e alla crisi energetica, la Bce ha ridotto i tassi di riferimento per cinque volte consecutive. L’ultima decisione, presa il 6 marzo 2025, ha portato il tasso al 2,5%, il livello più basso dal 2022. Questo cambiamento ha avuto un effetto immediato sul mercato dei mutui, soprattutto su quelli a tasso variabile, più sensibili ai movimenti dell’Euribor.
Il quadro di aprile
Aprile 2025 si conferma un periodo favorevole per chi desidera stipulare un mutuo, con tassi ai minimi degli ultimi anni, grazie alle politiche espansive della Bce e a una rinnovata fiducia nell’economia. Tuttavia, la scelta tra tasso fisso e variabile dipende dalle preferenze personali: chi cerca maggiore stabilità opta per primo, mentre chi intende sfruttare possibili ribassi futuri potrebbe considerare il secondo.
Secondo gli ultimi dati aggiornati a marzo 2025, i tassi sui mutui in Italia registrano una significativa diminuzione rispetto ai livelli massimi toccati nel biennio 2023-2024. Per i mutui a tasso fisso, il Taeg medio varia tra il 2,35% e il 4,09% per durate comprese tra i 20 e i 30 anni, un calo rispetto al range del 2023, che era tra il 4,5% e il 5,2%. I mutui a tasso variabile, invece, si aggirano tra il 3,46% e il 5,95%, con una tendenza al ribasso, grazie anche alla riduzione degli spread offerti dalle banche. Questi numeri confermano una fase di normalizzazione, stimolata dalle politiche monetarie più espansive e dalla stabilizzazione dell’inflazione.
I motivi del calo
Per valutare appieno le attuali condizioni, è utile fare un passo indietro: tra la fine del 2022 e la metà del 2023, i tassi sui mutui avevano raggiunto livelli storicamente elevati, principalmente a causa dell’inflazione e dell’aggressivo rialzo dei tassi da parte della Bce. I mutui a tasso fisso avevano superato il 5,5%, mentre quelli variabili erano saliti oltre il 6%, costringendo molte famiglie a rinviare l’acquisto di una casa o a rinegoziare i contratti esistenti.
La riduzione graduale del costo del denaro, avviata a metà 2024, ha invertito questa tendenza. Già nel terzo trimestre del 2024, la percentuale di compravendite immobiliari finanziate con mutuo ha raggiunto il 44,1%, il valore più alto degli ultimi due anni.
Meglio il fisso o variabile?
Con tassi bassi su entrambi i fronti, la decisione tra fisso e variabile diventa cruciale.
Il primo garantisce sicurezza e rate costanti per tutta la durata del mutuo, ed è la scelta ideale per chi cerca stabilità e non vuole correre rischi legati alle fluttuazioni future. Il secondo, invece, torna a essere interessante per chi ha una maggiore tolleranza al rischio. La previsione di ulteriori tagli dei tassi da parte della Bce, con un possibile intervento a giugno 2025, potrebbe rendere questa opzione ancora più vantaggiosa. Secondo i dati di MutuiOnline, chi ha sottoscritto un mutuo variabile all’inizio del 2024 può oggi risparmiare fino a 58 euro al mese sulla rata, rispetto ai livelli di picco.
Le prospettive per il resto del 2025
Gli analisti sono cautamente ottimisti. Le previsioni sull’Euribor a 3 mesi, riferimento per i mutui variabili, indicano una riduzione progressiva fino al 2,10% entro il primo trimestre del 2026. Anche i tassi fissi potrebbero restare bassi almeno fino alla seconda metà del 2025, salvo eventi macroeconomici imprevisti.
Le banche, inoltre, stanno tornando a competere sui tassi, puntando in particolare su giovani e acquirenti della prima casa, spesso con garanzie statali o formule green pensate per incentivare scelte sostenibili.