Morti sul lavoro, Calderone: “Fatto più che in 10 anni”. Ma l’efficacia non c’è e gli ispettori sono diminuiti
In conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri la ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, ha dichiarato che sul fronte della sicurezza sul lavoro, “nell’arco degli ultimi due anni abbiamo adottato il maggior numero di interventi, sia legislativi che amministrativi, rispetto a quanto fatto nei cinque, sei, dieci anni precedenti“. Interventi come la cosiddetta […] L'articolo Morti sul lavoro, Calderone: “Fatto più che in 10 anni”. Ma l’efficacia non c’è e gli ispettori sono diminuiti proviene da Il Fatto Quotidiano.

In conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri la ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, ha dichiarato che sul fronte della sicurezza sul lavoro, “nell’arco degli ultimi due anni abbiamo adottato il maggior numero di interventi, sia legislativi che amministrativi, rispetto a quanto fatto nei cinque, sei, dieci anni precedenti“. Interventi come la cosiddetta patente a crediti nel settore dell’edilizia, rivendicata anche oggi dalla ministra che ha indicato l’obiettivo di estenderla ad altri settori. E tuttavia gli effetti sulla sicurezza non si vedono, anzi. I dati recenti e le analisi di sindacati ed esperti raccontano una storia differente. Secondo i dati Inail, nel 2024 si sono registrati 1.090 decessi per infortuni sul lavoro, in aumento del 4,7% rispetto ai 1.041 del 2023. Anche gli infortuni mortali avvenuti direttamente “sul luogo di lavoro” sono aumentati e quelli “in itinere” (durante il tragitto casa-lavoro) hanno visto un incremento del 17,2%. E quest’anno non va meglio: i primi due mesi del 2025 hanno registrato 97 morti, sei in più rispetto allo stesso periodo del 2024.
La patente a crediti – Dopo che la maggioranza aveva provato a rinviarne l’avvio, è stata introdotta il primo ottobre scorso per il settore edile dopo la strage del cantiere Esselunga a Firenze, ed è uno degli interventi chiave citati sempre dal governo. Che la difende affermando che le attività ispettive mostrano come abbia contribuito a “fare chiarezza” e ad evidenziare la necessità di essere regolari in termini di sicurezza e fisco per ottenerla. Nonostante sia potenzialmente applicabile a centinaia di migliaia di imprese edili, a quasi cinque mesi dalla sua entrata in vigore, le cifre parlano di pochi controlli rispetto alla platea potenziale: dati dell’Ispettorato nazionale del lavoro (Inl) indicano circa 8.800 aziende ispezionate in edilizia per sicurezza da novembre 2024, con un numero minimo di irregolarità rilevate in merito alla patente. Tutti virtuosi? Le critiche sottolineano che finora non si registrano decurtazioni di punti, e che il meccanismo che permette il recupero dei crediti tramite corsi di formazione e la lunga attesa per l’accertamento definitivo (come in caso di infortunio mortale che richiede la condanna della magistratura) ne riducono l’efficacia deterrente. La Cgil sostiene che gli effetti, se ci saranno e solo nell’edilizia, “si vedranno fra 2-3 anni” e che la misura è vista come parte di un sistema che lascia “mano libera alle imprese di fare quello che credono per aumentare il profitto”.
L’attività di vigilanza – Nonostante l’aumento del numero di accessi ispettivi registrati nel 2024 (+42%) e un alto tasso di irregolarità riscontrate (74% delle aziende, con un aumento del 127% delle violazioni in materia di salute e sicurezza), i sindacati di categoria e gli stessi ispettori hanno attaccato le nuove direttive per l’Inl perché, dicono, “compromettono la funzione stessa della vigilanza”. Il metodo di valutazione basato su target numerici per gli accessi brevi incentiverebbe la ricerca di “sommerso”, spesso a scapito di piccoli artigiani e commercianti, tralasciando gli accertamenti complessi su grandi aziende, appalti e subappalti, orario di lavoro e sicurezza, dove spesso si annidano i problemi più gravi. Come gli ispettori hanno più volte spiegato al Fatto, “chi ce lo fa fare di indagare poi gli appalti e i subappalti, la corretta applicazione del contratto, dell’orario di lavoro che tanto incide sulla sicurezza?”. E intanto il personale diminuisce: da 4.768 a fine 2023 a 4.585 a fine 2024. Nonostante i piani di nuove assunzioni (1.600 nel triennio 2024-2026), si segnala una scarsa attrattività del ruolo dovuta a salari e indennità ritenuti bassi a fronte delle responsabilità. L’Anmil (Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati ed Invalidi del Lavoro) definisce “insufficienti” 4.500 ispettori per vigilare su circa 5 milioni di aziende.
Il dlgs 103/2024 – Il decreto legislativo sulla “Semplificazione dei controlli sulle attività economiche”, in vigore da agosto 2024, basato sul principio di “fiducia nell’azione legittima”, è un altro intervento che ha suscitato dure polemiche, a partire da quelle sulla possibilità di sanare violazioni minori entro 20 giorni, riducendo di fatto l’efficacia delle ispezioni e incentivando comportamenti negligenti. Introdotta anche la possibilità di fornire in anticipo alle imprese da ispezionare l’elenco della documentazione necessaria, definita “assurda” dagli stessi ispettori, tanto che una circolare Inl ha dovuto poi chiarire che non si applica agli accertamenti non preavvisati. Un altro aspetto controverso è l’istituzione di un sistema volontario di certificazione del “rischio basso” da parte di organismi privati accreditati, che comporterebbe meno controlli per le aziende certificate. Francesca Re David, segretaria confederale della Cgil, lega queste norme ai tagli nella pubblica amministrazione e le definisce come “nuove norme che depotenziano i controlli”, criticando il “meccanismo premiante per chi fa le cose a norma di legge” in un sistema dove “si muore perché è stato costruito un sistema di insicurezza”. La Cgil, con un proprio quesito referendario, mira a reintrodurre la responsabilità solidale delle aziende committenti negli appalti, per responsabilizzare chi affida i lavori sui comportamenti delle imprese esecutrici.
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